Missioni Consolata - Ottobre 2021

pone. Anche lì, a Kobe, una cop- pia di missionari la aiutò, e final- mente giunse nella città portuale cinese di Tientsin, dove fu ac- colta in una missione ben struttu- rata. Jeannie Lawson era cono- sciuta, e si sapeva che lavorava nello Shanxi, una provincia mon- tagnosa e selvaggia a Nord Ovest di Pechino. I missionari del Tientsin mission center la affida- rono al signor Lu, un uomo d’af- fari che stava partendo per quella terra. Anche quello sa- rebbe stato un viaggio lungo e faticoso. Presero il treno per un lungo tratto e poi un autobus. Arrivarono a Zézhou dopo un mese e Gladys fu accolta da due anziane missionarie che le indi- carono dove abitava Jeannie, a Yangcheng, ad alcuni giorni di viaggio. Non c’erano strade, e l’unico mezzo per arrivarci era a dorso di mulo. JEANNIE LA MISSIONARIA L’incontro con Jeannie Lawson non fu caloroso. La missionaria scozzese era una donna brusca e, dopo 50 anni di servizio in Cina, non era facile da trattare per una giovane appena arrivata. In città non c’erano altri cristiani, e loro erano chiamate «diavoli stranieri»: i bam- bini scappavano e gli adulti tiravano loro del fango. La regione era costante- mente percorsa da mulat- tieri che con i loro muli tra- paese. Non aveva mai viaggiato all’estero, non era mai stata su un traghetto, né su un treno a lunga percorrenza. «Non ho mai chiesto il permesso ai miei genitori. Ho detto loro che sarei partita. Erano i miei soldi ed era la mia vita. E pen- savo che stavo facendo quello che Dio voleva che facessi. Quindi, anche se non capirono, essi accettarono e mi lasciarono andare», avrebbe raccontato. La sua determinazione, e forse una dose di sana sprovvedu- tezza, la aiutarono, ma la spinta fondamentale fu la fede in quello che credeva fermamente Dio le avesse chiesto: andare a parlare di Cristo ai cinesi. In quell’epoca, una giovane donna (aveva 28 anni) non viag- giava da sola. La guerra, seb- bene non dichiarata, c’era ec- come, e la corsa del treno fu in- terrotta nella città siberiana di Č ita. Gladys rischiò di morire di freddo in Siberia, poi di essere trattenuta in Unione Sovietica. Ma fortunosamente qualcuno la salvò e, pure senza un soldo, da Vladivostok - dove era stata de- viata a causa del conflitto - prese una nave che la portò in Giap- sportavano le merci tra le città e i villaggi fortificati sulle colline. Jeannie ebbe un’intuizione: «Se apriamo una locanda per mulat- tieri, diamo loro alloggio e un pa- sto caldo, potremo anche intrat- tenerli con delle storie - cosa che di solito amano - e racconte- remo le storie di Cristo. I com- mercianti, poi, viaggiando porte- ranno questi racconti nell’intera provincia». Fu così che nacque la «Locanda delle otto felicità», sembra in rife- rimento alle otto virtù confu- ciane, ma anche alle beatitudini del Vangelo di Matteo. Gladys aveva il compito di piazzarsi sul percorso dei muli in arrivo in città, e di tirare nel cortile della casa il primo della fila, in modo che gli altri seguissero. Era que- sta la maniera di procurarsi i clienti. Jeannie dava la zuppa ai mulattieri e intanto raccontava passi del Vangelo, mentre Gladys badava ai muli. «Sebbene Jeannie non mi abbia mai insegnato a mangiare il cibo cinese con le bacchette, o qual- cosa sui costumi locali, e nep- pure mi abbia mai dato un consi- glio su come imparare la lingua, [da lei] imparai come pregare e guadagnare le anime delle per- sone per il mio Signore», avrebbe scritto poi Gladys. DUBBI E SEGNI Un anno dopo il suo arrivo, Jean- nie morì. Gladys si ritrovò sola, arrivata da poco e, per di più, A MC 53 MC Fede | Missione | Guerra sino-giapponese | Orfani | Taiwan © cjvlang com © cjvlang.com

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