Missioni Consolata - Giugno 2019

IO KHALED VENDO UOMINI E SONO INNOCENTE K haled è un ex combattente delle milizie di Misurata che hanno partecipato alla rivoluzione contro Gheddafi. Nel caos della Libia del dopo regime, dove non ci sono né vinti né vincitori, si ritrova a diventare traffi- cante di esseri umani. A volte stupra, a volte uccide. «Io Khaled vendo uomini e sono inno- cente», romanzo d’esordio di Francesca Man- nocchi, giornalista, documentarista ed esperta di migrazioni, è uno sconvolgente viaggio nella mente del suo protagonista, nel quale il confine tra il bene e il male, tra vittima e car- nefice, tra innocente e colpevole si fa poroso. Ingegnere mancato, ribelle tradito dalla ri- voluzione, perseguitato dalla morte in batta- glia dell’amato fratello Murad, Khaled non ha mai assa- porato il gusto della «libertà», perché la «guerra non è mai davvero finita». Con una prosa asciutta e scarna, l’autrice descrive in prima persona un personaggio che si ritrova sempre al «limite» in un paese che «puzza» come la corruzione dei ministeri, come «i negri» nelle stive dei barconi («il vero oro della nostra Libia»). I migranti che Khaled traffica non hanno volti né nomi, sono quasi una massa indistinta, la merce che gli serve per raggiungere il suo obiettivo: una vita comoda e tran- 82 MC GIUGNO2019 Librarsi A CASA NOSTRA N icoletta Ferrara e il marito Antonio Calò, insieme ai loro quattro figli, dopo il naufragio nel Medi- terraneo del 18 aprile 2015 che provoca quasi mille morti, decidono di accogliere in casa sei ragazzi africani, tutti musulmani: Ibrahim, Tidjane, Sahiou, Mohamed, Saeed e Siaka. «A casa nostra» è il diario che Nicoletta, maestra di scuola primaria di Treviso, ha tenuto negli anni. Vi rac- conta una «straordinaria» avventura che sin dal princi- pio sembra figlia di un «disegno più ampio». Come i Calò, tra lingue che si mescolano, una pastasciutta e un piatto africano, stentati racconti delle torture subite in Li- bia, sono diventati una vera e propria famiglia «allar- gata» che tuttoggi vive unita e affiatata. Quelle di Nicoletta Ferrara sono pagine profonde, che ri- specchiano la fede granitica della sua famiglia che non vacilla mai, nemmeno davanti all’ennesimo rifiuto di una protezione umanitaria, all’ennesimo insulto sui social, alla diffidenza di amici e vicini. Oggi i ragazzi lavorano tutti, parlano la nostra lingua, si stanno costruendo una vita in Italia. Sono sei volti, sei nomi, sei storie che ritrovano dignità attraverso la voce dell’autrice: «Ho pensato alle immagini degli sbarchi e a come ciascuno nella massa si confonda, mentre invece ciascuno porta su di sé una storia, degli affetti lasciati, una mamma e un papà che aspettano un ritorno, una moglie in attesa, delle speranze e una voglia di vita che nessuno ha il diritto di negare. Nessuno». Il libro, scritto con grande sensibilità, dolcezza e una buona dose di ironia, è soprattutto il racconto della sua personale vicenda di madre di dieci figli. Un punto di vi- sta inedito che forse ancora mancava nell’ampia lettera- tura disponibile oggi sul tema dell’immigrazione. «A casa nostra» è un inno alla solidarietà, che richiama tutti a farsi artefici di una società migliore. Il libro: Francesca Mannocchi, Io Khaled vendo uomini e sono innocente , Einaudi, Torino 2019, pp. 204, euro 17,00. # Il libro: Nicoletta Ferrara, A casa nostra. I nuovi ragazzi della famiglia Calò , Emi, Verona 2019, pp. 144, euro 15,00. # quilla a Istanbul. L’unica a la- sciare un segno è Fouzieh, la si- riana di Homs annegata insieme al piccolo Bilal perché priva del denaro necessario per pagare i salvagenti. Fouzieh lo perseguita nelle sue notti agitate, forse sim- bolo di una pietas dalla quale Kha- led pensava di essersi «salvato». «Io Khaled vendo uomini e sono innocente» è un libro coinvolgente, a tratti inquietante, nel quale la vera protagonista è l’ambiguità, quella di Khaled e quella della stessa Libia, dilaniata da guerre inte- stine, mai veramente liberata, né dai vecchi colonialisti né dalla feroce dit- tatura del rais. È un profondo chiaro- scuro, dove tutti, in qualche modo, sono complici del male - «siamo tutti piccoli Satana (Gheddafi), tutti piccoli dittatori di noi stessi», conclude Khaled -, e dove nessuno può sentirsi davvero libero e in- nocente.

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