Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2006

■ UGANDA Padre Leo mi porta a visitarne alcune e mi spiega che ognuna di esse è affidata a un laico,con l'aiuto di un catechista. Inoltre, in ogni cappella c'è una trentina di laici che fanno funzionare diversi comitati e commissioni: per la pastorale, per i giovani, per le costruzioni, per la gestione e funzionamento della vita della comunità... La maggior parte del loro lavoro missionario, quindi, si svolge nelle cappelle. Mentre percorriamo la strada principale, costeggiata da alcune botteghe e magazzini, ci fermiamo presso il rivenditore di biciclette.«È qui che, grazie agli aiuti inviatici da una Ong d'Italia, ho comperato 26 biciclette per i catechisti della parrocchia - racconta il missionario -.Abbiamo fre- ' quenti riunioni con loro, perché la nostra evangelizzazione si fonda in gran parte sul loro servizio. Per venire alle riunioni, essi dovevano fare decine di chilometri a piedi. Le biciclette hanno facilitato molto il loro lavoro. Ne sono felicissimi». Il padre vuole presentarmi il catechista del villaggio di Kyanya, ma non è nel suo appezzamento di terra.Ritorniamo sulla strada principale e lo incrociamo:con un amico ha cominciato a disboscare un terreno, perché gli abitanti del villaggio si lamentano che la chiesa è lontana. Hanno deciso,quindi,di sistemare una nuova cappella su quel terreno tra la strada principale e il villaggio. Proseguendo il nostro viaggio, ci fermiamo al dispensario di Santa Teresa, gestito da tre infermiere.Una, però,è partita per partecipare a un seminario formativo; la seconda è a casa per un lutto in famiglia;c'è ri12 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2006 ■■ ■■ ■■■■ masta Patricia Namutebe,che mi fa visitare il dispensario.Non ci sono né acqua né elettricità. EMl CHIAMARONO... «PADRE LETTO» Il dispensario di Santa Teresa può essere uno specchio della precarietà in cui versano la sanità e gli ospedali in molte zone dell'Uganda. Significativo al riguardo è un fatto capitato a padre Peter Ssewezi,che attualmente lavora con padre Leo,anche lui ugandese, già missionario per tre anni in Sudafrica e quattro in Kenya. «Un giorno - racconta - mi presentai all'ospedale della città più vicina con una donna gravemente ammalata. Ricevute le prime cure, la paziente doveva essere messa a letto; ma l'unico letto di cui disponeva l'o- /n alto, padre Leo Bagenda (primo a destra) con i catechisti di Kapeeka. A destra, padre LeoBagenda eun catechista con la sua bicicletta. Asinistra, i padri Leo ed Edward O/ali tra i due preti diocesani della parrocchia di Kijaguzo. speciale era già occupato da un anziano.Allora alcune infermiere stesero un materasso sul pavimento, vi adagiarono l'anziano e posero la donna sul letto liberato. Ne fui indignato! Non è possibile, dissi dentro di me. Uscii dall'ospedale e mi recai in un magazzino,dove sapevo che si vendevano i letti. Nel giro di un'ora ritornai con un letto nuovo di zecca. Da quel giorno sono diventato"il padre del letto" per medici e infermieri». In una parrocchia appena awiata, come Kapeeka, le costruzioni non mancano mai.Padre Leo mi fa visitare il cantiere dell'asilo.A Kapeeka esistono già due scuole elementari e una media statali, ma il livello d'inse-

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