Missioni Consolata - Gennaio 2005

Andrea Pacini, direttore del Centro studi relif]iosi e donna Mare/la Caracc,olo Agnelli. le e università - afferma Czarina Wùpert, dell'Università di Berlino -. La prima generazione di immigrate tur· che indossava semplici foulard nella vita privata, di rado in pubblico. La seconda e terza generazione sembra che indossi il foulard anche a scuola, come rifiuto all'integrazione e dei valori clelia società occidentale». Attualmente sono i singoli «Stati>> (!i.ùtder) a decidere se le donne possono indossare il foulard nelle istinl - zionj pubbliche. Pare, comunque, che molti giovani siano alla ricerca del <<Vero» islam, in modo «indipendente>> dal rigido sistema dj «valori» imposto dalla tradizione. Al tempo stesso, credono nei <<Valori democratici» e perciò vivono la loro religione come «un rispetto per i diritti dell 'uomo», mentre sono critici nei confronti delle grandi organizzazioni islamiche che vorrebbero intrupparli. Alcuni studi, focalizzati sui rapporti transnazionali, raggruppano i giovani musulmani in tre categorie: coloro che desiderano essere riconosciuti e accettati in Germania come <<diversi»; gJj ultraortodossi, che sognano una rivoluzione in Turchia; quelli che cercano la possibilità di ridefinire le nom1ative in modo democratico in una società pluralista. Alcuni, infatti , sono coinvolti in partiti politici. Ma secondo i servizi segreti tedeschi, in Germania ci sono )0 mjla estremisti is lamici, di cui 4 mila a Berlino. Interessante notare come i giovani turchi non amino definirsi «tedeschi>>, ma preferiscano l'identificazione locale come «turco berlinese». Infine, un' importante ricerca af. ferma che «i giovani rurchl in Germania sono socialmente coscienti e critici della crescente discriminazione, segregazione e razzismo della società in cui vivono». FRANCIA: Il VELO... TRICOLORE Non ci sono dati sul numero di musuJmaoi in Francia; potrebbero essere) milioni o il doppio: si pensa che, quanti provengono da paesi di tradizione islamica, soprattutto norMC l gennaio 2005 pagina 60 dafricani, siano automaticamente musulmani. La maggior parte di essi è concentrata nelle periferie delle città, dove si rileva il più alto tasso di disoccupazione (20%) tra gli imn,j - grati nordafricani Malgrado l'emergere di un ceto medio tra questi immigrati, afferma il relatore Alexandre Caeiro, del Cnrs-Gsrl di Parigi, «in Francia l'i - slam continua a essere recepito come la religione dello straniero, del povero e deU'esduso», una combinazione che produce effetti molto negativi per l'integrazione dei giovani musulmani nel paese. Nell987 si formò a Lione J'Union desjemresmusulmans (Ujm). Questi giovani sono nati in Francia e conoscono poco il loro <<paese cl 'origine>>; perciò, l'essere musulmani non fa parte del loro bagaglio culturale, ma serve a definire la loro identità. Ma «mentreJ'islam dei genitori era conciliante, discreto e desideroso di in - tegrarsi. l'islarn dei fìgli non accetta compromessi ed è in rottura con i genitori e con i valori francesi>>. L'istituzionalizzazione dciJ 'islam in Francia è culminata nel2003 con la costituzione del Consiglio france - se del culto musulmano (Cfcm). Al suo intemo le voci più critiche sono proprio quelle dei giovanj, che vor - rebbero un «islam francese», piuttosto che mantenere un «islam in Francia» con il contributo offeno dai paesi d 'origine. Per rappresemare i musulmani non legati a moschee e organizzazioni sono soni anche il «Consiglio dei musulmani laici» e il «Consiglio dei musuhnani democratici». Attualmente in Francia esistono solo due scuole musulmane; ma, con l 'attuale legge sulla laicità, forse queste scuole aumenteranno. I nord africani incontrano discriminazione nel mondo del lavoro, mentre le donne che indossano il velo non hanno accesso al pubblico impiego. Tra le iniziative intraprese dai musulmani per un d ialogo tra credenti di religioni diverse, c'è da segnalare il ciclo di conferenze organizzato alla moschea Addo'wa di Parigi: il carisma del direttore, l'algerino Larhj Kcchat, indipendente dai paesi musulmani e dallo stato francese, attira moltissime persone. Però, vari atti di antisemitismo, perpetuati da giovani di origine nordafricana, lanciano segnali inquietanti. «Nonostante gli elogi alla comunità islamica globale, i musulmani di Francia non si sono impegnati nella politica internazionale, eccetto che in manifestazioni occasionali a favore de· ~alcstinesi e contro la guerra in Af anistan e in Iraq». N 200} , invece, i giovani musu1mani sono stati molto presenti nei movimenti contro la globalizzazione e hanno partecipato attivamente, nel novembre 200), a1l'Europea11 Social Forum di Parigi. Interessante è, infiDe, rilevare che il dibattuto a/faire dufoulard è nuovamente espfoso nel2003; ma, mentre i leader.r istituzionali musuLnani discutevano sul da farsi, due ragazzine di 17 anni, con l'ajuro di una giovane espena in internet, riuscirono a organizzare in tempi brevissimi una manifestazione a Parigi: più di 6 mila persone parteciparono a tale manifestazione, costellata di bandiere francesi ed europee: tantissime ragazze avevano indosso il foulard con i colori della bandiera francese. * In base al Dossierstatistico 2004, grazie alla massiccia immigrazione dai paesi dell'Europa dell'est, gli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia, all'inizio del2004, sono 2.193.999: 723.188 sono musulmani (33%); 1.085.222 (49,5%) sono cristiani (ortodossi, cattolici, protestanti); oggi la seconda religione in Italia è quella ortodossa.

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