Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

73 Gennaio-febbraio 2021 MC R MC verso una delicata sensibilità cristiana che resta una delle più affascinanti caratteristiche della sua vita. ASSISI Carlo ha un legame speciale con Assisi, «un luogo che il gio- vane milanese amava e in cui ha respirato il carisma di Francesco - scriverà di lui William Stac- chiotti su La Voce - . Lo conside- rava il posto che lo faceva sen- tire più felice e qui aveva espresso il desiderio di essere sepolto. Carlo ha iniziato a fre- quentare la città dal 2000 dopo che i genitori acquistarono un’a- bitazione nel centro storico a fianco alla chiesa di Santo Ste- fano. Durante le festività natali- zie e pasquali e nelle vacanze estive, amava trascorrere il suo tempo in città insieme ai suoi amici frequentando la piscina e giocando a calcio. Una vita se- rena, spensierata, vissuta con gioia con i suoi coetanei e con le persone incontrate nei suoi lunghi soggiorni. Egli non era un semplice turista o un pellegrino come i tanti che affollano la città del Poverello». LA MALATTIA FULMINANTE Ma la storia terrena di questo giovane non dura a lungo. Agli inizi di ottobre del 2006 si sente male. Si pensa inizialmente a una semplice febbre, un’in- fluenza, ma il persistere dei sin- tomi e le successive analisi por- tano a una diagnosi infausta: leucemia del tipo M3, incurabile. Carlo viene ricoverato nell’O- spedale San Gerardo di Monza. Entrando dice a sua madre: «Da qui non uscirò più», le sue sono parole di un’autentica profezia. Nei giorni del ricovero, nono- stante i forti dolori che lo afflig- gono, Carlo non viene mai sen- tito lamentarsi, anzi, alle infer- miere che gli chiedono come sta, lui sempre risponde: «Bene, c’è gente qui che sta peggio di me. Non svegliate mia madre che è stanca e si preoccupe- rebbe». Ormai conscio della sua prossima fine, fa la sua ultima offerta: «Offro al Signore le sof- ferenze che dovrò patire per il papa e per la Chiesa, per non dover andare in Purgatorio e per poter andare direttamente in Paradiso». Il 9 ottobre chiede l’unzione degli infermi, tre giorni dopo, il 12 ottobre, si spegne se- renamente, raggiungendo quel Cristo che tanto ha amato nella sua breve vita. ORIGINALE, NON FOTOCOPIA Amava ripetere: «La nostra meta deve essere l’infinito, non il fi- nito. L’infinito è la nostra patria. Da sempre siamo attesi in Cielo». Sua inoltre è la frase: «Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotoco- pie». Per orientarsi verso questa meta e non «morire come foto- copie», Carlo diceva che la no- stra bussola deve essere la Pa- rola di Dio, con cui dobbiamo confrontarci costantemente. Ma per una meta così alta servono mezzi specialissimi: i sacramenti e la preghiera. In particolare, Carlo metteva al centro della propria vita il sacramento del- l’Eucaristia che chiamava «la mia autostrada per il Cielo». Così lo ricorda mons. Michelan- gelo M. Tiribilli al Sinodo dei giovani del 2018. AMORE AI POVERI I funerali sono una scoperta per gli stessi genitori: si presentano alla celebrazione persone di ogni ceto, soprattutto poveri, immigrati, bisognosi, ammalati, che raccontano un Carlo ine- dito, un giovane che si avvici- nava a loro, che li aiutava, che li faceva sentire amati, tutto nel nascondimento, senza farsi ve- dere neanche dalla mamma. È un classico dei santi, chi ama Gesù nascosto nell’Eucaristia non può non amarlo sofferente nell’umanità. Carlo, in uno dei suoi video, ha espresso il desiderio di essere sepolto in terra ad Assisi, e viene, quindi, inumato in una tomba della famiglia nel cimi- tero della città francescana. AMICO DI GESÙ La figura di Carlo Acutis non è legata a miracoli straordinari o atti di romanzesco eroismo, Carlo è stato un giovane come tanti giovani, ma nella sua nor- male giovinezza ha saputo co- gliere qualcosa che la maggior parte dei suoi coetanei fa fatica a cogliere: il potere e la grazia dell’Eucaristia. Fra le tentazioni del mondo che ammalia e stor- disce, Carlo è riuscito a sentire la voce sottile del Signore, che chiama a una vita vera; fra i fuo- chi della gioventù e le tormente del XXI secolo è riuscito a sen- tire quel sussurro di una brezza leggera, che è stato per lui e, at- traverso lui, per molti, una trasfi- gurazione che lo ha fatto somi- gliare a quel Gesù che tanto ha amato. Carlo Acutis è la dimo- strazione che non esistono tempi o età in cui è più difficile

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=