Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2020

Qui: in braccio a Khalid, i bimbi sorri dono. Lui li porta in sala operatoria e poi ai letti di degenza. Sotto: una delle stanze dell’ospedale, dove i letti scarseggiano. * * KHALID, INFERMIERE CORAGGIOSO «Acqua, acqua», furono queste le ultime parole pronunciate dal carabiniere della base militare di Nassiriya poco prima di spi- rare. Era il 12 novembre del 2003, quando un camion ci- sterna esplosivo scoppiò da- vanti all’ingresso della base Msu italiana dei Carabinieri. Molti dei soldati furono portati proprio all’ospedale dove lavora Khalid. Ai tempi, Khalid l’italiano non lo sapeva, oggi invece, complici le diverse missioni italiane e forse proprio quell’episodio, conosce qualche parola in più. «Pensavo fosse il suo nome: Acqua. Così gli ho messo una flebo e sono corso a chiamare un medico, non gli ho dato da bere. Quando sono tornato era morto. Da quel giorno non rie- sco più a bere un bicchiere d’acqua senza sentirmi in colpa». Khalid è un omone di circa quarant’anni, grande e grosso, cresciuto in una famiglia modesta. Oggi è infermiere nel reparto pediatria dell’ospedale. Ogni giorno infila un pupazzetto di peluche nella tasca della di- visa. Serve a tranquillizzare i bambini, dice. Khalid ha sempre il sorriso, il modo di fare quieto e riservato che caratterizza le persone di questo popolo. Quello che stupisce, dell’Iraq, degli iracheni, è la capacità di conservare la tenerezza. È un popolo ospitale, generoso. Quel poco che hanno, lo condivi- dono. Ovunque ci si trovi, non mancherà una tazza di tè e l’in- vito a sedersi, a riposare. E Khalid non fa eccezione. Ogni giorno prova a dare speranza, a regalare un sorriso anche quando fuori, proprio a pochi passi dall’ospedale e, volte an- che all’interno, infuriano dolore e distruzione. Valentina Tamborra * IRAQ 14 agosto-settembre 2020 MC " Da quel giorno non riesco più a bere un bicchiere d’acqua senza sentirmi in colpa.

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