Missioni Consolata - Dicembre 2019

Se i benefici sono ipotetici Un cambio di strategia apparen- temente innocuo, in realtà gra- vido di conseguenze sia in termini politici che pratici. Sul piano poli- tico è la proclamazione del mer- cato a gestore principe dell’eco- nomia. Sul piano pratico è l’ante- posizione dell’interesse degli spe- culatori su quello dei cittadini. Quando la creazione di nuova mo- neta era al servizio dello stato per permettergli di finanziare nuovi servizi e creare posti di lavoro, i beneficiari diretti erano i cittadini e i disoccupati. Oggi che è al servi- zio di banche e Borsa, i beneficiari diretti sono gli speculatori. Certo della maggior disponibilità di de- naro possono approfittare anche gli imprenditori per effettuare nuovi investimenti e quindi creare posti di lavoro. Però la disponibi- lità di credito è condizione neces- saria ma non sufficiente per nuovi investimenti. Parallelamente ser- vono sbocchi di mercato che il quantitative easing non garanti- sce. Diverso è per lo stato che producendo gratuitamente per i propri cittadini, non ha mai il pro- blema di doversi procacciare i clienti. Per questo l’uso dello stato come canale di immissione di nuova moneta procura alla cit- tadinanza benefici certi, mentre il quantitative easing ne procura solo di ipotetici. Il primo paese a sperimentare il quantitative easing fu il Giap- pone nel 2001: l’economia rista- gnava e, avendo portato i tassi di interessi già a zero, senza otte- nere risultati, si illuse di poter spingere gli imprenditori a nuovi investimenti inondando il canale finanziario di denaro. Ma, nono- stante una crescita del 60% della base monetaria, le cose non an- darono molto meglio. Nel 2008 fu la volta degli Stati Uniti che, nel 2018, registravano una base mo- netaria 5 volte più alta rispetto a dieci anni prima (4mila miliardi di dollari contro 800). Nel 2015 an- che la Banca centrale europea si lancia nell’acquisto di titoli con nuova moneta al ritmo di 60-80 miliardi di euro al mese. Ha conti- nuato fino ai nostri giorni per un totale di oltre 2.500 miliardi di euro. Settanta del secolo scorso, le im- prese si sono fatte sempre più ag- guerrite fino ad imporre il trionfo assoluto del mercato. Quanto alla sfera pubblica è stata relegata al ruolo di garzone, il giovane di bot- tega che deve limitarsi a fare le leggi gradite al mercato e a gestire i servizi indivisibili come l’ordine pubblico, la giustizia (rapida per permettere ai mercanti di risol- vere rapidamente i loro conten- ziosi), la difesa dei confini, facendo ben attenzione a non occuparsi mai di servizi che il mercato vuole per sé come sanità, scuola, acqua, strade. Un disegno che ha avuto la sua massima espressione nell’U- nione europea, allorché ha affi- dato la gestione della moneta unica a una Banca centrale auto- rizzata ad interagire unicamente col settore privato. Il divieto impo- sto alla Banca centrale europea di prestare ai governi anche un solo centesimo, è stata la mazzata fi- nale data ai governi per svuotarli di qualsiasi possibilità di inter- vento in campo economico e ri- durli alla stregua di gelidi ammini- stratori di condominio che, se si azzardano a prevedere una pur minima spesa straordinaria, non hanno altra possibilità di finan- ziarla se non indebitandosi con le banche private in cambio di lauti tassi di interesse. Altrove non si è osato altrettanto. In Giappone, Stati Uniti, Gran Bre- tagna, le banche centrali conti- nuano ad avere fra i propri scopi il sostegno ai governi per il raggiun- gimento della piena occupazione e dello sviluppo sociale. Ma, nella pratica quotidiana, anche in questi paesi si sono affievoliti gli inter- venti tramite i governi mentre si son potenziati quelli tramite il ca- nale privato. Addirittura si è con- sentito al canale privato di godere di prerogative che, in passato, erano riservate all’ambito pub- blico. Stiamo parlando di inter- venti realizzati con moneta creata ex-novo. Ed è proprio questo il «quantitative easing» che alla let- tera significa «allentamento quan- titativo»: l’acquisto di titoli presso le banche e la borsa valori con mo- neta coniata di fresco con lo scopo di aumentare la base monetaria circolante nel sistema. Un sistema prigioniero del mercato Concludiamo parlando dei risul- tati concreti. Che sono discutibili sul piano del rilancio economico, vista la situazione di recessione all’orizzonte a livello mondiale. Di sicuro, è stato sostenuto il si- stema bancario che, dopo la crisi del 2007, traballava sulle due sponde dell’Atlantico. Così come è stato sostenuto il va- lore di molti titoli di borsa visti gli acquisti massicci delle banche centrali. Una mossa che oltre ad avere favorito i detentori di titoli, ha favorito anche i governi per- ché li ha messi al riparo da attac- chi speculativi al ribasso che avrebbero fatto aumentare i loro tassi di interesse. Un risultato senz’altro positivo per la colletti- vità, ma la collettività ci avrebbe guadagnato molto di più se quella stessa massa monetaria fosse stata utilizzata per liberare i governi dai loro debiti nei con- fronti delle banche. In più c’è da dire che l’inonda- zione del sistema con denaro fre- sco ha reso il mondo più insicuro da un punto di vista finanziario. Infatti l’alta disponibilità di cre- dito a buon mercato ha indotto molti fondi d’investimento a pro- curarsi in Occidente denaro a basso costo per prestarlo a inte- resse molto più alto a entità afri- cane, asiatiche, latino americane. Tanto che, se nel 1995 il debito dei paesi emergenti rappresen- tava il 10% del debito comples- sivo mondiale, oggi è al 28%. Una situazione pericolosa che po- trebbe rappresentare la prossima miccia d’innesco di una nuova crisi mondiale perché può ba- stare un brusco aumento dei tassi di interessi per mettere le realtà del Sud del mondo nella condizione di non poter pagare. E si sa, quando i debitori non pa- gano i problemi non sono loro, ma dei creditori che rimangono col cerino in mano. Triste oriz- zonte per un sistema che avendo perso totalmente di vista le per- sone è diventato ostaggio delle follie del mercato. Francesco Gesualdi DICEMBRE2019 MC 59 • Bance centrali | Riserve valutarie | Moneta | Tassi d’interesse • R MC

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