Missioni Consolata - Giugno 2021

ssier All’inizio c’era stata una concentrazione nella zona del Kwa Zulu Natal e Mpumalanga, dove poi era nata l’odierna diocesi di Dundee. In se- guito erano venute le aperture nelle arcidiocesi di Pretoria (1995) e Johannesburg (2004). Sono stati passaggi da una sola diocesi a varie diocesi, da zone prevalentemente rurali ad aree urbane. Le novità più rilevanti negli ultimi quindici anni furono l’apertura del seminario teologico di Mer- rivale (2008) e l’apertura di una comunità nello Swaziland/Eswatini (2016), con il vescovo, mon- signor José Luis Ponce de León (già dal 2013). Mi sembrano, ancora oggi, due segni di vitalità e di coraggio: l’impegno «ad gentes» in Eswatini, e l’impegno nella formazione di missionari per il mondo. La decisione di aprire un seminario teologico in- ternazionale e interculturale fu un dono per la nostra piccola delegazione, non solo per contri- buire a formare missionari per l’Istituto, ma anche perché la presenza di seminaristi missio- nari, dà un volto giovanile e dinamico al nostro gruppo. I seminaristi infatti trascorrono dei pe- riodi di servizio nelle varie parrocchie portando una testimonianza dell’universalità della Chiesa. In dodici anni, il seminario di Merrivale ha «pro- dotto» diciassette sacerdoti missionari, che ora servono in dieci paesi di quattro continenti, ognuno portando qualche impronta di quanto ri- cevuto dalla società e Chiesa sudafricana. Negli ultimi vent’anni il nostro gruppo di missio- nari della Consolata ha cambiato visibilmente composizione sia come provenienza che come 42 giugno 2021 Mi ricordo bene quando l’Istituto, dopo il Capi- tolo del 1969, decise di programmare nuove aperture anche per snellire la presenza massiccia nelle nostre zone storiche d’Africa: Kenya, Tanza- nia e Mozambico. E così vennero, nei primi anni ‘70, la riapertura in Etiopia, e le nuove aperture in Zaire (oggi Repub- blica democratica del Congo), e in Sudafrica. Co- nobbi i due pionieri, i padri Giovanni Berté e Jack Viscardi, fin da quando erano ancora studenti di teologia a Torino. Quanti nomi conosciuti Per prepararmi all’arrivo in Sudafrica, padre Rocco Marra, attuale superiore delegato, mi inviò la lista di tutti i confratelli che dal 1971 fino all’ul- timo (che sarei io, credo) erano stati destinati a questa delegazione. Per me, scorrere quell’elenco fu come fare un pellegrinaggio nella storia del nostro Istituto. Essendovi entrato da ragazzino nel 1950, avevo avuto modo di conoscere buona parte di quei 68 nomi che erano sulla lista: mis- sionari dapprima solo italiani poi di varie nazio- nalità, che avevano lavorato qui per brevi o lunghi periodi, ognuno con le proprie caratteri- stiche, dando ciascuno il suo contributo in que- sta Chiesa durante i passati cinquant’anni. Quattordici sono già stati «trapiantati» sull’altra sponda dal Signore. Guardando alla lista dei missionari e alle zone dove l’Istituto aveva lavorato notavo una certa mobilità, sia di personale, sia geografica. Molte missioni erano state iniziate e poi cedute ad altri. © AfMC Archivio storico

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