Missioni Consolata - Marzo 2019

La Cina in Italia: i ragazzi della provincia di Zhejiang 安不忘危 Ān bù wàng wéi : non dimenticare il pericolo; non c’è pace se c’è dimenticanza. La pace è nelle dinamiche della storia, non è statica. A Rimini, quando chiedo ai ragazzi della provincia di Zhejiang 17 se hanno mai letto di Li Madou e Ai Tian sui loro banchi di scuola mi rispondono che la storia si studia dalla seconda media. E si parte da Mao: 1949. E poi si ritorna frettolosamente alle di- nastie imperiali. Ma il percorso che va dalla caduta degli Han orientali alla dinastia Tang e poi anche oltre fino ai Qing, è sospeso dai banchi di scuola. Non perché proibita, quella storia, ma perché or- mai è l’idolo della tecnologia liquida che impone i programmi di studio. Facili, veloci, efficienti. Sem- plificativi. Non c’è il tempo di attraversare le cause, i processi, le dinamiche e non c’è spazio per entrare nei significati, per interpretare i simboli in unità di senso. La storia diventa una materia sconosciuta. Aliena. Chen Jūn Yŏng arriva in una scuola del riminese all’età di dodici anni nell’anno 2009. Il suo nome Jūn Yŏng corrisponde ai due ideogrammi di 君勇 cioè valoroso e coraggioso. Secondo la legge italiana (Dpr 394/99), Yŏng viene inserito in una classe se- conda media: spiego alla famiglia che in Italia non è possibile che i ragazzi frequentino una classe troppo bassa. È questo, invece, che la famiglia chiede. Secondo loro Yŏng deve prima apprendere tutti i segni alfabetici della lingua italiana e le loro combi- nazioni. Solo più tardi potrà frequentare la scuola dove si studiano le discipline: storia, geografia, scienze. Spiego che, in Italia, la normativa tutela lo sviluppo psicofisico degli alunni che devono stu- diare con i pari, i propri coetanei. Inoltre, conside- rata l’affluenza di numerosi alunni non madrelin- gua italiana, sono previsti nella scuola, piani di stu- dio personalizzati e corsi di lingua base di italiano. «Io non ho religione» Al momento dell’iscrizione, mi accorgo che non ba- sta alla mamma di Yŏng leggere la traduzione del modulo alla domanda sulla scelta della religione cattolica. «Religione cattolica» è tradotto con 天主 教 tiānzhŭ jiào in cui 天主 tiānzhŭ è il «signore del Cielo». In alcuni moduli viene tradotto semplice- mente 宗教 Zōngjiào , religione (= Zōng = antenato + jiào = insegnamento), mentre in realtà dovrebbe es- sere 基督教 jīdūjiào l’insegnamento di Cristo, la re- ligione cristiana. La madre di Yŏng è mia coetanea, ha frequentato le medie in Cina. Quando le chiedo se è religiosa, lei mi risponde: 我没有教 Wŏméiyŏu jiào («Io non ho religione»). La generazione dei genitori di Yŏng migra anche perché porta con sé il desiderio di migliorare la propria condizione con i guadagni all’estero e poi reinvestire in patria: passaggio questo, che svela anche le contraddizioni «fra un nuovo coraggioso mondo generato dalle riforme di mercato operate da Deng Xiaoping con l’apertura al capitale, alle idee, alle immagini» 18 ma che - come tutti i pro- gressi troppo rapidi - celano fallimenti sul piano so- ciale ed educativo. Hanno vissuto quegli anni Ot- tanta lì, gli anni Ottanta della loro infanzia. Ne ve- dono la fallimentare illusione quando si accorgono che il loro lavoro sottopagato e sancito dalla guānxì da fratello maggiore a fratello, da cinese a cinese, si riconsegna alla logica del profitto passando per classi dirigenti italocinesi di commercialisti e avvo- cati, medici e magistrati, disposti a coprire facil- mente «il paradiso fiscale» di denaro liquido prove- niente dal lavoro del capitale umano sfruttato. Un sabato pomeriggio dai carabinieri Il sabato pomeriggio di un novembre malinconico del 2013, poche settimane dopo la fiera di San Mar- tino di Santarcangelo di Romagna, la madre di Yŏng mi chiama per chiedere di accompagnare lei e suo figlio a fare una denuncia di aggressione avve- nuta davanti alla scuola. Non è per il lavoro di mediazione nella scuola che mi chiama. Avrebbe potuto mantenere la riserva- tezza di fronte a me, ai professori, ai banchi dei bianchi «che olezzano di formaggio» e che sono sempre pronti ad etichettare «sì… ma voi cinesi, il commercio, l’illegalità, la contraffazione». Avrebbe potuto trovare facilmente aiuti dai suoi connazio- nali, «i giovani generazione-banana». Figli di mi- granti, gialli fuori e bianchi dentro, che parlano bene italiano… bene nel senso che sono molto veloci nell’esposizione, che non parlano per monosillabi, che centrano tutte le erre… perfetti nella tradu- zione. La donna però, non fa questa scelta. Le dico che non posso fare quel genere di media- zione, perché è al di fuori di quelli che sono «i miei mandati istituzionali» (le autorizzazioni di Ai Tian non sono poi del tutto passate, anche sul versante occidentale). Ma poi lei mi dice: « 安不忘危 Ān bù wàng wéi . Non c’è pace senza previsione di guerra, non c’è pace se manca il coraggio per la verità. E non c’è coraggio se non si osa sognarla, la pace. Ogni giorno. Non c’è pace nella misura in cui ti di- mentichi di quali siano i rischi». Per lei, come madre che deve accompagnare suo figlio aggredito da compagni di scuola davanti ai carabinieri. Rischi forse molto diversi dai dubbi di ieri, quelli che avranno attraversato il pensiero e la decisione di Li Madou davanti ad Ai Tian: re- stare senza scappare; ascoltare; i dubbi e i timori, ma restare; avere il coraggio di stare in mezzo. La madre di Yŏng teme che, se non c’è una persona italiana, non verrà creduta e nemmeno ascoltata. Non teme solo questo. Alcuni suoi connazionali re- sidenti nella comunità della nostra civilissima Italia sono stati insultati e maltrattati. A Roma, Prato, Reggio Emilia. Il sistema di 关系 guānxì (ovvero - come già ab- biamo spiegato - i legami che si stabiliscono nelle MARZO 2019 MC 49 D Il CIELO SOPRA PECHINO

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