Missioni Consolata - Giugno 2019

parte delle innova- zioni sarebbero copiate in maniera abusiva procu- rando alle imprese americane un danno per 50 mi- liardi di dollari. Di qui i dazi punitivi contro la Cina. La seconda accusa rivolta alla Cina è che sostiene in maniera ec- cessiva con aiuti statali le proprie imprese. La prova sarebbe conte- nuta nel documento di program- mazione economica adottato dal governo cinese nel 2015, noto come Made in China 2025 . Il piano, che si pone l’obiettivo di trasformare la Cina in un leader mondiale in alcuni settori chiave come i semiconduttori, la robo- tica, l’intelligenza artificiale, l’e- nergia rinnovabile, l’auto elettrica, il materiale biomedico, prevede di farlo attraverso una serie di mi- sure che le autorità americane bollano come concorrenza sleale. Non solo perché le imprese cinesi possono godere di sovvenzioni pubbliche nell’ambito della ri- cerca, ma anche perché sarebbero previste delle procedure di acqui- sto che privilegiano le imprese na- zionali a detrimento di quelle estere. La terza accusa, infine, è che la Cina continua ad imporre troppi li- loro in- venzioni senza li- cenza, che poi significa autorizza- zione a pa- gamento. Per capire quanto sia potente la lobby dell’innovazione tecnologica, basti dire che uno dei 15 trattati istitutivi dell’Organizza- zione mondiale del commercio è dedicato proprio alla proprietà in- tellettuale con lo scopo di definire i principi a cui ogni stato deve uniformarsi quando legifera in materia. Naturalmente la regola d’oro è che nessuna impresa può usare l’invenzione messa a punto da un’altra impresa senza con- tratto di licenza. E i risultati si ve- dono: la proprietà intellettuale smuove ogni anno svariate centi- naia di miliardi di dollari a livello mondiale, con gli Stati Uniti in cima alla lista dei beneficiari. Nel 2017, le licenze sui brevetti hanno generato a favore delle imprese statunitensi incassi per 128 mi- liardi di dollari, di cui 8,8 miliardi da imprese cinesi. Il governo sta- tunitense, tuttavia, ritiene che la cifra copra solo una piccola parte dei benefici realmente goduti dalle imprese cinesi, perché gran E la chiamano economia 301, la legge Usa che consente agli Stati Uniti di porre limitazioni alle importazioni provenienti dai paesi che adottano pratiche sleali, Trump ha decretato aumenti doganali sui prodotti provenienti dalla Cina. Al primo provvedimento, adottato nell’aprile 2018, ne sono seguiti al- tri, per cui si è messa in moto un’e- scalation della quale al momento è difficile prevedere gli esiti, perché ad ogni iniziativa statunitense la Cina reagisce con contromosse uguali e contrarie. Al di là di questa contrapposizione, è importante sottolineare che la questione com- merciale è usata come pretesto per mettere i puntini sulle «i» su una serie di altre questioni, anch’esse di importanza strategica per le im- prese statunitensi. Le accuse e i dazi punitivi Tre le questioni di fondo: la pro- prietà intellettuale, gli aiuti pub- blici, l’accesso al mercato cinese. La proprietà intellettuale è un tema che sta molto a cuore alle im- prese americane basate sull’innova- zione. In particolare quelle delle te- lecomunicazioni, dell’elettronica, della chimica, della farmaceutica, dei macchinari. La loro espansione si basa sulla capacità di elaborare prodotti nuovi, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, per cui è di vitale importanza che nessuno possa utilizzare le loro scoperte o le © f o t o F o r e i g n a n d C o m m o n w e a l t h O f f i c e

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