Missioni Consolata - Luglio 2019
I l giudice Livatino nell’aula delle udienze aveva voluto un cro- cefisso, come richiamo di carità e rettitudine. Inoltre teneva un crocefisso anche sul suo tavolo, insieme a una copia del Vangelo, tutto annotato: segno che doveva frequentarlo piutto- sto spesso, almeno quanto i codici, strumenti quotidiani del suo lavoro. Su ogni pagina della sua agenda, in alto, in un angolino scriveva «std» che stava a significare «sub tutela Dei» affidando così ogni giorno della sua vita alla protezione di Dio. Il suo sincero senso del dovere messo al servizio della giustizia ne fa una specie di missionario: il «missionario del diritto». Il giorno in cui fu ucciso il giudice era da solo, aveva rifiutato la scorta proprio perché voleva proteggere altre vite, e viaggiava a bordo della sua Ford Fiesta rossa. Stava andando al lavoro, al tri- bunale di Agrigento, quando fu affiancato dall’auto e dalla moto dei suoi assassini. Rosario Livatino è diventato per tutti gli italiani un «faro ed esempio da seguire» per aver «scoperto e indagato sugli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria». In uno dei suoi appunti aveva scritto: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Don Mario Bandera 4 chiacchiere con...
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