Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

Cina e Xijiang 39 gennaio-febbraio 2021 pero dominato dagli Uiguri, una delle tante stirpi turco-mongoliche, giunse a occupare il territorio tra i monti Altai e i monti della catena del Tien Shan includendo il bacino del Tarim. Per due se- coli il khaganato (cioè il territorio governato dal khan , re, imperatore) uiguro gareggiò con la Cina dei Tang e con l’impero tibetano per il dominio dell’Asia orientale, ma l’organizzazione militare ed economica degli Han alla fine ebbero la me- glio. Gli Uiguri si stanziarono nelle regioni attorno al deserto del Taklamakan sovrapponendosi alle popolazioni indoeuropee già presenti nell’area e sviluppandosi attorno a due centri culturali: Tur- pan a Nord e Kashgar a Sud. Uiguri: una lingua, una religione Proprio attorno alla città di Kashgar, tra il X e il XIII secolo, si affermarono quelli che sarebbero poi diventati due ingredienti essenziali del- l’anima uigura moderna e che sono, ancora oggi, strettamente legati tra loro: la religione islamica e la lingua. Nel 934, dopo che il khan Abdulkarim Satuq Bughra si convertì all’islamismo, la nuova religione iniziò ad espandersi su tutto il territorio soppiantando il buddhismo. Al tempo stesso si venne a formare una lingua locale uigura che, pur mantenendo radici turcofone, adottò carat- teri arabo persiani. Sei secoli più tardi, Afaq Khoja sviluppò il movimento sufi Naqshbandiya, fondato nel XIII secolo a Bukhara da Abd al-Kha- liq Ghijduvani. Il sufismo si innestò nella reli- gione islamica uigura sino a modellarne la dottrina e la visione del potere. Da una parte confermò e rafforzò la grande tolleranza religiosa e culturale già presente tra gli Uiguri e dall’altro invocò un regime di vita più austero per la classe nobile e amministratrice del paese. In una popo- lazione che faceva del nomadismo il proprio stile di vita, la frugalità espressa dal Naqshbandiya si inseriva a pennello. In mancanza di un sentimento nazionalista, la lingua e la religione divennero gli elementi coe- sivi del popolo uiguro e la leva su cui i vari movi- menti indipendentisti e autonomisti premettero per contrastare le interferenze esterne. Questo è uno dei motivi per cui ancora oggi il governo centrale di Pechino vede proprio in queste due espressioni culturali i due cardini contro cui foca- lizzare la sua repressione. Anno 1884: l’annessione cinese Nella storia dello Xinjiang un altro fattore deter- minante è la sua posizione geografica: un’im- mensa regione di sutura tra la Cina e l’Asia centrale, solcata dalle numerose vie commerciali che collegavano le coste orientali dell’Asia con le rive del Mediterraneo. Queste rotte, che nel 1877 il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen chiamò «Via della seta», si incontravano a Ka- shgar per poi diramarsi in una miriade di dire- zioni. Marco Polo, uno dei tanti mercanti che l’attraversò lasciandone ampia testimonianza ne Il Milione accennò anche a una comunità di cri- stiani nestoriani, presenti nella regione sin dal VI secolo e che sarebbe rimasta attiva fino al XIV se- colo. Gli imperi europei e del Centro Asia vede- vano lo Xinjiang come regione nevralgica, se non da sottomettere, almeno da sorvegliare per te- nere sotto controllo la Cina; dal canto loro gli Han guardavano all’area come a una zona cusci- netto per respingere eventuali rivalse di altri. Al centro di questa regione c’era il cuore arido e ter- rificante del deserto del Taklamakan, uno dei luoghi più ostili in cui l’uomo potrebbe vivere e che molti definiscono come «il luogo dove si entra, ma da cui non si esce» (in realtà, il signifi- cato etimologico è incerto e varia da «posto ab- bandonato» a «posto di rovine»). Il deserto, frequentemente spazzato dai violenti venti del buran, occupa un quinto dell’intera provincia at- tuale dello Xinjiang (337mila km 2 su 1.665mila km 2 ) e le sue temperature oscillano tra i 40 gradi estivi e i -20 in inverno. Sino all’arrivo del treno, degli aerei e delle automobili, le difficili condi- zioni del Taklamakan erano un valido baluardo naturale che ponevano quasi al sicuro la Cina da un’invasione proveniente da Occidente. Nel 1895 lo svedese Sven Hedin fu il primo esploratore oc- In basso: yurte della popola zione di etnia kirghiza lungo la Karakorum Highway, a pochi chilometri dal confine con il Pakistan. | A sinistra: l’interno di una casa uigura nei pressi di Kashgar, la prin cipale città nel deserto del Taklamakan.

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