Missioni Consolata - Aprile 2020

Teocrazia e petrocrazia 37 aprile 2020 Le divisioni dottrinali non spiegano tutto La politica dello stato iraniano si basa sulla con- cezione del «velayat-e faqih» ovvero dell’auto- rità della Guida suprema sciita, sia a livello nazionale che a livello delle comunità sciite in- ternazionali. L’Iran si è posto diversi obiettivi: propagare il pensiero della rivoluzione islamica iraniana e sostenere i suoi alleati politicamente ed economicamente, diffondere la concezione dello sciismo facendo leva sulle varie galassie sciite e in particolare sulla difesa del suo princi- pale alleato siriano. Tale ottica è divenuta una fonte di preoccupazione per gli stati limitrofi della regione. Attualmente infatti l’autorità della Repubblica Islamica sta facendo molti sforzi per supportare alcuni movimenti militanti, di obbe- dienza iraniana, nell’ambiente sciita dei paesi vi- cini al fine di rafforzare le proprie posizioni. Questo attivismo trova il suo culmine in Siria già a partire dagli anni ‘80 considerata un alleato fondamentale all’interno del disegno espansioni- stico degli ayatollah. Alla Siria si è aggiunto poi l’Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hus- sein e l’ascesa al potere a Baghdad dei movi- menti d’ispirazione sciita e altri vicini alle posizioni iraniane, ormai divenuti per Teheran un elemento fondamentale al fine di propagare la propria influenza politica. Ciò spiega la soddisfa- zione del paese degli ayatollah nel vedere la scomparsa dell’ostacolo iracheno. L’Iran, infatti, malgrado la sua influenza nella vita interna del- l’Iraq, non ha dimostrato particolare interesse né alla ricostruzione del paese né tanto meno alla formazione di una forte autorità che godesse del consenso della popolazione, in quanto una guida capace potrebbe rappresentare un nuovo con- corrente con il quale dover competere per il con- trollo dell’area. Un conflitto intra-islamico Il contesto mediorientale attuale è diventato uno scenario di scontro tra innumerevoli belligeranti. Fondamentalmente si è di fronte ad un conflitto intra-islamico tra la Turchia, la Repubblica isla- mica dell’Iran e il Regno dell’Arabia Saudita. Ognuno di questi paesi (di cui il primo e il terzo di fede sunnita) persegue da una parte il mante- nimento della propria posizione, dall’altra il rag- giungimento di maggiori benefici. Va notato che anche la lettura che tende ad addebitare la causa della frattura tra l’Arabia Saudita e l’Iran alla di- vergenza dottrinale tra la maggioranza sunnita e la corrente minoritaria sciita, rischia di essere parziale e poco chiarificatrice, nel momento in cui la politica della Turchia diverge anche da quella saudita e da quella egiziana, pur essendo tutti e tre i paesi di orientamento sunnita. Men- tre constatiamo, come abbiamo poc’anzi men- zionato, l’appoggio iraniano a movimenti sunniti come Hamas e Jihad islamica in Palestina. Un ul- teriore esempio, in questa direzione, è dato dalla posizione iraniana rispetto al conflitto del Na- gorno-Karabakh, zona contesa tra l’Armenia cri- stiana e l’Azerbaijan islamico a maggioranza sciita. L’Iran, infatti, per motivi geostrategici, ap- poggia l’Armenia piuttosto che l’Azerbaijan. Nessun vincitore, tanti perdenti Come si evince da questa breve descizione, il pa- norama politico medio orientale è carico di forti contrasti e contraddizioni, non da ultimo l’an- noso conflitto israelo-palestinese che per de- cenni ha rappresentato la causa principale d’instabilità per tutta la regione. Attualmente in Medio Oriente agiscono innume- revoli attori - grandi, medi, piccoli e piccolissimi - e ognuno di essi cerca di giocare al meglio le proprie carte, a volte in alleanze dichiarate, altre volte in accordi fatti dietro le quinte. In questo quadro va ricordato che anche la Federazione Russa e gli Stati Uniti hanno a disposizione dei giocatori locali che si muovono sullo scacchiere in funzione degli interessi degli uni o degli altri. Gli osservatori delle vicende del Medio Oriente si trovano quindi di fronte a un quadro di enorme complessità per cui è pressoché impossibile fare delle previsioni. Sperare in una schiarita nel prossimo futuro risulta arduo, vista anche la pa- ralisi delle istituzioni internazionali e in partico- lare l’inerzia che distingue l’azione dell’Onu. Non rimane altro che sperare nello sviluppo di un pensiero civile trasversale nei diversi paesi, capace di leggere e affrontare le drammatiche condizioni in cui versano le popolazioni del Medio Oriente. Adel Jabbar Formazioni e partiti appoggiati dall’Iran: ● Hezbollah * In Libano. ● Huthi * In Yemen. ● Hamas e Jihad islamico * * In Palestina e in Israele. ● Partiti sciiti * In Iraq. ● Alauiti * Gruppo sciita siriano cui appar* tiene anche il presidente Bashar al*Assad. L ’ Iran ha rapporti buoni con il Qatar * e ondivaghi con Turchia * e Afghanistan * . I nemici per antonomasia sono invece: Israele, Stati Uniti e Arabia Saudita * . (Si rimanda alla mappa delle pagine 42*43) ( * ) di fede sunnita.

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