Missioni Consolata - Maggio 2019

36 MC MAGGIO2019 D stesse tigri protette ha la sua parte. Il timore di essere intercettati dalle guardie fore- stali spinge la maggior parte dei pescatori a re- carsi in luoghi meno visibili, esponendosi di fatto ai possibili attacchi dei felini. Per il dipartimento forestale del Bengala gli attac- chi mortali delle tigri sono dieci all’anno, ma per le comunità locali e le organizzazioni che operano nel territorio, i morti sono almeno dieci al mese 2 . Mentre visitiamo il villaggio di Muthurakhanda, abbiamo l’onore di conoscere il capo del villaggio, Ankul Das, che ci racconta: «Nel corso degli anni la popolazione di granchi, gamberetti e pesci è di- minuita nelle zone cuscinetto (zone attigue alla ri- serva, accessibili alla popolazione, ndr ). Gli abi- tanti dei villaggi entrano illegalmente nella zona centrale alla ricerca di una buona pesca, e alcuni vengono uccisi. Poiché queste morti non vengono denunciate, il governo ne rimane all’oscuro». Le numerose vedove del Sundarbans spesso non ricevono alcun compenso per la loro perdita: un eventuale rimborso è stabilito solo se il pescatore viene aggredito dalle tigri in acque legali. Da quando il «progetto tigri» è stato inaugurato, il numero dei felini è in crescita. Nilanjan Mallick, il direttore della riserva del Sundarbans, lo con- ferma al quotidiano «The Tribune» 3 : le videoca- POPOLAZIONI INDIGENE IN INDIA I popoli originari dell’India, o adivasi, rappresen- tano l’8,6 per cento del totale della popolazione indiana, circa 104 milioni di persone (secondo il censimento del 2011). L’uso del termine adivasi ri- sale al periodo coloniale e si parla di comunità tribali già nel primo censimento del 1901. A livello istituzionale le comunità tribali in India ven- gono riconosciute con la locuzione scheduled tribes (St) che appare per la prima volta nella costituzione indiana del 1950, nell’articolo 366 (25). In essa si at- tribuiscono agli adivasi diritti legati al loro stato di marginalità storica e alla loro diversità culturale, con- siderata una ricchezza per il paese. Secondo l’Iwga ( International work group for indige- nous affairs ) «in India, ci sono 705 gruppi etnici uffi- cialmente riconosciuti come scheduled tribes. Ci sono poi diversi gruppi indigeni non riconosciuti. La maggiore concentrazione di queste popolazioni si trova nei sette stati Nord orientali dell’India e nella cosiddetta “cintura tribale centrale” che si estende dal Rajasthan al Bengala occidentale». Gli adivasi vi- vono in tutta l’India, ma principalmente nelle zone montuose e collinari, lontano dalle pianure fertili. Tra le comunità più conosciute vi sono i Santhal e i Gond nello stato di Orissa, i Baiga in Chattisgarh, i Gujjar e i Tharu in Uttar Pradesh e Uttarakhand. La lotta indigena per il bene comune Gli adivasi considerano la terra come una risorsa comune, e tradizionalmente hanno sempre control- lato e gestito le risorse naturali disponibili attra- verso istituzioni comunitarie consolidate. La maggior parte di queste comunità vive in aree fortemente boscose, la loro economia si basa prin- cipalmente su un’agricoltura di sussistenza, sulla caccia o la raccolta. Le politiche Indiane da decenni sfruttano le risorse naturali delle terre ancestrali indigene danneg- giando l’ambiente e minando lo stile di vita delle popolazioni native. I numerosi conflitti, a volte ar- mati (come in Bhastar, Chattisgarh), tra lo stato e le comunità indigene, continuano a perpetuarsi in tutto il territorio indiano, incidendo sul loro stato di povertà e di salute. Per questo motivo, un gran nu- mero di membri di queste comunità si ritrova a do- ver migrare nelle grandi città come New Delhi, Mumbai e Calcutta, nelle quali vengono spesso sot- topagati e posti alla mercé di grandi impresari e la- tifondisti 1 . E.F. N OTE : 1 Karnika Bahuguna, Madhu Ramnath et al., Indigenous peo- ple in India and the web of indifference , DownToEarth, 10/08/2016. D

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