Missioni Consolata - Giugno 2020

IL NUOVO LAOS Un’apertura made in China V ientiane (gennaio 2020, poco prima che il mondo si fermi per la pande- mia). Il mercato notturno lungo il Me- kong è affollato di turisti che, dopo aver fatto la rituale foto del tramonto sul fiume, si riversano tra le bancarelle spul- ciando tra magliette, borse, ciabatte e souvenir vari. I ristorantini lavorano a pieno ritmo of- frendo piatti locali e internazionali, mentre i mo- torini sfrecciano fendendo nubi di fumo liberate delle griglie su cui vengono abbrustoliti pesci, cotiche di maiale, polli e salsicce. Sul Quai Fa Ngum, il lungofiume, i centri di massaggi - la maggior parte dei quali (è bene rimarcarlo) non offrono supplementi sessuali - fanno a gara per accaparrarsi i clienti. La capitale del Laos, relativamente assopita du- rante il giorno, di notte si trasforma in un formi- caio di brulicanti attività, ma rispetto alle città vietnamite, thailandesi e cambogiane, Vientiane rimane, comunque, un grande villaggio di fron- tiera. L’isolamento della nazione dovuto alla sua posi- zione geografica, alla conformazione del territo- rio e all’esiguità della popolazione ha permesso al Laos di mantenere un fascino particolare nel- l’immaginario collettivo del viaggiatore. Scenari spettacolari immersi in una natura incontami- nata, viaggi lungo i fiumi, minoranze etniche an- cora relativamente isolate dall’infezione del turismo di massa e dei tour operator, sono stati per decenni le cornici ideali entro cui si organiz- zava una vacanza in questo paese del Sud Est asiatico. Tutto, però, sta per cambiare in un modo così ve- loce che, probabilmente già nei prossimi anni, il Laos descritto oggi sarà una memoria relegata nei libri e nelle fotografie rimaste nei cassetti o nei nostri computer. Strade e ferrovie: l’attivismo cinese Viaggiando per la nazione non si può fare a meno di notare i numerosi cantieri che stanno lavorando a quel progetto colossale voluto dalla Cina inserito in quel fronte di espansione econo- mica denominato One belt, One road , da noi me- glio conosciuto come «nuova Via della Seta». L’idea, è noto, è quella di collegare il cuore pro- duttivo cinese con il resto del mondo (Asia, Eu- ropa, Africa, America Latina) attraverso la costruzione di una rete di infrastrutture che si di- ramano principalmente verso Sud e verso Ovest; un piano miliardario (si parla di mille miliardi) che vede la partecipazione di una sessantina di stati, tra cui anche l’Italia. Nonostante l’econo- mia laotiana non sia sviluppata quanto quelle dei vicini, la nazione è entrata nel mirino di Pe- chino essenzialmente per la sua posizione geo- grafica che la pone come crocevia obbligato sulla linea di passaggio delle grandi arterie di comuni- cazione tra la Cina, il Mar Cinese meridionale e lo Stretto di Malacca. I grandi progetti di comunicazione che colleghe- ranno Singapore a Kunming si sviluppano attra- verso la costruzione di una superstrada a quattro corsie e di una ferrovia ad alta velocità, la Pan- asiatica, lungo sei paesi (Singapore, Malesia, Thailandia, Laos, Myanmar e Cina). Il tratto lao- tiano si dipanerà tra Vientiane e Boten per un to- tale di 414 km di cui il 47% nascosti in settantacinque tunnel. Iniziata nel dicembre 2016, l’intera opera dovrebbe essere terminata (Covid-19 permettendo) a tempo di record nel 2021 (a dicembre 2019 l’80% del tratto era già stato completato), mentre nel 2023 la ferrovia sarà collegata alla rete thailandese attraverso un nuovo ponte in fase di costruzione tra Thanaleng (all’altezza di Vientiane) e Nong Khai, in Thailan- dia 1 . Il programma è tenacemente appoggiato dal go- verno tramite la figura di Lattanamany Khounny- vong che, oltre ad essere viceministro dei Lavori pubblici e dei Trasporti, occupa anche la posi- di PIERGIORGIO PESCALI ssier 36 giugno 2020 Già meta ambita del turismo alternativo, già paese tra i più bombardati della storia mondiale, la nazione asiatica sta rapidamente cambiando, partendo dal grande fiume Mekong e dai massicci investi- menti della confinante Cina. Qui: un monaco passa sul ponte di bambù costruito sul fiume Nam Khan, a Luang Prabang.

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