Missioni Consolata - Marzo 2020

AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT essere considerato “terra sacra”, portatore di semi di vita divina e davanti al quale dobbiamo “toglierci i sandali” per poterci avvicinare e ap- profondire il Mistero» (Cv 67). Perché ogni giovane porta con sé la sua storia, la sua bellezza, le sue fragilità. Dice infatti papa Francesco: «La gioventù non è un oggetto che può essere analizzato in termini astratti. In realtà, “la gioventù” non esiste, esistono i gio- vani con le loro vite concrete. Nel mondo di oggi, pieno di progressi, tante di queste vite sono esposte alla sofferenza e alla manipola- zione» (Cv 71). STARE TRA I GIOVANI PER DIRE LORO «VI VOGLIO BENE» «Sentiamo il bisogno di una parola che ci scaldi il cuore, una parola che, innanzitutto, ci tenga compagnia: la vita non sempre mantiene ciò che promette…». San Giovanni Bosco lo diceva e, soprattutto, lo praticava, e chiedeva agli educa- tori una presenza costante nella vita dei giovani. Anche il beato Giuseppe Allamano voleva es- sere costantemente presente nella vita dei suoi: attraverso la corrispondenza, i colloqui perso- nali, il racconto dei diari. Nel mondo di oggi, dove il contatto fisico è im- portante, ma dove i social prendono la scena, la comunicazione tra l’adulto e i giovani ha possibi- lità e dimensioni importanti. I giovani cercano una parola, un contatto, un’attenzione che dica loro che qualcuno li pensa, li ama, si interessa di loro, li salva. Un contatto personale, un dialogo, un messaggio, può essere un modo efficace per veicolare la parola di Dio ed evangelizzare. PASTORALE GIOVANILE POPOLARE L’attenzione ai giovani deve essere un’atten- zione missionaria, che cerchi, come dice papa Francesco, «specialmente i giovani che non sono cresciuti in famiglie o istituzioni cristiane, e sono in un cammino di lenta maturazione». Continua papa Francesco: «Cristo ci ha avvertito di non pretendere che tutto sia solo grano (cfr Mt 13,24-30). A volte, per pretendere una pastorale giovanile asettica, pura, caratterizzata da idee astratte, lontana dal mondo e preservata da ogni macchia, riduciamo il Vangelo a una propo- sta insipida, incomprensibile, lontana, separata dalle culture giovanili e adatta solo ad un’élite giovanile cristiana che si sente diversa, ma che in realtà galleggia in un isolamento senza vita né fecondità. Così, insieme alla zizzania che rifiu- tiamo, sradichiamo o soffochiamo migliaia di germogli che cercano di crescere in mezzo ai li- miti» (Cv 232). Quindi, «oltre al consueto lavoro pastorale che realizzano le parrocchie e i movi- menti, secondo determinati schemi, è molto im- portante dare spazio a una “pastorale giovanile popolare”, che ha un altro stile, altri tempi, un altro ritmo, un’altra metodologia. Consiste in una pastorale più ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono concreta- mente i giovani, quelle guide naturali e quei ca- rismi che lo Spirito Santo ha già seminato tra loro. Si tratta prima di tutto di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbli- gatori a quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti. Dob- biamo limitarci ad accompagnarli e stimolarli, confidando un po’ di più nella fantasia dello Spi- rito Santo che agisce come vuole» (Cv 230). A PROPRIO AGIO NELLA STORIA L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nel documento Chiesa dalle genti, responsabi- lità e prospettive , scrive: «La nostra tradizione cristiana vive con una pacifica naturalezza la sto- ria. Non ne soffre come di una prigione, non l’i- dealizza come un paradiso, non vi si perde come in una confusione inestricabile. Vive i momenti di euforia con un certo scetticismo, vive i momenti di depressione senza rassegnarsi [...]. Noi i pro- blemi li chiamiamo prove, le emergenze le chia- miamo appelli, le situazioni le chiamiamo occa- sioni. Siamo accompagnati da una fiducia radi- cale che viene dall’esperienza e dalla fede, dagli esempi del passato e dalla compiacenza per quello che i nostri giovani riescono a fare, anche perché sono sostenuti dagli adulti». Una pastorale giovanile quindi che si svolge nella storia e nella situazione dei giovani, senza un atteggiamento di paura, ma profetico, cioè, capace di ascolto, presenza e accompagna- mento. Un accompagnamento nella concretezza della situazione dei giovani, e quindi del singolo giovane, nei suoi interessi, nella sua vocazione, nelle sue fragilità e potenzialità. Tommi Boom/Flickr com 75 marzo 2020 amico MC

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