Missioni Consolata - Aprile 2019

82 MC APRILE2019 Librarsi Alejandro Solalinde, Lucia Capuzzi, I narcos mi vogliono morto , prefazione di don Luigi Ciotti, Emi, Verona 2017, pp. 176, 15 Euro. «P lata o plomo»: soldi o una pallottola. Ogni anno in Messico transi- tano mezzo milione di migranti indocumentados che dal Centroa- merica in preda alla violenza tentano di raggiungere gli Stati uniti in cerca di un futuro migliore. Sulla loro strada trovano la ferocia dei narcos , ban- diti che - oltre a far soldi con la droga - si arricchiscono sulla pelle dei mi- granti grazie a rapimenti, traffici di organi, schiavismo e prostituzione. Alejandro Solalinde non è rimasto a guardare. Dopo una vita da prete «nor- male», ha iniziato ad aprire le porte del cuore e di casa agli stranieri che cer- cavano un rifugio, un pezzo di pane, una parola di conforto. Non ha taciuto, padre Alejandro: ha denunciato i soprusi dei trafficanti, le connivenze della politica, la corru- zione della polizia. I narcos gliel’hanno giurata: sulla sua testa pende una taglia di 1 milione di dollari. Di qui le minacce, i tentati omicidi, una scorta di 4 uomini per difendere un uomo che difende gli indifesi. La vicenda di padre Alejandro - per la prima volta qui raccontata da Lucia Capuzzi - si intreccia con i 20mila migranti rapiti ogni anno in Messico, uomini, donne e bambini che spariscono nel nulla. E con i 20mila indocumentados accolti da questo prete tenace. Persone alle quali Solalinde dedica la vita in nome di quel Dio schieratosi dalla parte degli ultimi. «I sequestri cominciarono senza che ce ne accorgessimo. Gruppi di migranti sparivano. Mi misi ad inda- gare. I conti non tornavano. Era evidente che molti si perdevano per strada. Dove finivano? Con molta pazienza riuscimmo a ricostruire la macchina dei sequestri. Ero un prete: mi occupavo di teologia e psi- cologia. Capii che mi stavo per infilare in un enorme guaio. Eppure non potevo né volevo evitarlo. Non c’era tempo per pensare a me. C’erano delle persone indifese in pericolo, in tremendo pericolo. Sapevo che dovevo fare qualcosa», Alejandro Solalinde. da emi.it L’IDEA GIUSTA DI DIO «Siamo nati nel sistema capitalista, una condizione che impone il denaro come valore supremo; solo dopo viene Dio e infine la gente. Il Dio della vita è stato espulso dall’economia e rinchiuso nei templi. Ogni giorno au- mentano i poveri e cresce la diseguaglianza. Quel che è peggio è che stiamo accogliendo tutto questo come nor- male. E non manca chi attribuisce a Dio queste ingiusti- zie, assicurando che questa è la sua volontà. [...] In tale voragine di idee, le cupole del potere economico impon- gono come verità indiscutibili la loro versione di ciò che noi “dobbiamo” vedere e credere». Nel solco della letteratura profetica, padre Solalinde si preoccupa di ristabilire la giusta immagine di Dio, quella di cui l’uomo può nutrirsi per trovare la salvezza. Il suo Dio non è quello usato da alcuni per giustificare le ingiu- stizie, ma quello che offre tutto se stesso per il bene del- l’umanità. Se al centro ci fosse Dio con il suo Regno, l’uomo vivrebbe nella pienezza. «La crisi del mondo at- tuale, e in particolar modo del mio Messico, è in fondo una crisi di relazioni interpersonali: tra persone fisiche e persone giuridiche, tra persone umane e persone divine. [...] Qual è il riferimento affidabile che ci permetterà di uscire da questa crisi generalizzata? A partire dalla fede cristiana che professo, io propongo il Regno di Dio [...]. Non per niente questo è il tema centrale dell’insegna- mento del giovane Maestro di Nazareth. Nei Vangeli tro- viamo più di novanta occorrenze di “Regno di Dio” o “Regno dei cieli”. [...] Gesù non predica se stesso, parla della sovranità di Dio». Gesù realizzò nella sua persona la sovranità di Dio inaugurando l’esperienza più inclusiva e aperta che sia esistita nella sto- ria dell’umanità. «Bisogna cre- dere nel Regno e allo stesso tempo esserne operatori effi- caci, affinché sia davvero l’amore divino a governare [...], a partire dalla lettura dei segni dei tempi e dall’accompa- gnamento pastorale degli ultimi, degli esclusi». UNA VITA RADICALMENTE CAMBIATA Il Regno di Dio non è un’utopia. È una realtà già vivente e operante che cresce con la crescita della sua cono- scenza da parte dell’uomo. Una realtà bella anche per- ché si prende carico della condizione contraddittoria e fragile dell’uomo. Sono belle le parole del sacerdote mes- sicano sul «rilievo umano», cioè sulla storia particolare, personale di ciascun operatore del Regno: «Chiamo “ri- lievo umano” la storia di ogni persona [...]. Nessuno può cancellare il passato! E neppure può ignorarlo [...]. Quello che invece possiamo fare è assumerlo, impararne la lezione, leggerlo entro una nuova narrazione positiva, accettarlo. [...] Il Dio rivelato da Gesù Cristo si carica del nostro passato e lo redime, invitandoci a un presente equi- librato e a scrivere una nuova storia personale d’amore. [...] Gesù ci accetta come siamo, incondizionatamente, [anche] se siamo stati assassini o carnefici [...]. Dio chiama tutti alla santità, ma lo farà sempre a partire dal “rilievo” di ciascuno». La via della realizzazione del Re- gno è la storia individuale di ognuno, nel momento in cui si mette in relazione vitale con Dio Trinità, con gli altri e con il creato. Come la storia di ogni singolo è segnata dalle storie degli altri e del mondo, anche la storia degli altri e del mondo è segnata dalla storia di quel singolo. Questo, per Solalinde, è il Regno di Dio: una vita do- nata, una vita radicalmente cambiata in Gesù. Luca Lorusso N OTE : 1 Paolo Moiola, Un salto nel buio , MC, ottobre 2017, p. 51 .

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