Missioni Consolata - Maggio 2008

MISSIONI CONSOLATA di zecca, costruito e gestito dalle mis- sionarie della Consolata. La popolazione di questo sperduto angolo del mondo è prevalentemen- te musulmana,ma vi sono parecchi cristiani, di etnia makonde , fuggiti dal Mozambico fin dagli anni ‘60, quan- do in quel paese infuriava la guerri- glia contro il dominio portoghese. Un frate cappuccino olandese, di tanto in tanto si faceva 250 kmdel- l’impercorribile Kiliwa Road , tanto era estesa la sua missione, per incontrare i cristiani. Poi costruì a Kibiti, al centro del territorio affidato al suo zelomis- sionario, una cappella e una casetta destinata a ospitare una piccola co- munità di suore, che si prendessero cura della gente per troppo tempo dimenticata. Il suo sogno si è avvera- to nel 1991, due anni prima della sua morte, divorato da un tumore, quan- do quattromissionarie della Conso- lata vi si stabilirono e costruirono il dispensario. Per sei anni le religiose hanno visto il prete, un altro cappuccino, solo la domenica, quando riusciva a venire a Kibiti per celebrare l’eucaristia e in- contrare le sperdute comunità cri- stiane, finché all’inizio del 1997 è arri- vato padre Adalberto Galassi, che, es- sendo senza casa, ha ricavato uno stanzino nella sacrestia: 6 mq che fungono da camera da letto, labora- torio e da cucina, quando rincasa troppo tardi. Oltre alla cappella, il missionario ha poco da mostrarci, eccetto un palet- to infisso al suolo, poco lontano dalla chiesetta, dove sarà scavato un poz- zo per fornire acqua alla gente e al dispensario. Proprio in quel punto, al- cune settimane prima, la bacchetta del rabdomante, padre Egidio Cre- ma, venuto apposta da Iringa, si era agitata freneticamente, individuan- do una ricca vena d’acqua. A SERVIZIODEI FRATELLI Adalberto è nato nel 1941 a Calda- rola, uno storico e ridente paese nel- la Val di Chieti, affacciato sull’omoni- mo lago artificiale.Un luogo ideale per fare qualche scampagnata con i miei familiari, sempre accolti con ca- lore e simpatia dalla famiglia Galassi, ben nota nel paese e in gran parte del maceratese:mamma Rosa e papà Vincenzo, quattro giovanotti, di cui Adalberto è il secondogenito, e una zia ostetrica, che ha aiutato a venire al mondometà degli abitanti del cir- condario. Finite le scuole elementari,Adal- berto entrò nel seminario della dio- cesi di Camerino, in unmomento in cui si respirava un’atmosfera di forte entusiasmomissionario. Proprio in quegli anni Giovanni Monti entrava tra i missionari della Consolata. Poco dopo, nel 1958, lo stesso direttore del seminario,mons.Attilio Marinangeli, all’età di 45 anni, entrava nello stesso istituto e l’anno seguente raggiunge- va il Tanzania. Non c’è dubbio che l’esempio del rettore abbia contagiato anche Adal- berto. Terminati i corsi liceali, nel 1961 iniziò il noviziato tra i missionari della Consolata, continuò gli studi a Torino e venne ordinato sacerdote nel 1966 a Caldarola.Due anni dopo era inTanzania, nella diocesi di Iringa, dove il suo ex rettore era amministra- tore apostolico,ma per pochi mesi ancora, perché minato da una grave malattia che lo portò alla tomba. «Fortunato chi ti avrà come com- pagno inmissione» gli aveva detto un giorno, quando era ancora a Tori- no, un suo compagno di classe, invi- diando le sue doti pratiche, soprat- tutto in fatto di meccanica ed elet- trotecnica. Sereno e generoso, padre Adalberto nascondeva elogi e com- plimenti con un timido sorriso e una battuta di humour quasi inglese. Arrivato inTanzania con pochi ef- fetti personali e una cassetta di at- trezzi di ogni genere, fu subito richie- sto dai confratelli per un’infinità di la- voretti pratici, dove si richiedevano mani esperte. «Le radioline di tutte le missioni sono passate tra le sue dita» racconta un confratello. MC MAGGIO 2008 11 A sinistra, poster del Consorzio agrario di Macerata, per promuovere la raccolta di cereali a favore della missione di Kibiti. A destra, primi anni di missione di padre Adalberto a Iringa: battesimo in un villaggio e alle prese con un maggiolino. Distribuzione di cereali, comperati in loco con il ricavato di quelli raccolti dal Consorzio di Macerata.

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