Missioni Consolata - Aprile 2019

DAI LETTORI E DAI MISSIONARI Cari mission@ri RISPONDE IL DIRETTORE In queste pagine diamo spazio a tutte le lettere, email omessaggi che riceviamo, purché chiaramente firmati. APRILE2019 MC 5 RICORDI INDELEBILI DAL MOZAMBICO Un anno dopo il mio rien- tro, voglio dire un grosso grazie ai missionari e missionarie della Conso- lata. Sono un sacerdote della diocesi di Vercelli e dal 2002 al 2018 ho vis- suto con loro in Mozam- bico, dove ho trovato già formazione ed animazio- ne cristiana. Quando parlo dei missionari del- la Consolata è come se parlassi della mia fami- glia. Ho vissuto a lungo a Maimelane, una missio- ne da voi fondata. Lì ho trovato ancora tre suore della Consolata che dopo la rivoluzione sono ritor- nate per continuare l’e- vangelizzazione. E con esse ho appreso ancora meglio il vostro carisma. Sì perché le suore erano sempre assistite dai pa- dri che vivevano a Vil- lankulo o a Mambone o a Massinga. Quello che mi ha lasciato sbalordito è l’enorme la- voro fatto per fondare quelle missioni, sia lavo- ro manuale e che lavoro di evangelizzazione. Nel- le due missioni in cui ho vissuto mi ha impressio- nato l’enorme costruzio- ne della stupenda chiesa. Poi la costruzione delle aule per scuola e cate- chesi e anche un ospeda- le che però, appena fini- to, è stato nazionalizzato dal governo e ora giace abbandonato e cadente. La presenza delle suore ha dato continuità alla vi- ta della missione. Dopo la guerra tre suore sono rientrate a Maimelane e sr. Elisabetta Possamai ha riaperto le cinquanta cappelle sparse nella fo- resta formando, in cin- que anni, almeno 250 ca- techisti di cui dodici, i più validi, sono diventati for- matori dei futuri nuovi catechisti. L’altra suora, sr. Clemenzia, infermie- ra, aveva avuto in dono u- na motocicletta con la quale andava a casa degli ammalati ed aveva fon- dato un centro nutrizio- nale (dove i bambini rice- vevano cibo e cure medi- che). Poi c’era sr. Florentina, la quale seguiva le donne insegnando a cucire, rammendare e tenere il decoro della chiesa, della loro casa e l’igiene dei fi- gli. Ed al sabato riusciva a dare catechesi in lingua locale alle mamme. Ho cercato in questi anni di conservare la vostra missione perché in essa vedevo un enorme lavoro fatto con competenza e fatica. I padri a Maimela- ne avevano pure fatto u- na piantagione di arance, mandarini e pompelmi. Una scelta fatta con ocu- latezza, perché non ma- turavano tutti allo stesso tempo ma a tempi alter- nati. Siamo riusciti a conservarne solo un centinaio di piante, per- ché il resto fu distrutto da anni di incuria e ab- bandono. Abbiamo an- che rimesso in ordine un’enorme cisterna che serviva per recuperare acqua piovana per tutta la missione. Dopo vari anni sono pas- sato alla missione di Mangonha prima sede della missione Massin- ga. Anche lì era tutto na- zionalizzato ed abbando- nato. In quel periodo mi ha aiutato molto padre Arturo Marques con i suoi insegnamenti, o- rientamenti e memorie del passato, essendo stato uno dei tanti ad a- vervi servito. Lì ho riordi- nato la chiesa che era al- quanto abbandonata, an- Da sinistra (in senso orario) : la chiesa di Mangonha; sr. Mi- chela con bambini dell’asilo; don Carlo con sr. Elisabetta il giorno dell’addio a Maime- lane; la chiesa di Maimelane; sr. Clementina. #

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