Missioni Consolata - Giugno 2019

Ambedue vivono sotto il segno dell’emergenza e della riscoperta del ruolo fondamentale dei cate- chisti laici. Poco dopo la dichiarazione d’indi- pendenza del Mozambico nel 1975, con l’ascesa al potere del Fronte per la liberazione del Mo- zambico (Frelimo) e la sua dichia- rata posizione marxista leninista, ostile alla Chiesa, inizia un periodo di vera persecuzione, con espro- priazioni, restrizioni di ogni genere all’attività pastorale, negazione dei visti d’entrata nel paese ai mis- sionari stranieri. Molte missioni si vedono svuotate dei loro missio- nari e sacerdoti. Nascono allora piccole comunità cristiane che si radunano non più attorno ai sa- cerdoti, ma a quelli che vengono chiamati «missionari laici», cioè i catechisti che svolgono un’attività di custodi, di testimoni e di anima- tori delle comunità cristiane. Una lunga guerra civile Negli anni immediatamente suc- cessivi all’indipendenza, il Mozam- bico è teatro di una lunga e san- guinosa guerra civile, durata ben 17 anni, tra il Frelimo al potere, e il movimento di guerriglia anticomu- nista Resistenza nazionale del Mo- zambico (Renamo). Durante la guerra civile varie mis- sioni si trovano coinvolte nel con- flitto: molti sacerdoti, religiosi, re- ligiose e laici vengono sequestrati. Alcuni testimoniano l’adesione a Cristo con il martirio. La «Chiesa ministeriale» L’Assemblea pastorale nazionale di Beira del 1977 costituisce un av- venimento centrale per la chiesa mozambicana sotto il marxismo e colpita dalla guerra civile. Con una nutrita rappresentanza di laici delle piccole comunità cristiane, la chiesa legge i segni dei tempi e traccia coraggiosamente il pro- getto di trasformarsi da «chiesa del popolo» in « Igreja ministerial » (chiesa ministeriale), mediante la valorizzazione dei ministri laici. Le comunità sono chiamate a strutturarsi secondo ministeri, ser- vizi che il Signore va suscitando. Così viene riformulata la forma- zione da offrire ai catechisti per rendere più facile ed efficiente la presenza viva della chiesa in tutte le comunità diffuse nei vasti terri- tori delle missioni. In queste mis- sioni i catechisti diventano dav- vero «custodi, testimoni e anima- tori delle comunità cristiane». GIUGNO2019 MC 27 MC A • Martirio | Guerra civile | Chiesa perseguitata | Catechisti • Questa chiesa mozambicana, nel tempo della prova, è in grado di produrre martiri. Pensiamo anzitutto a quelli che sa- ranno formati nel Centro catechi- stico di Anchilo per svolgere la loro attività missionaria nella zona di Nampula e che saranno uccisi sul campo di missione e, in secondo luogo, a quelli di Guiúa di cui par- liamo qui, che saranno uccisi du- rante la loro preparazione proprio nelle vicinanze del centro. I 24 martiri di Guiúa È il 21 marzo del 1992, il Centro catechistico di Guiúa accoglie quindici famiglie provenienti delle missioni di Maimelane, Ma- pinhane, Vilankulo, Muvamba, Funhalouro, Morrumbene, Moco- doene, Jangamo, Guiúa e Inham- bane, tutte già provate duramente dalla guerra. Si trovano nel Centro formativo di Guiúa per essere pre- parate al loro ministero. Già durante il giorno si sentono colpi di arma da fuoco echeggiare da lontano, ma sembra che non ci siano pericoli immediati. Verso le 23, invece, le famiglie, le religiose francescane e i due missionari della Consolata, Andrea Brevi e John Njoroge, presenti nel cen- tro, si rendono conto di essere stati accerchiati da un nutrito gruppo di giovani uomini (alcuni paiono avere tra 10 e 15 anni), forse allo scopo di saccheggiare la struttura. Visto il pericolo, ogni famiglia si chiude ciascuna nella casetta che gli è stata assegnata per il sog- giorno, ma ben presto i guerri- glieri iniziano a sparare e a tirare fuori con violenza le famiglie dalle abitazioni. Due catechisti che pro- vano a fuggire venogno uccisi, gli altri vengono radunati. Ad un certo punto si sentono due colpi di mortaio sparati dall’esercito regolare che presidia il vicino ac- quedotto. Un gruppo di guerri- glieri allora si dirige verso i sol- dati, ma non li trova e ritorna in- dietro. Raggruppate le persone che sono riusciti a tirare fuori dalle abita- zioni fino a quel momento, i guer- riglieri le fanno camminare con loro per 500 metri e si fermano nei pressi di una capanna per in- © AfMC Marco Bello Qui : le tombe dei martiri a Guiúa, non lontano dal centro di formazione per catechisti. Sotto : una cerimonia di ricordo dei martiri di Guiúa nella zona delle tombe. #

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