Missioni Consolata - Aprile 2020

come passaggio e naturale parte della vita, non è la fine di tutto. Per i Sami chi ci ha prece- duto è in qualche modo eterna- mente presente. Una credenza diffusa infatti è che portare via un oggetto da una delle molte pietre del sacrificio, possa far in- furiare gli spiriti che non da- ranno pace ai vivi sino a quando l’oggetto non verrà riposto nel luogo ove è stato trafugato. Paganesimo, cattolicesimo, lute- ranesimo e sciamanesimo si fondono creando così una spiri- tualità molto forte che attinge alla tradizione antica. Tutto questo è ben espresso nelle parole di un guaritore che per rispondere alla domanda «in quale dio credi?», ha usato la seguente espressione: «Che im- portanza ha il nome che gli dai? Se è uno, se sono molti? Ciò che conta, è che tutti si preghi per la pace». LA NATURA E LA LINGUA I Sami, sia di mare che della tun- dra, vivono strettamente a con- tatto con la natura. Questo li porta a un rispetto e a un rigore estremo. Pur dovendo cacciare e alle- vare, non esiste Sami che non biasimi ad esempio la pesca o la caccia sportiva. Per questa popolazione infatti, il rispetto della Madre Terra re- sta la base di ogni azione. Prima della caccia, prima della pesca, all’inizio della stagione della transumanza, si ringrazia e si chiede il permesso a Madre Terra per portare avanti la pro- pria attività. Un altro aspetto singolare e che racconta molto di quanto possa essere complicato e allo stesso tempo strettamente legata alle questioni ambientali la cultura Sami, è la loro lingua. Catalogata in undici differenti dialetti, di cui uno estinto nel 1800 e l’altro nel 2003, solo sei di loro hanno una storia lettera- ria. È molto complicato com- prendere e imparare questa lin- gua in quanto per una singola parola abbiamo talvolta più di 100 diverse espressioni, un esempio concreto è la parola neve. Vivendo nell’artico infatti, ove per circa sei mesi all’anno la neve, il ghiaccio e la poca luce fanno da padroni, è necessario * NORVEGIA 58 aprile 2020 MC voli a cui rivolgere le proprie preghiere per un anno nuovo sereno. LE PIETRE DEL SACRIFICIO C’è poi un’altra usanza che di- mostra come l’antico credo le- gato alla terra e alla natura sia radicato e forte. Nella tundra in- fatti, ci si può imbattere in quelle che vengono definite «pietre del sacrificio». Si tratta di grosse rocce su cui i Sami lasciano of- ferte (possono essere monete, corna di renna, carne) per ingra- ziarsi gli dei della natura e otte- nere così una buona pesca o un buon anno di caccia o di alleva- mento. Oltre alle pietre del sacrificio, restano ancora oggetto di atten- zione e di culto altre rocce: un tempo infatti, prima dell’avvento del luteranesimo, i Sami identifi- cavano come luogo sacro ove ritrovarsi a pregare, delle pietre di forma particolarmente allun- gata verso il cielo - luoghi che simboleggiavano l’unione fra terra e mondo invisibile. Molto importante è poi per que- sta popolazione, il legame con gli antenati: la morte, che è vista Per questa popolazione, il rispetto della Madre Terra resta la base di ogni azione. "

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