Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2020

In basso: il teatro romano di Plovdiv (nel 2019, capitale europea della cultura), nel quale ancora oggi si tengono commedie e concerti. INTRODUZIONE Da quella provincia chiamata Tracia E ditto bulgaro, maggioranza bulgara, il Pippero di Elio e le Storie Tese, i danza- tori a piedi nudi sui bracieri ardenti di Franco Battiato: quando in Italia si parla di Bulgaria, le immagini che si materializzano nelle nostre menti sono divise tra autoritarismo, spettacolo e i braccianti di Mon- dragone, vittime di caporalato e coronavirus. Eppure, con questo popolo balcanico, noi italiani abbiamo in comune insospettabili legami. Nel 46 d.C., Claudio inglobò la provincia della Tracia nel suo impero. Nel VII secolo d.C. l’Orda bulgara che, dalle steppe del Volga, si spostò nella pia- nura danubiana, si divise: una parte, guidata da Asparuh, fondò quello che è considerato il primo stato bulgaro, mentre altre frange si dispersero tra il Mar d’Azov e l’Europa. Una di esse, con a capo l’avaro Alcek, trovò rifugio nell’Italia meri- dionale, allora dominata dai Longobardi di Gri- moaldo. Ancora oggi vi sono paesini nel Cilento, nel Salento, sulle montagne della Basilicata o tra le valli del Molise, i cui abitanti mostrano di avere origini bulgare. E a ricordo della migra- zione, a Celle di Bulgheria, in provincia di Sa- lerno, c’è anche una statua dedicata ad Alcek. Numerosi personaggi dello spettacolo, della let- teratura, della scienza e dello sport hanno origini bulgare: l’artista Moni Ovadia, la cantante Sylvie Vartan, lo scrittore Elias Canetti, l’artista Christo (morto lo scorso 31 maggio), il filosofo Tzvetan Todorov, il fisico Fritz Zwicky, la soprano Raina Kabaivanska. Spartaco era tracio e a lui sono de- dicate le squadre di calcio denominate Spartak, particolarmente numerose nell’Europa dell’Est. I cultori di Harry Potter non possono dimenticare Viktor Krum, il campione bulgaro di Quidditch, il cui cognome ricorda il sovrano che gettò le basi per la creazione di uno stato centralizzato, men- tre gli appassionati di spionaggio restano ancora affascinati dall’«ombrello bulgaro» usato per iniettare la ricina con cui i servizi segreti uccisero a Londra, nel 1978, lo scrittore dissidente Georgi Markov. Un macabro regalo di compleanno per il presidente Todor Živkov, di cui Markov era sco- modo oppositore. Piergiorgio Pescali ssier

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