Missioni Consolata - Maggio 2008

MISSIONI CONSOLATA do il moderato e filocinese Khin Nyunt, aprì un dialogo con il plauso dell’Onu, della Cina e degli stessi Stati Uniti. Incomprensibilmente, fu Aung San Suu Kyi a ritrarsi, scatenando una ridda di polemiche e defezioni all’in- terno dell’Lnd. «Non sappiamo ancora cosa l’ab- bia indotta a interrompere i colloqui con Khin Nyunt. Pensiamo che sia stata male informata dalle persone del partito che, allora, la consigliava- no» spiega Beaudee Zawmin, porta- voce del Governo di coalizione na- zionale dell’Unione birmana (Gc- nub), il governo in esilio rappresentato anche all’Onu.Male informata o no, l’interruzione delle trattative favorì l’ascesa della fazione militare pro-indiana, guidata dal du- roThan Shwe, l’attuale capo della giunta, che si premurò di epurare tut- ti i moderati, condannando lo stesso Khin Nyunt a 44 anni di carcere. La democrazia in Myanmar è quin- di irrimediabilmente perduta? No, non direi. I cambiamenti tanto auspi- cati arriveranno, questo è certo,ma solo dopo il cambio generazionale dell’attuale quartetto che comanda l’Spdc. Il dietrofront della Signora con Khin Nyunt ha solo rallentato la via verso la democrazia. Than Shwe e Maung Aye, le due figure di spicco dell’Spdc, entrambe ultrasettantenni e malate, non rimarranno ancora a lungo al potere. Nessuno, però, conosce i papabili successori: Thura Shwe, numero tre del regime, ha pochi amici all’interno del Tatmadaw,mentre Thein Sein, primoministro dal 24 ottobre 2007 e il militare più presente sui media nazionali, non è riuscito ancora a ri- tagliarsi uno spazio sufficiente per garantirsi il salto che lo porterebbe al vertice della giunta. Indispensabi- le sarà comunque l’appoggio a que- sta o quella fazione della Cina o del- l’India, le due nazioni che più hanno influenzato la politica interna del Myanmar sin dalla sua nascita. La storia insegna che i generali al potere, considerati intoccabili, sono stati spodestati da fazioni rivali che godevano dell’appoggio di Nuova Delhi (NeWin e Than Shwe) o Pechi- no (Khin Nyunt).Un dialogo con i due colossi asiatici da parte dell’Occi- dente non farebbe altro che accele- rare la ripresa del dialogo. Leaders birmani permettendo. ■ MC MAGGIO 2008 19 Bambina Burma con i tradizionali vestiti da festa. INTERVISTA CON BEAUDEE ZAWMIN S i commuove, Beaudee Zawmin, quando parla dei suoi concittadini oppressi in Birma- nia da un regime dispotico e dittatoriale. Lui, buddista cresciuto nelle scuole cattoliche di Rangoon, è uno dei pochi fortunati che, dopo essere fuggito alle pallottole dei militari, non ha mai smesso di lottare per la libertà del popolo che rappresenta. Oggi Beaudee è il volto di Aung San Suu Kyi nell’Unione Europea, l’esponente nel Vecchio Continente del governo in esilio della Birmania. Signor Zawmin, dopo l’interesse per la rivolta delle toghe arancioni, la stam- pa italiana si è già dimenticata della Birmania. Me ne sono accorto,purtroppo;eppure in Birmania si continua a soffrire.Migliaia di mo- naci sono ancora imprigionati,mezzo milione di persone accampate nei campi profughi in Thailandia e Bangladesh in condizioni pietose. All’interno l’economia è in sfacelo. Noi ab- biamo bisogno della vostra attenzione e aiuto. Oggi sembra che qualcosa si stia muovendo: oltre al rappresentante Onu, Gambari, Aung San Suu Kyi ha potuto incontrare alcuni membri della Lega nazionale per la democrazia e il dialogo con i militari sta procedendo. Sono segnali positivi che fanno sperare in un futuro più roseo per il paese. I militari sem- bra si siano finalmente accorti che il popolo non è dalla loro parte. La pressione interna- zionale sui generali ha avuto il suo effetto, ma occorre continuare a mostrare loro che il mondo non si è scordato della Birmania. È quindi tempo di abbandonare la propaganda e pensare a cose concrete. Avete già dei nomi da proporre per un eventuale governo di coalizione e per risollevare l’economia? Abbiamo già dei nomi, ma non vogliamo forzare troppo le tappe. Errori nel passato ne ha commessi anche Aung San Suu Kyi, il più evidente di tutti è il suo ostinato rifiuto di parlare con il moderato Khin Nyunt ri- trovandosi oggi a dover dialogare con un dittatore come Than Shwe. Sì, è vero. Abbiamo sbagliato e ne abbiamo pagato le conseguenze. Oggi, però, possia- mo contare su una maggiore esperienza e su un movimento più giovane, snello e più prag- matico. È per questo che Aung San Suu Kyi ha accettato di dialogare con una giunta im- presentabile come quella che oggi opprime il popolo birmano. È giunto il tempo di dare chiari segnali di speranza ai birmani. L’immagine dell’Nld tra gli stranieri che vivono in Birmania non è così idil- liaca come la si descrive in Occidente. Si teme che la corruzione e la car- riera si siano insinuati anche tra molti dei leaders del partito. Il pericolo della corruzione esiste ed è reale, ma oggi il principale obiettivo del partito è quello di raggiungere la democrazia e unirsi attorno ad Aung San Suu Kyi. Non possia- mo garantire la cristallinità e la purezza, ma sappiamo anche che non possiamo permet- terci di deludere il popolo. Per far sopravvivere la Birmania alle lotte etniche che minano la sua unità, i militari dovranno mantenere un ruolo centrale anche in un futuro gover- no democratico. Siete disposti ad accettare la presenza dei generali? L’esercito è una creazione di Aung San, l’eroe nazionale birmano e padre di Aung San Suu Kyi. Lei stessa ha sempre affermato di avere a cuore il futuro dei militari e tutti noi sappiamo che il paese ha bisogno di loro. Il problema sono i vertici che comandano le For- ze armate. Ma sono vecchi e la nuova generazione ha una visione più ampia del mondo e della democrazia. È con loro che dialogheremo e costruiremo il futuro della nazione.

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