Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

5 gennaio-febbraio 2021 MC A cura del Direttore MC R Noi e voi LETTORI E MISSIONARI IN DIALOGO tarda. L’indomani sul presto aveva incontrato il medico che le aveva prescritto gli esami di base e quelli specialistici. Durante il giorno aveva potuto fare tutti gli esami, avere i referti, ricevere le ricette con la cura necessaria e comprare le medicine. Dunque eravamo potute ripartire all’alba dell’indomani. Ero rimasta colpita dall’ottima organizzazione e così quest’anno ho desiderato cono- scere meglio la realtà della mis- sione di Ikonda ed i missionari della Consolata: i padri Marco Turra, William Mkalula, Luis Zubia e Riccardo Rota Graziosi (france- scano). L’accoglienza è stata molto buona. Ho potuto dare il mio piccolo contributo nella far- macia, organizzando il materiale per le medicazioni. È stato impor- tante per me essere utile, nono- stante parli solo un kidogo (poco) swahili. L’ospedale di Ikonda ha circa 450 posti letto, ma non sono sempre pieni. Mediamente ne vengono occupati tra i 350 e i 400. Ogni giorno arrivano circa 250 persone per le visite ambu- latoriali (con strumenti per la riso- nanza magnetica, la Tac, etc.), mentre il lunedì e il martedì le presenze sono circa 400. Nell’aprile e maggio 2020 ci sono stati vari contagi del Covid- 19 e sono decedute due per- sone, una delle quali era proprio un’infermiera della struttura, an- L’OSPEDALE DI IKONDA, CENTRO DI SPERANZA Sono una consacrata laica di Cagliari e mi trovo in Tanzania per una esperienza missionaria di due mesi per la realizzazione di un progetto di sostegno ad un orfanotrofio nella regione di Mbeya, grazie all’aiuto di tanti amici. Durante la permanenza nel paese ho avuto il piacere di dedicare una settimana all’incon- tro ed al servizio nell’ospedale di Ikonda, nella regione di Njombe, gestito dai Missionari della Con- solata. Ho conosciuto l’ospedale l’anno scorso, quando avevo ac- compagnato la sorella di una suora, mia amica tanzaniana, a fare degli esami diagnostici. Ri- cordo la sua riluttanza: pareva una spesa troppo grande per lei, che si era sempre sacrificata per i figli ed i nipoti. Anche se il suo villaggio nella cartina geografica non sembra distante, mancando le strade dirette, occorreva prima andare nella città e poi prendere il mezzo per Ikonda: questo aveva significato prendere tre bus e viaggiare circa 14 ore, cioè dal mattino presto fino alla sera cora debole per aver partorito qualche giorno prima. Poi la fase dei contagi è diminuita fino a cessare. Come è successo in tutto il paese. La sala di rianima- zione ha solo cinque posti letto e un’emergenza con grandi numeri non sarebbe stata possibile da gestire. Ho apprezzato che all’inizio della giornata ci sia un incontro tra i missionari e tutto il perso- nale medico per condividere i casi più importanti e le scelte da assumere. Mentre la messa viene celebrata la sera. Ed anche se le attività ed i bisogni conti- nuano ad essere tanti, in quel- l’ora la priorità dei missionari, e dei loro collaboratori - tra cui suore e catechisti -, è la pre- ghiera a Dio, Medico delle anime e dei corpi. Per quanto riguarda le attività mediche, rimane la domanda, dato che il contesto di vita della maggioranza della popolazione è molto povero, sul come dare continuità alle cure più impegna- tive. Ad esempio, nei giorni della mia visita, un’adolescente è stata ricoverata d’urgenza per un coma diabetico. Tornata a casa dopo la fase d’urgenza, come potrà continuare le cure? L’insu- lina ha bisogno di temperature basse per essere conservata ma probabilmente nella sua casa non c’è un frigo. L’anno scorso invece mi aveva colpito il caso di L’ingresso dell’ospedale di Ikonda e ( foto a destra ) i padri Marco Turra e Riccardo Rota Graziosi con Giada. *

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