Missioni Consolata - Aprile 2021

viene ritrovata nelle acque arti- che e antartiche, anche dove non esistono villaggi, oppure alle piogge acide, che inqui- nano i grandi laghi del Nord America e dell’Europa continen- tale e settentrionale e che pren- dono origine dalle emissioni at- mosferiche prodotte a migliaia di chilometri di distanza. A causa dell’acidificazione delle acque, è stato calcolato che sono scomparse più di 200mila popolazioni di pesci e un mi- lione di popolazioni di inverte- brati (dove per «popolazione» si intende l’insieme degli organi- smi di una data specie in un dato luogo). LA DEFORESTAZIONE E L’AMAZZONIA Per quanto riguarda la sottra- zione di habitat, basta pensare che, secondo il Wwf, negli ultimi trent’anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreno, cioè una superficie equivalente a quella dell’Unione europea, la maggior parte dei quali in zone tropicali. Mediamente, ogni anno vanno persi almeno 10 mi- lioni di ettari di foreste, che ven- gono convertiti in terreni agri- coli . Nel solo 2018 sono andati persi 3,6 milioni di foresta plu- viale primaria, una superficie grande quanto il Belgio. Le fore- ste pluviali primarie sono le più vecchie, mai modificate finora dall’attività antropica. Hanno un ruolo fondamentale sia nella preservazione della biodiver- sità, sia nella limitazione delle emissioni di gas climalteranti. Le foreste tropicali rappresen- tano inoltre la più grande farma- R MC cia del pianeta. La deforesta- zione comporta quindi la perdita di specie sia vegetali, che ani- mali, che potrebbero tornare molto utili per le sostanze in esse presenti, soprattutto in campo farmaceutico. Solo in Amazzonia , che ha un’e- stensione di 6,7 milioni di chilo- metri quadrati, tra il 1988 e il 2017 sono stati persi ogni anno mediamente 12mila chilometri quadrati con dei picchi fino a 28mila. La tecnica maggior- mente usata in questa regione per deforestare ed espandere le aree destinate a coltivazioni, al- levamenti ed estrazioni minera- rie è l’utilizzo del fuoco . Nel 2018 sono stati contati circa 73mila roghi. Se non si interviene urgente- mente, il terreno bruciato va in- contro a dilavamento, erosione e desertificazione, amplificando i rischi prodotti dai cambiamenti climatici. Si calcola che, se si per- desse tutta l’Amazzonia, an- drebbe perso il 10% di tutta la biodiversità mondiale, oltre al- l’habitat per 34 milioni di per- sone. Se poi consideriamo che le foreste assorbono globalmente 2,4 miliardi di tonnellate di car- bonio all’anno e l’Amazzonia vi contribuisce per un quarto, è evi- dente che essa rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell’e- quilibrio climatico terrestre. BIODIVERSITÀ E FAME (IL CASO DEL GRANO) La perdita di biodiversità signi- fica anche aumento della fame nel mondo, insorgenza di intolle- ranze alimentari e perdita di mo- lecole utilizzabili a scopo farma- ceutico. La biodiversità può aiutare a contrastare la fame nel mondo, perché la disponibilità di diverse specie utilizzabili a scopo ali- mentare è senz’altro più sicura dei prodotti delle monocolture e degli allevamenti intensivi , che più facilmente possono soccom- bere all’aggressione di agenti patogeni o alle avversità climati- che, essendo caratterizzate da una minore variabilità genetica, rispetto alle specie selvatiche. Recenti studi hanno portato alla 59 aprile 2021 MC S econdo un rapporto congiunto del Wwf e della Zoological Society of London del 2016, tra il 1970 e il 2012, le popolazioni di animali selvatici al mondo si sono dimezzate. Secondo la «lista rossa» dello Iunc (Unione internazionale per la conservazione della natura) sono minacciati di estinzione: ● 1.199 specie di mammiferi (il 26% delle specie conosciute); ● 1.957 di anfibi (41%); ● 1.373 di uccelli (13%); ● 993 di insetti (0,5%). Sicuramente queste stime sono per difetto, perché la nostra co- noscenza del numero reale delle specie viventi è alquanto approssimativa. Basta pensare che, alla fine de- gli anni Ottanta del secolo scorso, si sospettava che una percentuale compresa tra l’83 e il 98% di specie fosse ancora da scoprire. Questo significa che, con le nostre attività, portiamo all’estinzione specie di cui non siamo nemmeno a conoscenza, soprattutto per quanto riguarda le specie che vivono ai tropici (si stima che il loro numero sia compreso fra 3 e 30 milioni). Attualmente in tutto il pianeta sono state descritte 1.371.500 specie animali, ma si pensa che il loro numero possa variare tra 2 e 11 milioni. I funghi cono- sciuti sono circa 100mila, ma il loro numero dovrebbe essere compreso tra 600mila e 10 mi- lioni di specie. Le piante cono- sciute sono 307.700, ma il loro numero potrebbe essere di 450mila specie. Dei batteri pro- babilmente conosciamo solo l’1%. Ciò che sappiamo per certo è che ogni specie vivente rappresenta un tassello indi- spensabile dell’ecosistema in cui vive e la sua perdita porta senz’altro all’alterazione di un equilibrio tra esseri viventi. RTN I numeri A rischio estinzione

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