Missioni Consolata - Giugno 2021

Qui: aspetto desolante dell’interno di una casa di Tawergha, data alle fiamme durante gli scontri del 2011. * il miliziano sembra usare modi gentili nei loro confronti. Ma la cortesia dura ben poco: Ciccio comincia a imprecare contro di loro, arrivando a puntargli contro il kalashnikov. «Non mi hanno voluto dire dove hanno sepolto i loro tesori. Gli ho pure proposto che avremmo potuto fare a metà, che l’oro l’avrei recuperato io. Sono furbi quei negri, vo- gliono tenersi tutto per loro». APRILE 2021 Dopo nove anni dal nostro viag- gio, ci domandiamo come sia la situazione della città di Tawerga oggi, se continua a essere una città fantasma o meno. Riu- sciamo a contattare due tawer- gha. Non è stato facile. Hanno accettato di parlare a patto di ri- manere nel più assoluto anoni- mato. Sono due cugini di Tawer- gha, dal 2011 residenti a Tripoli. Raggiunti via Skype, si mostrano in video con delle sciarpe che coprono la parte inferiore del volto. Hanno gli occhi scavati e una profonda stempiatura. Sem- brano avere più anni di quelli di- chiarati, 33 e 36. Si percepisce subito che i due uomini sono molto affiatati: uno termina le frasi dell’altro. Spiegano che la tregua stipulata nel 2019 tra Misurata e Tawer- gha sembra tenere, e che da al- lora circa 4mila persone hanno fatto ritorno alla città fantasma. «Noi abbiamo deciso di vivere in capitale ma abbiamo alcuni pa- renti che hanno preferito riap- propriarsi delle loro case. Non è un’impresa facile rimettere in piedi una montagna di macerie, specialmente quando i fondi a disposizione sono scarsissimi». Il governo di Fayez al-Serraj ha stanziato circa 100 milioni di di- nari (circa 18 milioni di euro) per la ricostruzione di Tawergha e i risarcimenti ai familiari delle vit- time di Misurata morte in batta- glia contro i tawergha. «Non è chiara la distribuzione di questo denaro e se realmente è arrivato a destinazione», si fanno eco i due cugini. Le uniche attività commerciali che hanno riaperto a Tawergha sono negozi di alimentari e qual- che ferramenta. «Per qualsiasi al- tro prodotto bisogna mettersi in macchina e raggiungere Misu- rata, con il rischio di essere presi a schiaffi solo per il colore della pelle, oppure andare a Tripoli. Che razza di vita può mai essere questa?». Il neo governo di Mohamed al- Menfi (in carica dal 15 marzo scorso, ndr ) si è detto interes- sato alla rinascita di Tawergha. «È giusto dargli il tempo di lavo- rare, ma non vogliamo farci troppe illusioni. Tutti sanno ciò che ha dovuto subire la nostra gente, peggio di come siamo stati trattati dalla cacciata di Gheddafi non può certo an- darci». Dalla fine della guerra, la mag- gior parte dei tawergha si è sta- bilmente stanziata a Tripoli e Bengasi. Persone che sono riu- scite, tra mille difficoltà, a rico- struirsi una parvenza di vita nor- male grazie a lavori umili. Gli stessi due cugini, ai bei tempi di Tawergha geometra e titolare di una ditta di spedizioni, attual- mente sono impiegati come net- turbini con una paga da fame. «Quelli che sono tornati non vo- gliono parlare, temono rappresa- glie. Non crediamo che Tawer- gha si ripopolerà più come una volta. Ormai quello è un luogo di dolore, non è rimasto nulla di buono lì. Neanche i tesori di cui tanto hanno parlato i thuwar di Misurata». Luca Salvatore Pistone * LIBIA 14 giugno 2021 MC Il servizio fotografico di queste pagine è stato realizzato dall’autore nel luglio 2012. Archivio MC • Angela Lano, Libia 2011: l’anno del non ritorno , dos- sier, aprile 2019. • Arturo Varvelli, La bomba li- bica , novembre 2012. " Non è un’impresa facile rimettere in piedi una montagna di macerie.

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