Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2006

MISSIONI CONSOLATA gnamento è molto basso.Con la scuola materna, la parrocchia spera di portare un contributo significativo all'educazione dei più piccoli. Dopo la scuola materna, sarà la volta del dispensario e in fine si aprirà il cantiere per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale. I missionari non si aspettano di completarla prima di quattro o cinque anni:costruire la chiesa-comunità è per loro più importante che costruire la chiesa di mattoni. Da notare, poi, che la costruzione di Kapeeka, forse per la prima volta nella regione del Kenya,è affidata totalmente a missionari africani. ANZIANI: SITUAZIONE IN EVOLUZIONE Quando, 25 anni fa, spiegavo ad alcuni africani la situazione degli anziani in Canada, come alcuni di essi venissero affidati a posti specializzati per la loro cura, immancabilmente reagivano affermando che non sarebbe mai stato possibile vedere fatti del genere in Africa,dove i legami familiari sono fortissimi. Ora, visitando l'Uganda, mi rendo conto chetale situazione si sta evolvendo in maniera rapida e inquietante. La sorpresa inizia quando padre Leo mi sottopone un progetto per l'acquisto e l'equipaggiamento di un'ambulanza,destinata a trasportare gli ammalati,soprattutto gli anziani, nei due ospedali più vicini,distanti 30-40 km da Kapeeka. Più della richiesta, mi stupisce ciò che vedo con i miei occhi, quando padre Leo mi accompagna in una breve visita a quattro o cinque anziani, praticamente soli e abbandonati. «Come è possibile? Dove è andata la famiglia?» gli domando.Sono curioso. Ci fermiamo dapprima davanti a una misera capanna:tutta la parte posteriore è crollata; le travi sono divorate dalle termiti. Nel minuscolo spazio rimasto in piedi,abita un vegliardo che deve avere almeno 80 anni e si vede che è molto malato: tenta di sollevarsi per stringermi la mano, ma non ci riesce. Arriva di corsa alle mie spalle un ragazzo di 13 anni, di ritorno da scuola: è suo nipote; è tutto ciò che restava a questo vecchio. Èlui a occuparsi del nonno e a sbrigare,alla ■■ ■■■ ■■ sua età, tutte le faccende domestiche. Lo vedo uscire e,a destra della capanna attizzare il fuoco,dove bolle una pentola malandata. Non oso sollevare il coperchio! Ma dov'è il resto della famiglia? Padre Leo mi spiega che il vecchio aveva avuto alcuni figli e figlie, ma sono stati tutti uccisi durante la guerra e le violenze scoppiate dopo la caduta del regime di Idi Amin. Mentre ci rechiamo a visitare un'altra famiglia,ci fermiamo a salutare uno dei più anziani catechisti Namugongo: santuario dei martiri ugandesi (1885-1887). della parrocchia, immigrato in questa zona dai tempi dei missionari d'Africa (Padri bianchi). Nonostante la sua evidente età avanzata, cammina e si awicina alla jeep insieme alla sua sposa, tutta felice di poter salutare dei preti. CIRCA 16 FIGLI Il prossimo anziano si chiama Joseph Makuya; ha passato la vita nella polizia, fin dai tempi del colonialismo britannico; parla un eccellente inglese. Posso quindi fargli qualche domanda: il suo cervello è definitivamente in eccellente forma, malgrado i 78 anni suonati.Sua moglie (la seconda o la terza, non oso domandarglielo), molto più giovane di lui,si awicina con due sedie e s'inginocchia davanti a noi,secondo il costume di queste regioni: le donne accolgono i visitatori inginocchiandosi davanti a loro. La accompagnano tre figli, il più giovane ha 12 anni. «È vostro figlio?» domando al vecchi. «Sì, il più giovane» risponde. Di fronte alla vigoria di quest'uomo mi azzardo un'altra domanda: «A quando il prossimo?». «Paolo è l'ultimo - risponde sorridente-. Lo abbiamo battezzato col nome di Paolo perché è nato durante l'ultima venuta in Uganda di Giovanni Paolo 11».«Quanti figli avete?». «Circa 16» risponde con un sorriso ancora più largo.«Dove sono ora?». Joseph Makuya mi spiega che i giovani non vogliono più restare in campagna. Una volta in questa regione i colonizzatori britannici possedevano immense piantagioni di caffè,che davano impiego a centinaia di lavoratori.Poi il suo prezzo sempre più in ribasso,la concorrenza internazionale,con l'aggiunta di una malattia che divora e uccide le piante di caffè, hanno avuto per effetto di porre termine a quell'età dell'oro. Ora, finita la scuola secondaria e anche prima, i giovani vanno nelle città del paese in cerca di lavoro.Aggiunge che una o due volte all'anno riusciva ad andare a visitarli; ma orMC LUGLIO-AGOSTO 2006 ■ 13

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