Missioni Consolata - Ottobre 2019

Però non tutti erano d’accordo con lui. Molte donne di Antiochia protestarono contro la sentenza. La più attiva di tutte fu una ricca vedova, Trifena, che aveva appena finito di piangere la morte di sua figlia che era più o meno della mia età. Aveva avuto anche un sogno nel quale la figlia le chiedeva di accogliermi nella sua casa perché po- tessi pregare per lei e aiutarla a entrare in cielo. Così rimasi nella sua casa tutti i giorni precedenti al- l’esecuzione e lei ottenne da Alessandro di potermi stare accanto fino all’ultimo. Nella pace di quella casa mi preparai a morire per unirmi al mio sposo Gesù. Sei poi stata sbranata dalle belve? Mi spogliarono completamente e mi misero nell’a- rena. Dovevo essere l’esca per lo spettacolo delle belve, ma le belve si fecero beffe degli uomini. Una leonessa mi si avvicinò e mi leccò i piedi, difenden- domi poi dagli altri animali, così io mi sedetti sulla sua groppa. Le belve si rifiutarono di uccidermi, mentre dagli spalti molte donne, insieme a Trifena, continuavano a protestare per la mia ingiusta con- danna. In quel momento sentii la mano di Dio su di me. Ca- pii che era venuto il momento del mio battesimo. C’era lì una grande vasca con dentro delle grandi fo- che grigie, molto feroci. Mi ci buttai pronunciando 4 chiacchiere con... 70 MC OTTOBRE2019 la formula del battesimo. Morire per risorgere con Cristo. Ma anche le foche non mi fecero nulla per- ché un fulmine improvviso le stordì. I presenti interpretarono quel fatto straordinario come un segno degli dei. Anzi, il governatore, scon- volto e allo stesso tempo ammirato dalla mia forza d’animo e dall’evento straordinario a cui aveva assi- stito, mi fece rivestire con vesti nuove e mi fece li- berare. Rivedesti ancora Paolo? Una volta libera e ormai cristiana battezzata in tutto e per tutto, andai da Paolo nella città di Myra. Per prudenza mi vestii da uomo e mi feci accompagnare da alcuni giovani cristiani. Rimasi con lui per un po’, ma poi Paolo stesso mi invitò a tornare alla mia città per annunciarvi la buona notizia di Gesù. Così tornai a Iconio dove rividi anche mia madre che ormai aveva accettato la mia nuova vita. Oggi si pensa che santa Tecla non sia mai esistita. Verosimilmente le storie narrate su di lei negli an- tichi testi sintetizzano in una persona simbolica le vite di martirio e santità di diverse giovani cri- stiane che hanno avuto la loro vita completamente cambiata dall’incontro con Cristo e hanno avuto il coraggio di andare contro la mentalità dominante. Molte sono le ragazze cristiane che nei secoli hanno pagato con il martirio la loro verginità do- nata a Cristo. Sopravvissuta al rogo e alle belve, che ne è stato poi di lei? I manoscritti presentano finali legger- mente diversi. La versione più nota racconta che Tecla si ritirò in eremitaggio in una grotta, dove aveva radunato altre donne che condividevano la sua vita. Chi era malato fisicamente o spiritual- mente, avvicinandosi a quel luogo, veniva guarito. Per questo i medici della regione avevano comin- ciato a odiarla, avendo perso i loro clienti. Però la temevano anche, perché pensavano fosse sotto la protezione della dea Artemide, la dea cacciatrice protettrice delle vergini. Così un giorno, Tecla era già novantenne, mandarono degli uomini per farle violenza, ma ancora una volta la santa sfuggì per intervento divino, scomparendo nella roccia della grotta. Santuari in suo onore sono sorti in tutto il mondo antico. Dipinti, statue, lapidi e affreschi sono sparsi un po’ ovunque, specie in Spagna e Germania. Tutti raffigurano momenti e simboli del suo leg- gendario martirio. La si vede quasi sempre con un leone al suo fianco, o vicina a una colonna con il fuoco alla base a memoria del rogo. Santa Tecla è la patrona dei malati di cancro alle ossa. Mario Bandera

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