Missioni Consolata - Gennaio 2005

! gi~V~fll, q~es_ti ~<?O'J.9~9iu!t ....... ~$· · ···· ................... ~,-· ..... .......................... . GENERAZIONE X+ N I giovani di oggi si trovano a vivere in una società sconvolta e sconvolgente. Con la tecnologia che avanza velocissim~, uno stile di vita consumistico fino al patologico, una scuola inadeguata (ed ora anche riformata dai «pof))), un futuro lavorativo sempre più precarie. Il «disagio>> è Loro o di altri? di Marco Bertone, pedagogista I GIOVANI DELLE STATISTICHE Ogni volta che qualcuno si accinge a parlare dei «giovani»corre il ri - schio del~ generalizzazione. La difficoltà del tema è insita anche nella banalità deUe nestre indagini da «adulti»: il linguaggio, le mode, i valori sono i ritornelli delle ricerche, le quali cercano, come sempre, una validazione statistica e numerica ai comportamenti. Recentement~, sulle pagine di un importante quotidiano nazion~le (1), Elena Loewenthaldenundava la discrepanza tra la realtà che si evince daUe ricerche e dalle interviste ai giovani e i comportamenti agiti. Esiste, in altre parole, uno scarto fra le ricerche fatte dai sociologi e dagli psicologi e la re~ttà. Il problema sembra essere nell'fncasellamento in una categoria. Eppure, malgrado tutto, alcuni comportamenti sono sotto gli occhi di tutti: i ra,gatzi elaborano una cultura loro, sfaccettata, interessante, a tratti incomprensibile. Già alcuni anni orsono, Franco Horis (2), parlando di animazione con una particolare fascia di~ (gli adolescenti), ci imponeva di riflettere sul fatto che i comportamenti dei ragazzi S{)no leggibili in diverse ottiche: • un'ottica basata sugli effetti (i comportamenti agiti) • un'ottica basata sulle caratteristfcbe «eterne» degli ado(escenti, da sempre individuate da -pskoJogj e studiosi. Ad esse, Floris contrapponeva La possibilità di interpretare i comportamenti dei ragazzi come se fossero esploratori della società e detla cultura. In fondo, non è così? I ~agazzi sono semp:re stati i primi a costruire un senso, o più sensi, rispetto alle sollecitazioni del mondo. Fa.cciamo degli esempi: la situazione di insicurezza sociale post-11 settembre e derivante anche da situazioni sociali nuove (come la precarizzazione del lavoro) sembrano condurre molti giovani a desiderare più il «posto fisso» che nen La carriera, come si eyjnce dalle ricerche. Ma potremmo prendere anche altri esempi: il Linguaggi_ o., ruso della tecnologi~, le relazioni con _gli adulti ed i pari, le differenze fra maschi e femmine, l'infl.uenzà dei mass-flledia... Le questioni sulle quali ci siamo interrogati soM: • Cosa accadrà, nella società, dopo la frantiJnfazione del secolo breve, (che invece non è-mai sembrato cosi lungo), nella sua fase di transizione? • Come si costruiscono Le identità individuali éiopo la fine del lavoro fisso? • Come si rapportano Le persone con H tempo, con il presente più che con il futuro? • La tecnologia è più libertà o pìù spettacolo? • Quat~ è il percorso che pensiamo per le aggregazioni comunitarie e sociali? IL CONTESTO DELLA SOCIETÀ ITAUANA Cambia La conoscenza e come la allestiame, cosi come- cambia il nostro modo di vedere le relazioni umane. Siamo sempre più a contatto cen altri modi di pensare, con altre persohe e con altri modelli culturali. Cambia il nostro rapporto con la tecnologia1 sempre più presente al punto cfre le nostre conoscenze psicologiche, sociologiche, Lavorative non hanno ancora La possibilità di indagare quanto essa incida sulla nostra vfta profonda. La comunicazione non è solo informazione, ma costruzione ~i reti di rapporti complessi (3). Tutte queste domande si Legano all'eterno e in parte sterile chiedersi: «Chi son-o i giovani?» e di solito questa domanda non viene mai posta ai giovani stessi, come se essi fossero tutti uguali o tutti diversi, mai se stessi, sempre oggetto di elucubrazioni «adulte» e quindi lontane. UNGUAGGI ESTRUMENTI DEU'«CPOCA VELOCE» Vediamo q~esti aspetti, se possibile, come indicatori di uno stato di concentrazione di atteggiamenti, di ambiguit_à, anche di disagio giovanile ma, soprattutto, di vitalità. I linguaggi sono continuamente rimescolati e cambiati, travalicano La capacità di fissarne grammatiche. Non sono forse respressione di un mondo che propone ai giovani e agli adulti di essere sempre più veloci, di affrontare una maSsa di stimoli culturali non omogenei? In fondo, i Linguaggi gergali giovanili sono sempre esistiti, si dirà, perché sono sempre stati un modo di appropriarsi del mondo in modo che gli «adulti» non capissero. Ma questo è essenzialmente un "Segnale della .9rande capacità dei ragazzi di essere reattivi, e di costruire significati, in quanto un linguaggio nuovo o t rasformato è sintomo di vitalità creatrice (4). Ma che caratteristiche assume il Linguaggio che sentiamo Dossier MC l gennaio 2005 pagina 27

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