Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

Padre Gottardo Pasqualetti mentre parla del beato Allamano ai missionari della Consolata. * 77 gennaio-febbraio 2021 MC carismatica di un Istituto che abbia per princi- pio la «unità di intenti» e quanto sia vero che si lavora invano se si va per conto proprio, co- struendo sé stessi, più che un progetto di Isti- tuto e di Missione. È il mio augurio e la mia preghiera. P. Gottardo Pasqualetti N ell’itinerario della vita di padre Gottardo, emerge con forza e da sempre la sua grinta gioviale, vivace, profonda e in- tensa... Il suo pensiero teologico e pastorale ha la profondità e la ricchezza dei grandi Padri. Professore di materie liturgiche nelle facoltà pontificie di Roma, non ha fatto di questa sa- pienza l’unico centro di una vita, ma ha saputo andare oltre, immergendosi nelle più svariate competenze di pastore, superiore, formatore, postulatore con la propria famiglia religiosa e non solo; senza mai staccarsi dall’impegno e nella donazione verso i fratelli con una solida e costante preghiera. Con tutto questo sa co- struire il braccio orizzontale della sua croce nel servizio missionario, quel saper fare organiz- zativo che serve a fare il bene... bene! Come il suo maestro il beato Giuseppe Allamano ha tramandato. La capacità di p. Gottardo è quella di saper do- sare e usare con particolare armonia ed equili- brio voluminosi libri, calici preziosi, preghiere profonde, uniti ad una capacità insolita di ascoltare e farsi ascoltare, con la saggezza di un «vero maestro di vita». Questo modo di essere lo rende un personaggio speciale, frizzante, li- bero, con la battuta sempre pronta e soprat- tutto sempre disponibile in ogni emergenza, sapendo donare fiducia e facendo aumentare la speranza nell’ambiente in cui si trova, in un vero abbandono alla grazia e alla volontà di Dio, senza riserve. Auguri P. Gottardo, ti siamo tutti vicini con il cuore e la preghiera. Alessandro e Orazio (parrocchia di Onigo -Tv) per i 40 anni di vita sacerdotale N el ricordo, nel pensiero, nell’affetto, chi è già partito per l’aldilà continua a vi- vere. Mi dicevano che p. Gottardo, quando celebrava qui, nel suo paese, la sua voce tuonava in chiesa ed era bello ascoltarlo, perché sapeva andare all’essenziale. Il nostro fondatore era solito dire, parlando ai giovani in formazione, battendo quattro dita sulla fronte: «datemi questo!». I più lo interpretavano come: «Datemi la vostra volontà e accettate l’obbedienza», ma qualcuno, più acuto, inter- pretava quel gesto come: «Datemi la vostra in- telligenza, cioè mettete la vostra testa a servi- zio della missione, non usatela per diventare ricchi e potenti, ma mettetela a servizio dei po- poli del mondo»… E questo, p. Gottardo lo ha fatto. È stato un grande missionario perché ha saputo amare le persone e il suo lavoro. Nor- malmente, siamo abituati ad associare alla pa- rola «missione» la partenza per terre lontane, la condivisione della vita con i popoli; p. Got- tardo è vissuto quasi sempre in Italia; eppure la sua attività, la sua passione, il suo insegna- mento hanno lasciato un segno. Giovane stu- dente all’università Urbaniana, era stato chia- mato per lavorare alla riforma liturgica, dopo il Concilio, e aveva sostenuto la necessità di tra- durre i testi liturgici, in modo che la gente po- tesse ascoltare il Vangelo nella propria lingua. Ma tutto ciò non era scontato, anzi, molti si erano anche opposti, eppure, p. Gottardo e gli altri che lavoravano con lui sono andati avanti, senza paura. Per 40 anni ha insegnato all’uni- versità Urbaniana a studenti provenienti dai cinque Continenti. Con il suo impegno, senza lasciare l’Italia, ha fatto del bene a tutti… P. Piero Demaria (ai funerali del 23 ottobre 2020)

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