Missioni Consolata - Marzo 2019

vanno condivise attraverso una proposta. Non si dice: “Oggi an- diamo a cacciare lì”. No, questa non è la comunicazione yano- mami, che invece dice: “Ho pen- sato, mi sembra che sia bene an- dare lì. Cosa ne pensate?”. Que- sti sono momenti comuni, ma ci sono anche quelli dedicati al nu- cleo familiare». E, all’interno della casa comuni- taria, cosa distingue una fami- glia? «Ogni nucleo familiare ha il suo fuoco. Non essendoci divisioni, se si vuole sapere quante famiglie ci sono nella maloca basta contare i fuochi. Ogni fuoco, una famiglia». E all’interno della maloca e della famiglia come crescono i bambini? «Imparando direttamente. I bam- bini più grandicelli prendono in braccio quelli più piccoli. Quelli di 2 o 3 anni sanno già fare il fuoco e già prendono in mano il coltello. Un tempo io mi preoccupavo, ma la mamma subito interveniva per dirmi che non capitava nulla. Alla fine anch’io ho trovato un equili- brio tra la cura esagerata dei bambini occidentali e la libertà d’imparare dei piccoli yanomami. Quanti di loro vanno al fiume a pescare e poi preparano quello che hanno trovato. Anche il cibo viene condiviso con gli adulti. Non esiste la distinzione cibo per adulti e cibo per bambini, come invece io ero abituata». Banane per tutti, dunque? «Sì, l’alimento preferito dagli Ya- nomami è la banana. Poi ci sono la manioca con la quale fanno una specie di pane, patate dolci e frutti della foresta, pesce e carne di selvaggina o di maiale. Per gli Yanomami esistono due tipi di fame, tanto che hanno una parola specifica - naiki - per parlare di fame da mancanza di carne e un’altra - ohi - per tutto il resto. La caccia è in pratica un’attività quotidiana: ogni giorno c’è qual- cuno che la pratica. Se non va il papà, va il figlio o il cugino. Chi va un giorno, non va il giorno succes- sivo perché deve preparare gli strumenti da caccia, in primo luogo le frecce». I misteri dello sciamano Chi è e che ruolo riveste lo scia- mano - detto xapuri o xapiri - nella società yanomami? «Prima di tutto, lo sciamano è una persona molto disponibile. Se ar- riva qualcuno a chiedere i suoi ser- vizi, lui si alza dall’amaca e va. Non ho mai sentito qualcuno rifiutarsi. In generale, sciamano è una per- sona che, per tutta la sua vita, col- tiva “il sentire con”, il condividere le preoccupazioni altrui». Per «sentire» come dice lei, oc- corre però sempre assumere la yakoana, che è una sostanza al- lucinogena. «È vero, gli sciamani usano la yakoana , perché aiuta nella inter- mediazione tra loro e gli spiriti. Anch’io - da infermiera - ho pen- sato alla condizione sciamanica come a un effetto allucinogeno in- dotto da questa droga (detto tra virgolette). Tuttavia, io ho visto che ci sono sciamani che riescono a fare i loro riti curativi senza necessariamente assumerla. In uno stato di so- brietà. Io vedo in questo la forza dell’a- more, anche se loro non parlano in questi termini ma soltanto di cura. Lo sciamano - inoltre - porta nel presente la memoria della comu- nità. Essendo loro dei popoli senza memoria scritta, questa funzione è essenziale». Suor Mary, ci aiuti un po’ a fare chiarezza sui termini: si dice sciamano, xapuri o xapiri? «Il termine che gli indigeni usano non è sciamano. Il termine è xapuri o xapiri a seconda del territorio ya- nomami considerato. Perché? Xa- puri (xapiri) è anche il nome degli spiriti che lavorano con queste per- sone. Nel momento in cui lo scia- mano è in contatto con lo spirito non è lui che parla, non è lui che cura: lui incarna lo spirito. In quel momento lui è xapuri. Accade, per esempio, nel momento finale della vita quando lo sciamano sentenzia: “Non c’è più nulla da fare per evi- tare la morte”. Parole dure da ascoltare, ma tutti i presenti le con- siderano parole dello spirito e non della persona fisica che hanno da- vanti agli occhi. Detto questo, per me lo sciamane- simo rimane un mistero». Antropofagia e infanticidio: Yanomami primitivi? Le ossa del defunto - trattate in una certa maniera - vengono mangiate dai parenti. Ciò ha fatto parlare di cannibalismo. «Il loro modo di trattare i morti è qualcosa che noi dobbiamo impa- rare. Oggi i nostri cimiteri sono • Sinodo panamazzonico | Popoli indigeni | Yanomami | Missione Catrimani • MARZO2019 MC 27 MC A Qui sopra : suor Mary Agnes a Boa Vista mentre tenta di comunicare via radio con la Missione Catrimani. A sinistra : entrata di una maloca nei pressi della Missione Catrimani. #

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