Missioni Consolata - Marzo 2019

FILIPPINE Il Centro di riabilitazione per tossi- codipendenti Bitucan si trova a Taguig City, altra città alle porte di Manila. Ubicato all’interno di un compound della polizia, è uno dei più grandi del paese e rientra nelle quaranta strutture di recu- pero riconosciute dal governo. Il dottor Bien Leabres è il direttore sanitario della struttura: «Nell’a- gosto del 2016 abbiamo toccato un picco di 1.500 persone. Da al- lora la media mensile è di mille pazienti, anche se il nostro centro non potrebbe ospitarne più di 500 tra uomini e donne». Tutti s’inchinano al suo passaggio. « Good morning Sir! », sono le uni- che parole proferite dalle bocche dei pazienti. Ovunque regnano il silenzio più assoluto e la disci- plina. Indipendentemente da età e sesso, sembrano tutti automi svuotati di ogni volontà. «Nel 90 per cento dei casi, i nostri pazienti fanno uso di shaboo . Il re- stante 10 per cento si divide tra marijuana, ecstasy e cocaina». Il dottor Leabres viene interrotto in continuazione da infermieri che gli portano incartamenti da fir- mare. «L’intero ciclo di riabilita- zione può andare dai sei mesi a un anno. Successivamente i nostri pazienti devono tornare qui con una certa regolarità, di solito una volta a settimana, per seguire un altro programma sanitario. Pa- gano solo una parte della quota mensile, 3mila pesos (circa 50 euro), mentre alla parte restante, 12mila pesos (circa 200 euro), ci pensa lo stato. Ma se il paziente è povero è lo stato a sobbarcarsi l’intera retta. Quasi il 70 per cento dei nostri pazienti è qui a titolo gratuito». Nella clinica, che di- pende dal ministero della Sanità, ci sono scuole, atelier, mense, dormitori e un campo da pallaca- nestro, lo sport nazionale. I pa- zienti indossano dei pantaloncini e una t-shirt il cui colore varia a seconda dello stadio di guari- gione. Chi è all’inizio del percorso porta il verde, chi è alla fine il bianco. Sveglia alle cinque di mattino. Poi attività fisica e pulizie degli spazi comuni. Corsi di teatro, pittura e falegnameria. Il pasto, a pranzo e a cena, è sempre lo stesso: riso, pollo, verdure e un frutto. Nel tardo pomeriggio ogni paziente deve scrivere su un diario perso- nale come ha trascorso la gior- nata, che sarà letto dalla squadra di psicologi. Alle nove in punto si spengono le luci. «Tutte le rehab (i centri per la ria- bilitazione) - dice il direttore - sono sovraffollate. È per questo motivo che in parlamento si è vo- tato lo stanziamento di fondi per la creazione di un nuovo centro di riabilitazione per tossicodipen- denti a Manila che potrà arrivare a ospitare fino a 5mila persone». Nelle carceri di Mindanao Le rehab hanno molto in comune con le carceri. Il sovraffollamento prima di tutto. L’intero sistema penitenziario filippino sembra do- vere implodere da un momento all’altro. Le prigioni, sia maschili che femminili, ospitano da due a quattro volte il numero di per- sone per cui sono state pensate. Costruzioni che, già sul nascere, non rispettano neanche lontana- mente gli standard dettati dalle Nazioni Unite. Dall’isola di Luzon, dove si trova la Regione capitale nazionale, an- diamo in aereo a Davao, una delle città più grandi del paese, sull’i- sola di Mindanao. Davao è la roc- caforte della famiglia Duterte, e oggi è governata dalla figlia di Ro- drigo, Sara. Qui tutto inneggia ai meriti del presidente per aver ri- pulito le strade dell’arcipelago da tossici e spacciatori. La prigione e fattoria penale di Davao si perde a vista d’occhio. Un’area di 30mila ettari, 8mila dei quali destinati a due carceri, una maschile e una femminile. Un’immagine che più di tutte descrive le condizioni in cui versa la struttura e, più in gen erale, l’universo delle prigioni fi- lippine ai tempi di Duterte è la se- guente: letti a castello fino a quat- tro piani, due persone per mate- rasso e amache - per chi se le può permettere - montate all’interno degli stessi letti a castello. A destra: un detenuto s’improvvisa mu- sicista, nel carcere maschile di Davao. Al centro : uno dei dormitori sovraffollati nel carcere maschile di Davao. Sotto a destra: detenuti al corso di arti- gianato, nel carcere di Davao. #

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