Missioni Consolata - Marzo 2019

MARZO2019 MC 29 A mentre racconta, ndr ): “Cosa vo- gliono fare con le donne? Che razza di incontro è?, Cosa hanno da imparare le donne?, Tutto quello che c’è da imparare s’im- para nella comunità”. Per me in- vece erano esperienze molto inte- ressanti, un sogno che si avverava: lavorare con le donne. Dal 2002 accompagno le donne agli incon- tri. Il gruppo era composto da al- cune donne, un uomo e una suora». Dalla partecipazione agli incon- tri tra donne indigene siete pas- sati all’organizzazione. Com’è avvenuto questo cambia- mento? «Era il 2006. Eravamo in sei: quat- tro donne, un uomo ed io. An- dammo dalla Missione Catrimani alla Terra Raposa Serra do Sol. In quell’occasione le donne yano- mami mi dissero: perché non lo facciamo anche da noi? Rimasi molto sorpresa da quella propo- MC sta, ma segnò l’inizio del nostro percorso». Quando ci fu il primo incontro di donne indigene ospitato presso la Missione Catrimani? «Organizzammo il primo incontro nel 2008, un’assemblea aperta an- che a donne non-yanomami, pro- getto reso possibile dall’appoggio della Cei. Alla fine riuscimmo ad avere soltanto un aereo per quat- tro indigene da fuori, ma le donne yanomami arrivarono numerose da vari luoghi con bambini e ma- riti. Fu più interessante la prepara- zione che la stessa assemblea. Gli uomini mi chiedevano: “Chi cucina se le donne sono sedute ad ascol- tare?”. Io mi divertivo. Comunque, riuscimmo ad organizzarci. Le donne erano sedute in cerchio al centro della casa comune e at- torno, sulle amache, c’erano uo- mini e bambini. Non c’era un vero tema dell’incontro. Il tema era lo stare insieme e parlare sulla vita della donna, yanomami e non ya- nomami. Negli anni successivi abbiamo do- vuto limitarci a invitare le Yano- mami. Nel 2010 c’è stato un incon- tro dedicato alla salute. Nel 2018, per la prima volta, l’incontro - il decimo della serie - si è svolto fuori dalla Missione Catrimani, nella regione di Demini, quella di Davi Kopenawa». La malaria a Catrimani Suor Mary, per concludere, in foresta la malaria è ancora molto diffusa? «Il problema è serio, anche se da tempo noi non contiamo morti. Alla missione siamo attrezzati con un microscopista. L’esame per scoprire la malaria è semplice: lo può fare anche un qualsiasi Yanomami che sappia leggere e scrivere. Questa circo- stanza ha aiutato molto a non avere eventi mortali. Il fatto che ci siano tanti casi, si pensa che dipenda dagli sposta- menti dei garimpeiros e degli stessi indigeni». Dunque, la malaria c’è, ma oggi è affrontabile. Perlomeno alla Missione Catrimani. «Sì, perché la Missione Catrimani è un’oasi nella foresta. Un piccolo gioiello». Paolo Moiola Qui sotto : suor Noemi del Valle Mamani ( a sinistra ) e suor Giovanna Geronimo ( a de- stra ) alla Missione Catrimani, in cui lavo- rano con suor Mary Agnes. #

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