Missioni Consolata - Giugno 2019

(forse entrambi)». Secondo Mis- soni, il nuovo direttore ha un’e- sperienza nella cooperazione allo sviluppo «limitata alla burocrazia […], ma la gestione di una Agenzia di cooperazione allo sviluppo avrebbe richiesto altre compe- tenze (anche di un po’ di “gavetta” nei Pvs). E poi, di quale autonomia (di pensiero e azione) sarà capace nei confronti della “casa ma- dre”?». Più incline a smorzare i toni è stato Nino Sergi, fondatore di Intersos , organizzazione specializzata nel- l’intervento umanitario d’emer- genza, e policy advisor della rete di Ong Link2007 , che definisce fuor- viante il titolo dell’articolo di Cia- voni su la Repubblica . Il punto non è, a detta di Sergi, se abbia o meno vinto la diplomazia, ma se la scelta di Maestripieri sia quella giusta per contribuire a far funzio- nare la cooperazione italiana, a migliorarne la qualità e a renderla più efficace. «Oggi la decisione è stata presa e lo sforzo va tutto in- dirizzato a sostenere il nuovo di- rettore nel non facile suo compito. È ciò che ho fatto», conclude il fondatore di Intersos , «quando è stata nominata Laura Frigenti (precedente direttrice dell’Aics, ndr ), anche se avrei preferito un’altra scelta». Infine, arriva da Silvia Stilli, porta- voce dell’ Associazione Ong Ita- liane (Aoi), un invito all’esame di coscienza: «Credo che tutta que- sta vicenda in ogni caso meriti una riflessione su come sia percepita la cooperazione internazionale fuori dai nostri contesti di vita ad essa dedicata». Nel suo commento, Stilli sembra voler suggerire che è mancata una nutrita e credibile rappresentanza di candidati non squisitamente ministeriali: «Chi si è candidato all’uscita dell’avviso pubblico dei vari attori? Chi vuole mettersi in gioco in questo per- corso? […[ Mi riferisco senza peli sulla lingua al “mio (?) mondo”. Antonio Raimondi escluso. […] Non sono ottimista e non mi va di dare sempre la colpa ai governi». Come dire: se i candidati qualifi- cati e motivati esterni al recinto della diplomazia non si fanno avanti, è ancor più facile che poi «vinca la Farnesina». dati provenienti da altri settori - a cominciare dalla società civile - dall’altro. La prima fase della selezione ha vi- sto uno dei concorrenti «esterni», l’ex presidente della Ong Vis, orga- nizzazione di ispirazione salesiana, poi sindaco di Gaeta e portavoce del network di Ong Cini, Antonio Raimondi, ricorrere al Tar «contro la totale mancanza di trasparenza e contro le palesi ingiustizie da parte della commissione esamina- trice nel proporre la “lista ri- stretta” al ministro degli Esteri» @ . Non meno polemico è stato Edoardo Missoni, medico specia- lizzato in medicina tropicale e se- gretario generale dell’Organizza- zione mondiale del Movimento Scout dal 2004 al 2007, che sul blog info-cooperazione così ha commentato @ l’incarico al diplo- matico toscano: «Era il candidato della Farnesina. Hanno avuto biso- gno di tredici mesi per decidere quello che avevano già deciso». Dato il suo precedente ruolo alla «Dgcs che controlla l’Aics», rincara Missoni, a sua volta candidato alla direzione dell’Agenzia nel 2015, «difficile pensare che non abbia avuto voce in capitolo nell’orga- nizzare il concorso al posto per il quale si era candidato. Conflitto d’interessi? L’Avvocatura dello stato deve aver chiuso un occhio Intanto la cooperazione frena Il 10 aprile è uscito il rapporto an- nuale dell’Ocse @ sull’aiuto pub- blico allo sviluppo (Aps), che in- troduce un nuovo metodo per mi- surarlo @ . Sarà pienamente utiliz- zato solo dal 2019 ma già per il 2018 l’Ocse pubblica i dati preli- minari ottenuti utilizzando la nuova misurazione, che si basa non più sul cosiddetto cash flow , cioè il complessivo valore dei pre- stiti fatti ai paesi, ma sul grant equivalent , cioè la componente di dono contenuta in questi prestiti. Il principio, insomma, è che chi fa un dono ( grant ) «aiuta di più» ri- spetto a chi concede un prestito, ed è necessario misurare l’aiuto in modo da evidenziare più chiara- mente questa parte di regalo. Utilizzando il nuovo metodo, nel 2018, i 30 paesi donatori membri del Development Assistance Com- mittee (Dac, in italiano Comitato di assistenza allo sviluppo) hanno fornito aiuti per un totale di 153 miliardi di dollari, con gli Stati Uniti primo donatore (34,3 mi- liardi) seguiti da Germania (25), Regno Unito (19,4,), Giappone (14,2) e Francia (12,2 miliardi). Se si guarda la percentuale del- l’aiuto rispetto al Pil , a superare la soglia dello 0,7% sono stati solo la Svezia (1,04%), il Lussemburgo (0,98%), la Norvegia (0,94%), la Danimarca (0,72%) e il Regno Unito (0,7%). Utilizzando invece il metodo del cash flow , il totale dell’Aps per i paesi Dac è stato di 149,3 miliardi di dollari, con una contrazione del 2,7% rispetto all’anno precedente causata principalmente dalla di- minuzione dei costi per l’assi- stenza ai rifugiati nei paesi dona- tori. L’Italia è passata dai 5,86 mi- liardi di dollari del 2017 agli at- tuali 4,9: una diminuzione del 21,3%. La riduzione dei costi per i rifugiati è responsabile di questo calo solo per meno della metà: al netto di questa voce, infatti, l’aiuto italiano è comunque dimi- nuito di oltre 12 punti percentuali e si attesta sullo 0,24% del Pil a fronte di uno sforzo medio dei paesi Dac pari allo 0,38% @ . Chiara Giovetti 74 MC GIUGNO2019 Cooperando…

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