Missioni Consolata - Dicembre 2021

Qui: scrutando la riva, foresta e una casa di riberinhos . * * 18 dicembre 2021 MC ARRIVO A MANAUS Siamo poi arrivate a Manaus, la capitale bollente dell’Amazzonia. Una città costruita a fine Otto- cento durante il florido commer- cio della gomma che mise in piedi un vero e proprio sistema schiavista, dove torture e mi- nacce nei confronti degli indi- geni erano all’ordine del giorno. La ricchezza sociale di questa città è straordinaria: dal centro alle sue periferie ribollono inizia- tive di riscatto sociale come il percorso per disabili (la strada per bambini speciali) nella barac- copoli di Petropolis. Ci sono slanci di creatività come quella di Rò, un giovane che stampa le fo- glie degli alberi sulle magliette per ricordare a tutti la loro somi- glianza e parentela con la na- tura. Le lavoratrici sfruttate dalle multinazionali nella zona franca di Manaus sviluppano riflessioni sul senso della vita. Queste sfumature umane si in- tersecano con le traiettorie so- ciali dei rifugiati venezuelani che vendono acqua alle macchine ferme ai semafori, spremono arance agli angoli delle strade, dimenticandosi i propri titoli di studio e vivendo nelle aiuole ac- campati su materassi di cartone o in stanze sovraffollate. Si incro- ciano anche con le proteste delle comunità indigene che hanno dovuto lasciare la foresta e sono relegate ai margini della città e che lottano per il riscatto della propria storia e dei propri diritti. Nel libro riporto anche alcune te- stimonianze raccolte a Torino di ritorno dal viaggio: quella dell’in- digena Célia Xakriabá, 30 anni, professoressa, attivista e una delle coordinatrici del Articu- lação dos Povos Indígenas (Apib), arrivata in Italia con una delegazione di indigeni brasiliani per denunciare gli abusi del pre- sidente Jair Bolsonaro contro le comunità. Quella di padre Josiah K’Okal, missionario della Conso- lata che ha vissuto per anni a contatto col popolo indigeno Warao del Venezuela, e quella di Carlo Zacquini, uno straordinario fratello della Consolata che ha dedicato la sua vita agli indigeni Yanomami e di conseguenza alla protezione della foresta. Amarilli Varesio AMAZZONIA © Amarilli Varesio J oão Paulo Lima Barreto è un indigeno di etnia tukano, antro- pologo, ideatore e coordinatore del Centro di Medicina Indi- gena Bahserikowi’i, collocato nel centro storico di Manaus. Ha i capelli neri e una pacatezza perenne nello sguardo. Il Centro è stato aperto nel giugno 2017. Nel primo mese ha ricevuto più di 1.200 persone per i trattamenti con i Kumuã (o anche cono- sciuti come pajés , specialisti). Gli specialisti presenti al Centro sono di etnia tukano, desano e tuyuka. I loro trattamenti sono ri- volti a curare dolori emozionali, muscolari, ferite, mal di testa, gastriti, calcoli nei reni; vengono somministrati attraverso i bah- sese (benedizioni) e sono affiancati da rimedi prodotti dagli indi- geni di etnia apurinã e da rigide raccomandazioni, come astenersi dal mangiare certi alimenti o da attività sessuali. « A ll’inizio, la maggior parte delle persone si aspettavano di vedere il guaritore in una capanna, con le piume in testa e le collane di semi al collo; si aspettavano che guarisse tutto e subito, come per magia. Arrivavano con l’imma- ginario creato dai media, dal folclore e dalla ricerca. Quando sco- privano che il pajé indossava bermuda e camicia e riceveva in una casa storica, uguale alle altre della via, rimanevano delusi e smettevano di venire», racconta João. La sua intenzione è che le persone possano conoscere altre forme di trattamento a partire dai saperi dei popoli originari, visto che fino ad adesso le terapie indigene sono sempre state considerate pratiche religiose o forme di stregoneria. Invece, secondo il pensiero tukano, ogni problema psicologico corrisponde a un disordine nelle aree vitali di una persona: il lavoro, la vita familiare, la salute, la vita comunitaria. È necessario sostenere queste aree con le benedizioni degli spe- cialisti. «A differenza della medicina occidentale, quella indigena serve più come prevenzione che come trattamento. Io suggerisco di imparare ad anticipare la malattia, ascoltando e conoscendo meglio il proprio corpo». A.V. Manaus, centro storico Medicina indigena

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=