Missioni Consolata - Ottobre 2021

29 ottobre 2021 MC stato realizzato. Era stato detto che l’obiettivo era stroncare il terrorismo, introdurre la demo- crazia e garantire i diritti delle donne. Ma il terrorismo ha conti- nuato a colpire, mentre il paese è stato di nuovo consegnato nelle mani di coloro che si era detto di voler combattere per- ché nemici della democrazia e delle donne. Il punto è che le guerre sono odiose per tutti, non solo per le popolazioni che le subiscono, ma anche per quelle dei paesi che le scatenano e ogni volta i potenti debbono farle digerire ai propri cittadini. Non di rado la strategia prescelta è il ricorso a motivazioni nobili che, con il tempo, però, si dimostrano fake news. Per questo i cittadini più critici non si fidano più delle no- tizie che ricevono e in occa- sione di ogni conflitto conti- nuano a chiedersi se sia stata raccontata la verità o delle frot- tole. Un metodo infallibile per uscire dal dilemma non esiste, ma l’assunzione di un supple- mento di informazioni è di fon- damentale importanza, stando attenti ad approfondire almeno tre aspetti: gli antefatti, il conte- sto geopolitico, la realtà econo- mica. Anche se va da sé che, sullo sfondo di ogni guerra, c’è sempre l’interesse per la ven- dita di armi da parte dell’indu- stria bellica. 1979-1989: I RUSSI E I MUJHAIDIN L’anno da cui conviene partire è il 1979, quando l’Unione Sovie- tica, a quel tempo nazione con- finante, invase l’Afghanistan per sostenere un governo comuni- sta intenzionato, fra l’altro, a im- primere una svolta laica al paese. Ma l’invasione provocò l’opposizione armata da parte di una molteplicità di gruppi locali, tutti genericamente definiti mujahidin («combattenti»), in realtà tutti diversi l’uno dall’altro per etnia, appartenenza reli- giosa, impostazione politica. In effetti, l’Afghanistan è una realtà complessa formata da una quindicina di etnie, in parti- colare Pashtun, Tajik, Uzbek, Hazara. E benché tutte siano di fede islamica, hanno modi di- versi d’interpretare la tradizione e i testi sacri. Disastro Afghanistan, un istruttivo fallimento Prima una guerra assurda, cruenta e costosa, poi vent’anni di occupazione. Oggi, nel paese asiatico, siamo di nuovo al punto di partenza: i Talebani al potere. Con le stesse barbe e le stesse idee. di Francesco Gesualdi PRIMA LA CONOSCIAMO, PRIMA LA CAMBIAMO MC R E la chiamano economia A d agosto, l’Afghanistan è tornato alla ribalta della cronaca mondiale per la decisione degli Stati Uniti e dei loro alleati di ab- bandonare repentinamente il paese. Ritiro che ha coinciso con la ripresa del potere da parte dei Talebani ( Taliban ), la stessa formazione politica che governava nel 2001 quando gli americani invasero il paese asiatico. Invasione che poi si tra- sformò in un’occupazione du- rata venti anni, con la collabora- zione di vari altri eserciti dell’al- leanza Nato, compreso quello italiano. La guerra in Afghanistan ha sor- preso l’opinione pubblica mon- diale due volte: quando è ini- ziata e quando è finita: all’inizio perché non se ne capivano le ragioni; alla fine perché niente di quanto era stato dichiarato è © Amber Clay - Pixabay

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