Missioni Consolata - Gennaio 2006

l I 1 l~ DOSSIER Quello che stiamo imparando dal movimento dei movimenti è la necessità di unirsi per «cambiare il mondo senza prendere il potere». Come farlo? Creando un mondo dove fare incontri per scambiare identità e per mescolarsi , contaminarsi e conoscersi, scambiare esperienze e opportunità tra diversi che siano uniti da due sole discriminanti ferree: «no» alla guerra e «no» all'esclusione creata dal modello neoliberista. Mentre il modello alternativo deve cercare di rispondere alla filosofia del «pensare globalmente, agire localmente». nica dell'Istituto Mario Negri ci di- - mostra come a livello predittivo la diagnosi conti relativamente poco sulla prognosi (5%), a confronto con la presenza di una rete sociale che incide per il 35%sull'andamento della malattia. Pertanto, pur tenendo conto delle differenze tra i vari dipartimenti di salute mentale, risulta chiara l' importanza di contrastare il pericoloso restringimento del concetto di cura sul versante medico-biologico, mentre il resto viene declassato a contorno. La ricerca scientifica, totalment.ie in mano alle multinazionali e all'università, deve spostare l'interesse sulla formazione, fermando la deriva verso la medical izzazione. Un recente studio di Emanuela Terzina, ricercatrice presso il dipartimento di epidemiologia cli - La rivisitazione del paradigma di malattia in psichiatria deve riStorie ed esperienze torinesi QUANDO 1A PSICHIATRIA PERCORRE ALTRE STRADE Le strutture di salute mentale sono troppo spesso scollegate dalla ~anza. Ciò favorisce l'espulsione e l'indifferenza. E, nel contempo. deprime la solidarietà. Per questo, a Torino, tn1 gruppo di operatori ba tentato di agire concretamente per far cambiare l' «immagjnario collettivo» della follia. E, nonostante le inevitabili difficoltà, i risultati non sono mancati... Questa è la storia di un progetto che potremmo chiamare «O Klosko, il Cafè Neruda e altre meraviglie-. La nascita del progetto. Un bel giorno di alcuni anni fa con due amici psichiatri, Tiraferrl e Braccia, si discuteva sulla necessità di aprire nuovi sbocchi ad una psichiatria, la nostra perlomeno, In debito d'ossigeno, priva di creatività e massacrata dalla drastica riduzione delle risorse legata alla crisi del «welfare state,.. Ci dicevamo che quello a cui assistevamo era un sistema che, 20 anni dopo la chiusura dei manicomi, aveva prodotto una «trans-Istituzionalizzazione-: la creazione di queste piccole strutture •bonsai», gli ambulatori della salute mentale, sortiva come unico effetto un atteggiamento di delega rispetto alla gestione del benessere psichico. Non si era quindi riusciti ad attuare quella saldatura con la comunità locale che era negli Intenti, cosl di fatto gli ambulatori di salute mentale risultavano (e risultano tuttora) ancora troppo scollegati dalla cittadinanza, rendendo difficile il lavoro di prevenzione e di inclusione. Ne sono derivati una cronicizzazione di comportamenti passivi e richiedenti, nonché uno scollamento dal tessuto sociale, elementi che hanno favorito atteggiamenti espulsivi o di Indifferenza, perdendo due formidabili fattori spontanei di terapia: la solidarietà ed il senso di appartenenza. Quello che cl proponevamo era quindi di favorire un processo di riconoscimento e supporto allereti lnfonnali della solidarietà primaria {amici, vicini, parenti) e secondaria ( volontariato, associazionismo, etc.), favorendo la costituzione di una comunità •competente», owero in grado di attivare le proprie risorse e capacità di fronte al problemi che si trova ad affrontare, In questo caso nel campo della salute mentale. Con un gruppetto di Infermieri nel 1998 abbiamo organizzato una festa di quartiere presso la polisportiva Centrocampo di via Petrella. Al termine dell'evento, abbiamo organizzato un corso di Informazione che, nel marzo del 1999, ha portato alla nascita dell'associazione VOL.P.t. (Volontari psichiatrici Insieme). Il coordinamento tra volontari ed operatori ha permesso una serie di iniziative (uscite serali, mercati per vendere le opere prodotte al Centro diurno, soggiorni estivi), ma nel tempo alcune fortunate occasioni cl hanno ~onsentito di sviluppare un percorso più articolato, partito da queste riflessioni: 1. quando la persona colpita da malattia psichiatrica è In fase di compenso clinico, occorre dargli la possibilità di fare esperienza della e nella vita, mentre troppo spesso la malattia lo porta ad un isolamento sociale ed affettivo; 2. è necessario riattivare il sentimento dell'identità collettiva veicolandola con la riscoperta del piacere dell'aggregazione Intorno a obiettivi condivisi e di cui sentirsi tutti protagonisti; 3 . è fondamentale lavorare sul pregiudizio rispetto alla malattia mentale, favorendo la mescolanza e la prossimità che portano allo scambio di identità; 4. occorre ritrovare un ruolo sociale attraverso una vera riabilitazione che consiste, all' Interno di strutture specialistiche, nell'apprendere nuove abilità o nel recuperare quelle perse con l'Insorgere della malattia, per poterle poi trasferire all'esterno come competenze lavorative. A quel punto è nato il progetto «Caterlng,,, che recava in sé le,riflessioni sopra elencate, nell'intento di affrontare la psichiatria come lo spazio dove recuperare solidarietà, creatività e senso di appartenenza. Appariva riuscito, quindi, il tentativo di far percorrere dalla psichiatria una strada alternativa al disagio e alla sofferenza. h. GRUPPO CMEUNG OWERO JL PRANZO t SERVIITO. È nel 2001 che, grazie ad un finanziamento ottenuto mediante un bando, alcuni operatori Insieme a dei volontari Vol.p.i. decidono di allestire un progetto definito «li pranzo è servito•. Il progetto risulta cosl strutturato: 8 persone vengono affidate ad un cuoco-tutor che per due mesi lavora per affinare le capacità culinarie dei pazienti. Divisi a rotazione in camerieri e cuochi, gli 8 pazienti preparano quindi tre pasti a settimana presso il Centrodiurno, pasti al quali mediamente partecipano una ventina di persone. L' esperienza viene replicata l'anno successivo fino a quando, nel giugno 2003, si tiene la prima cena aperta all'esterno: poiché «Amnesty lntemational» sta conducendo una campagna sulla terribile situazione dei manicomi bulgari, noi proponiamo di tenere una conferenza presso il Centro diurno con un pasto Interamente preparato dal nostro gruppo Catering (8 pazienti, 2 operatori, 6 vo- ~--------------~------------------------------------------------------ 32 ■ MC GENNAIO 2006

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=