Missioni Consolata - Febbraio 2008

frica» nel 2005.Una commissione i- stituita da Tony Blair, allora premier britannico, nel 2004 e composta da 17 «saggi», di cui 9 africani, con il compito di elaborare un piano coe- rente e globale dei reali cambia- menti che avrebbero contribuito a realizzare un’azione energica e pro- ficua per il continente africano. Questa fuga di capitali, agevolata dalla liberalizzazione,ha raggiunto proporzioni allarmanti che ammon- tano a oltre lametà del debito este- ro, secondo i dati della stessa com- missione. Secondo Christian Aid (grossa Ong britannica) la liberalizza- zione commerciale da sola è costata alla regione più di 270miliardi di dol- lari in un periodo di 20 anni. Il vero problema,dunque, sta nel fatto che i leader africani dipendono dai paesi ex coloniali e dallemultinazionali. Il peso economico e ideologico degli occidentali è ancora enorme. Occorrono governanti che sappia- no liberarsi da questi legami e pos- sano, oltre a prendere decisioni ri- gorose, avere la determinazione di attuarle. La lentezza dell’integrazio- ne e la mancanza di solidarietà, ri- flettono l’assenza di volontà, comu- ne a molti leader africani, di mettere gli interessi fondamentali del conti- nente davanti a quelli nazionali o personali, per avanzare inmodo de- cisivo verso una vera unità. La partecipazione popolare alle decisioni e alle politiche pubbliche è importante per una reale unione. Questo significa che il successo de- gli Stati Uniti d’Africa dipende dagli africani stessi,ma allora il mandato deve venire dalle popolazioni. Il do- cumento pubblicato dall’Unione a- fricana nel 2006 sembra aver com- preso tale principio e dichiara che: «L’Unione deve essere degli africani e non soltanto degli stati e dei go- verni». Ma questo, per ora, sembra essere rimasto solo nella carta. RICCHEZZADI VALORI Ma è proprio perché esistono questi problemi e sfide che l’Africa in un modo o nell’altro si deve unire.Ha molto da guadagnare.Mettere insie- me tutte le sue risorse culturali, u- mane, naturali ed economiche darà un grande impulso allo sviluppo. Le culture sono ricche di valori umani. Un incontro e dialogo di tutte le di- versità che si trovano sul continente porterebbe ad un enorme vantag- gio per tutto il mondo.Ma sembra che questo aspetto venga trascura- tomentre dovrebbe essere sfruttato per determinare, ad esempio, il siste- ma educativo dell’unione. Hanno ragione quelli che dicono che i singoli paesi d’Africa, nell’at- tuale sistema economicomondiale non hanno posto.Un’unione, in qualsiasi forma fosse realizzata, aiu- terebbe l’Africa nelle negoziazioni con gli altri blocchi economici sui mercati internazionali. È solo così che i prodotti africani avrebbero il valore che meritano.Quelli che fan- no affari lo hanno capito da tempo. Si dice che oggi l’Africa è il grande mercato dei telefonini. Infatti le compagnie di telecomunicazione cellulare coprono ormai intere re- gioni del continente.Anche le ban- che commerciali stanno aprendo fi- liali sulla base delle unioni economi- che regionali. Ci sono alcuni segnali positivi: le guerre tribali e civili all’interno degli stati africani sono diminuite e si va verso una stabilità politica, con go- verni più omeno democratici. Ma occorre del tempo e l’integrazione regionale, come base di una più grande federazione, è la risposta dei dirigenti africani riuniti alla confe- renza di Accra nel luglio scorso. For- se una risposta evasiva, visto che i raggruppamenti regionali degli stati africani non sempre funzionano così bene. ■ MC FEBBRAIO 2008 57 L’unione dei popoli africani incomincia a scuola . MISSIONI CONSOLATA * Nicholas Nyamasyo Muthoka, nato a Ma- chakos (Kenya), è studente di teologia presso il seminario teologico internazionale dei missio- nari della Consolata di Bravetta (Roma).

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=