Missioni Consolata - Giugno 2021

4 chiacchiere con ... sto la luce nel 1832, erano per me soprattutto la testimonianza del mio cammino interiore e di come la fede fosse stata la fonte della mia resilienza. Non volevo vendicarmi di nessuno o deni- grare qualcuno, ma certo deside- ravo raccontare semplicemente la verità di quanto avevo vissuto, anche non proprio tutto. Il libro è stato accolto con grande favore, oltre ogni mia aspettativa, soprat- tutto per l’attenzione e la corret- tezza che avevo avuto nel giudi- care i miei stessi carcerieri e per la nitidezza dell’ambientazione, lontanissima dal vaporoso senti- mentalismo allora di gran moda quando si trattavano questi argo- menti. Ma ti aspettavi che diven- tasse quasi la bandiera del patriottismo, prima in Italia e poi anche in altre nazioni? Il libro ha avuto in Europa parec- chie ristampe e numerose tradu- zioni, suscitando ovunque sim- patie e appoggi nei confronti del Risorgimento italiano e una ge- nerale ripulsa contro le potenze straniere che occupavano il no- stro paese. Di ciò ben si è ac- corto il Cancelliere della Corte di Vienna, Klemens von Metternich, che invano ha tentato più volte di confutare la mia testimonianza vissuta in carcere e di far met- tere all’Indice il mio libro. Certa- mente non hanno avuto torto co- loro che hanno detto che esso aveva danneggiato l’Austria più di una battaglia perduta. Con i tuoi scritti e con il tuo atteggiamento ti sei però ti- rato addosso le diffidenze dei cattolici reazionari e dei liberali più accesi. In molti il patriottismo andava di pari passo con massoneria e an- ticlericalismo, cose che ovvia- mente non trovavano in me. I li- berali poi si sono sentiti anche più maldisposti verso di me quando sono diventato amico e poi segretario dei marchesi di Barolo, che avevano fama di rea- zionari. Io però ho continuato la mia attività di scrittore e nel 1837 ho pubblicato due volumi di «Poesie inedite», sette cantiche e molte liriche, per lo più di argo- mento religioso; in quel periodo ho anche iniziato a scrivere, senza condurla mai a termine, la mia autobiografia. Perché con i marchesi di Barolo? Tornato in libertà, sono stato ac- Ad amare l’umanità, è d’uopo saper mirare, senza scandalezzarsi, le sue debolezze, i suoi vizi. " © Wikipedia 74 giugno 2021 MC colto dalla mia famiglia, ma non riuscivo a trovare un lavoro sta- bile e dignitoso. A un certo punto ho ricevuto l’offerta di an- dare a Parigi come istitutore del figlio del re Luigi Filippo, ma mi dispiaceva tantissimo lasciare i miei genitori proprio quando avevano più bisogno di me. Sa- putolo, la marchesa e il marito, di comune accordo, mi hanno of- ferto l’impegno di bibliotecario. Ho accettato con gioia. Con loro avevo una forte amicizia, la mar- chesa era stata una delle prime persone a congratularsi con me dopo la lettura de «Le mie pri- gioni», e condividevamo lo stesso spirito di fede e di impe- gno sociale per i più poveri. Per me erano «anime rare, sempre occupate di vera carità e di Dio». I marchesi sono stati i fondatori delle Suore di sant’Anna, ancora oggi ben attive a Torino, e hanno avuto una attenzione particolare per l’assistenza alle carcerate e per il miglioramento delle loro condizioni di vita. Hanno pro- mosso le scuole per i più poveri, aiutato i malati (durante il colera del 1835, il marchese stesso ne è stato contagiato) e dato soste- gno economico a tante attività caritative e alla costruzione di chiese. Nel 1851 Silvio Pellico e Giu- lia Colbert Faletti entrarono nel laicato francescano come terziari. Pellico si spense il 31 gennaio 1854. Le sue spoglie riposano nel Cimitero monumentale di Torino, fondato proprio dai marchesi di Barolo. Don Mario Bandera © Wikipedia

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