Missioni Consolata - Aprile 2021

73 aprile 2021 MC R MC zofondo è apparso subito come il volto nuovo per l’Eu- ropa che voleva sfidare gli Stati Uniti nei quattrocento metri all’Olimpiade di Seul. Mi ero preparato con scrupolo e dedizione per quell’evento. Ero giovane, ma sapevo che certi treni non passano spesso. Mi ero allenato duramente ed ero arri- vato in Corea con due ambizioni: la prima era quella di qualificarmi per la finale, la seconda era di tornare a casa con una medaglia. Non importava di che colore, mi bastava salire sul podio. Ma il 1988 non è stato il tuo anno, visto che durante i gio- chi non hai potuto parteci- pare alla finale per un infor- tunio al tendine di Achille. Come hai reagito di fronte a quella situazione? Mi sentivo bollato da quel Dnf , «non ha finito la corsa». Dopo quell’infortunio ho dovuto subire in tutto ben tredici interventi. I piedi, le caviglie e le mie gambe stavano insieme come cristalli di Boemia: delicatissimi, ma per me preziosissimi. Il mio sogno era tornare a essere di nuovo com- petitivo: è stato veramente un cammino lungo e doloroso che mi ha impegnato per diversi anni. La tenacia e la perseveranza hanno portato il loro frutto: hai vinto, infatti, l’oro nella staffetta 4x400 metri ai mon- diali di atletica di Tokyo del ‘91. L’allenatore della squadra britan- nica credeva in me e si era preso il rischio di mettermi nella staf- fetta per i mondiali. Ero in squa- dra con Roger Black, John Regis e Kriss Akabusi: sulla carta una grande staffetta. Nella pista di Tokyo siamo diventati la staffetta della leggenda che ha trionfato lasciandosi alle spalle il fortis- simo quartetto a stelle e strisce. Così ti sei qualificato agevol- mente per l’appuntamento olimpico del 1992 a Barcel- lona. I bookmakers inglesi ti presentavano come uno dei favoriti. Finché non ho avuto il mio nuovo infortunio, sembrava che l’Olim- piade questa volta andasse bene. Avevo vinto tutte le gare preliminari ed ero già nelle semi- finali della corsa dei 400 metri. Mi avevano dato la corsia nu- mero cinque, quella riservata ai migliori, con un raggio di curva ideale e la possibilità di control- lare facilmente gli avversari ai lati. Subito dopo lo sparo dello star- ter, sono partito con agilità e ho © Pascal Pavani / Afp

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