Missioni Consolata - Aprile 2019

lioni di mancato introito per le casse dello stato congolese, con- clude il rapporto, equivale al dop- pio di quanto il Congo ha speso nel 2012 per istruzione e sanità. Più sviluppo meno migrazione? Sulla rivista dei gesuiti Aggiorna- menti Sociali , il sociologo delle mi- grazioni Maurizio Ambrosini se- gnala che secondo diverse ricer- che sul rapporto fra aiuto e migra- zione «in una prima non breve fase lo sviluppo incrementa le partenze: più gente accede alle ri- sorse per muoversi, accresce l’i- struzione, si apre a nuovi orizzonti e aspirazioni. Solo in seguito, dopo diversi anni, l’emigrazione cala» @ . È la cosiddetta «gobba della mi- grazione» o migration hump : studi storici e comparati, si legge in un documento dell’ Istituto Te- desco per le Politiche dello Svi- luppo , hanno mostrato che quando la crescita economica e l’innalzamento del livello dei red- diti sono tali che un paese non è più definibile a basso reddito, l’e- migrazione inizialmente aumenta. Solo quando il paese diventa a medio reddito è ragionevole aspettarsi una diminuzione del fe- nomeno @ . Per riassumere: chi ci dice che il problema della migrazione degli africani si risolve aiutandoli a casa loro, in sostanza, ci sta dicendo che bisogna almeno raddoppiare i fondi italiani per lo sviluppo, met- Altra nota dolente è quella della svendita delle risorse naturali: sono numerosi e documentati i casi di funzionari pubblici o mem- bri dei governi africani che, in cambio di tangenti, hanno ceduto a imprese straniere i diritti sullo sfruttamento delle risorse mine- rarie a prezzi stracciati. Un esempio per tutti: il rapporto cita uno studio pubblicato nel 2013 dalla Ong britannica Global Witness e dall’ Africa Progress Pa- nel , un gruppo di studiosi e leader africani all’epoca presieduto dal- l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Lo studio si concen- trava su cinque grandi concessioni per estrazione mineraria in Re- pubblica Democratica del Congo e riportava che lo stato congolese aveva accettato di cedere i diritti di estrazione alle compagnie ac- quirenti - tutte società offshore con sede nelle Isole Vergini Bri- tanniche - per un miliardo e 360 milioni in meno rispetto al valore di mercato, praticando alle aziende «sconti» fino al 95%. I di- ritti sono poi stati acquistati da due grandi multinazionali, la Enrc ( Eurasian Natural Resources Cor- poration , fondata in Kazakistan e quotata in borsa a Londra) e l’an- glo-svizzera Glencore , mentre le società offshore sono risultate le- gate a Dan Gertler, uomo d’affari israeliano membro di una delle fa- miglie più influenti nel mercato dei diamanti. Il miliardo e 360 mi- tersi d’accordo con una trentina di altri paesi donatori perché il de- naro sia usato al meglio, convin- cere la parte corrotta delle élites africane e la parte corruttrice delle grandi aziende internazionali - italiane comprese - a piantarla e, fatto questo, metterci comodi e pazientare ancora qualche anno perché lo sviluppo nei paesi afri- cani sia sufficiente a far diminuire l’emigrazione invece che incre- mentarla. «Sapevatelo», diceva un famoso comico. Chiara Giovetti Cooperando… © WFP-FFA / Amboasary, Madagascar Gli africani in Italia Al 1° gennaio 2018 (ultimo dato Istat disponibile) su un totale di popolazione straniera non comunitaria pari a 3 mi- lioni e 715mila circa, gli afri- cani residenti in Italia erano circa un milione e cento. Di questi, 651mila venivano da Maghreb e Mashreq, cioè Ma- rocco, Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto: i paesi del Nordafrica. I cittadini dei paesi subsahariani erano quindi intorno alle 444mila unità. Le comunità con più di 20mila persone sono Marocco (416mila), Egitto (119mila), Ni- geria (106mila), Senegal (quasi 106mila), Tunisia (quasi 94mila), Ghana (poco meno di 50mila) e Costa d'Avorio (30mila). Poco meno di 20mila sono poi gli algerini, i gambiani e i maliani. C.G.

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