Missioni Consolata - Dicembre 2021

53 dicembre 2021 MC settimanale permetta al singolo lavoratore e ai suoi familiari di far fronte ai bisogni di base indi- viduati in cibo, alloggio, vestia- rio, sanità, energia, trasporti, istruzione . Un conteggio sicura- mente non facile perché, oltre alla composizione del nucleo fa- miliare, la vivibilità del salario di- pende anche dal tipo di clima in cui si vive, dal livello degli affitti, dalla quantità di servizi gratuiti offerti dallo stato. Tuttavia, al- cune organizzazioni, fra cui la Clean clothes campaign , rap- presentata in Italia dalla «Cam- pagna abiti puliti», stanno met- tendo a punto dei metodi di cal- colo di salario vivibile che, pur nella loro parzialità, offrono buoni livelli di affidabilità. Per l’Italia i calcoli sono ancora in corso, ma si profilano cifre ben al di sopra degli attuali mi- nimi contrattuali, almeno in al- cuni settori. Del resto i contratti non sono il frutto di ciò che è giusto, ma di ciò che è possibile in base alla forza di cui si di- spone. E in un momento in cui la forza sindacale è in calo a causa di alti tassi di disoccupazione e di una legislazione accomo- dante per le imprese, sarebbe estremamente utile per i sinda- cati poter contare su un salario minimo legale fissato secondo criteri di vivibilità. Non tutti, però, la pensano così, e anzi c’è chi interpreta l’intervento del le- gislatore come un’indebita in- tromissione in un ambito di esclusiva competenza sinda- cale. E forse hanno ragione, ma nella storia bisogna anche sa- per rivedere le proprie strategie in base al mutare dei rapporti di forza: dove non possono la mo- rale e l’etica, sono i fallimenti a indicare la strada più giusta da intraprendere. Francesco Gesualdi (1) Questo articolo va ad aggiornare «Per un salario dignitoso (nell’era della disoccupazione)», pubblicato su MC a novembre 2019 e reperi- bile sul sito della rivista o nel vo- lume in Pdf del 2019, scaricabile dallo stesso sito. (2) Sui riders si legga «Il capitali- smo delle piattaforme digitali», MC, luglio 2020. rittura sotto la soglia della po- vertà assoluta. Valgano come esempio Haiti o il Burkina Faso dove esso si trova a meno di 50 centesimi di euro l’ora. E non va certo meglio in alcuni paesi dell’Unione europea, come la Romania dove è fissato a 2,8 euro l’ora o la Bulgaria dove si trova a 2 euro l’ora. Per contro in Germania è fissato a 9,50 euro l’ora, mentre in Lussem- burgo varia dai 9,50 euro per gli apprendisti ai 15,27 per gli spe- cializzati. Il punto è che il salario minimo non è un elemento neu- tro: a seconda di dove viene po- sizionato avvantaggia i lavora- tori o le imprese, riduce le disu- guaglianze o le acuisce, colma le lacune sociali o le aggrava. E poiché anche nelle democrazie, il potere è detenuto dalle classi agiate piuttosto che da quelle umili, difficilmente il salario mi- nimo è definito secondo criteri di dignità e rispetto. Piuttosto è concepito come strumento di contenimento dell’esaspera- zione sociale. Prova ne sia che anche nell’Unione europea l’o- rientamento dominante è di fis- sarlo al 60% del salario mediano nazionale che è la linea di con- fine del lavoro in povertà. L’alternativa è prendere sul se- rio l’articolo 36 della Costitu- zione italiana che recita: «Il la- voratore ha diritto ad una retri- buzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad as- sicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». Affermazione che fa il paio con l’articolo 23 della Dichiarazione universale dei Diritti umani , se- condo il quale il lavoratore «ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assi- curi a lui stesso e alla sua fami- glia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di pro- tezione sociale». IL SALARIO «VIVIBILE» È proprio a partire da questi principi che sta avanzando l’i- dea di un salario minimo inteso come salario vivibile. Un salario, cioè, che con 40 ore di lavoro tributiva colpisca soprattutto le donne. Se moltiplichiamo la paga oraria per le ore lavorate, otteniamo i compensi mensili e annuali che ci danno un’idea più compiuta delle disponibilità monetarie dei lavoratori e quindi della loro condizione economica. Ed è proprio il reddito annuale il pa- rametro utilizzato per stabilire chi sono i lavoratori poveri, ri- correndo ancora una volta al confronto, piuttosto che ai con- cetti assoluti. Il valore preso a ri- ferimento è il reddito familiare mediano che, in Italia, corri- sponde a 25mila euro . Per con- venzione, si definisce lavoratore povero chiunque guadagni meno del 60% di tale importo, ossia meno di 15mila euro l’anno. Quanti siano con esat- tezza è difficile dirlo. Secondo il Cnel (anno 2018) sono 5 milioni e 247mila, il 31% di tutti gli occu- pati. COSTITUZIONE ITALIANA E DICHIARAZIONE Ora, però, il gioco al ribasso si sta mostrando pericoloso per il sistema stesso, e la politica, da sempre al servizio dell’econo- mia, sta cercando un exit stra- tegy . Ed ecco il salario minimo come via d’uscita, che però è vera soluzione solo se rispetta certi criteri. Altrimenti si tra- sforma in farsa come succede in molti paesi dove è fissato addi- Lavoratori | Salari | Imprese | Globalizzazione R MC © Brian Odwar - Pixabay

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