Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

GENNAIO-FEBBRAIO2019 MC 73 ogni regola che si pone in contra- sto con gli interessi commerciali. Basti pensare che nel 1999 l’U- nione europea è stata condannata dall’Omc per aver vietato l’in- gresso della carne proveniente da bestiame statunitense allevato con ormoni ritenuti pericolosi per la salute dei consumatori. La corsa alla riduzione dei costi e dei salari Proprio quando la globalizzazione ha cominciato a materializzarsi, le imprese hanno scoperto che il grande mercato mondiale che loro sognavano in realtà non esiste perché il numero di famiglie con soldi sufficienti per entrare nell’o- limpo dei consumatori non va ol- tre il 30% della popolazione mon- diale. Tutte le altre sono solo za- vorra. Così milioni di imprese di tutto il mondo si sono trovate l’una in guerra con l’altra per con- quistarsi un mercato mondiale tutto sommato piccolo senza pos- sibilità di espansione immediata. Ne è venuta fuori una concorrenza all’ultimo sangue combattuta non solo con i mezzi moderni della tec- nologia, del design, della velocità di consegna, ma anche con le armi più tradizionali della pubblicità e dell’abbassamento dei prezzi. Un insieme di misure che certo pos- sono fare aumentare le vendite, ma anche assottigliare i profitti se contemporaneamente non ven- gono ridotti i costi. Così nel vec- chio lupo capitalista è riemerso, prepotente, l’istinto di risparmiare attaccando il lavoro con strategie differenziate a seconda del settore di attività. In quelli ad alta tecnolo- gia è stata intensificata l’automa- zione per sostituire i lavoratori con robot, che non pretendono contratti, non dichiarano sciopero e non si suicidano, come invece fanno gli umani quando non ne possono più. Nei settori ad alta manovalanza, invece, si è optato per la delocalizzazione , prima verso l’Asia, poi anche verso l’Eu- ropa dell’Est, in ogni caso verso paesi dove salari e diritti sono così ridotti da garantire costi di produ- zione anche venti volte più bassi di quelli in vigore nei paesi di vecchia industrializzazione. Di colpo è stata riscritta la geografia mon- diale del lavoro con risultati dram- matici: sfruttamento e industrializ- zazione selvaggia nel Sud, au- mento della disoccupazione e ri- duzione dei salari nel Nord. Un at- tacco al lavoro in piena regola che ha prodotto come risultato finale la riduzione della massa salariale a livello globale. In Europa, ad esempio, l’Ocse ha certificato che la quota di pro- dotto interno lordo per i salari è scesa dal 72%, nel 1975, al 63% nel 2014. Una perdita di 9 punti percentuali che, nel caso specifico italiano, è stata addirittura di 13 punti. Un fenomeno purtroppo non confinato ai soli paesi di vec- chia industrializzazione, ma che coinvolge anche i paesi emergenti. In Cina, ad esempio, nel periodo 1995-2012 la quota di Pil andata ai salari è scesa del 7%, in Turchia addirittura del 17%. I guasti della globalizzazione Che la globalizzazione abbia aggra- vato le disuguaglianze lo dice non solo la diversa distribuzione del Pil fra salari e profitti, ma anche la di- stribuzione della ricchezza patri- moniale. Per intendersi il possesso di case, aziende, depositi bancari. Nel 2000 l’1% più ricco della popo- lazione mondiale deteneva il 40% della ricchezza privata mondiale. Oggi ne detiene il 50%. Dolce mu- sica per i detentori di capitale, ma al tempo stesso rumore sordo di tempesta: se i salari scendono, chi comprerà tutto ciò che il sistema produce? In effetti l’ombra della crisi da scarsità di mercato si è ma- nifestata fin dall’inizio della globa- lizzazione con l’arrivo di due cava- lieri. Il primo: l’espansione della fi- nanza, un fenomeno che fa capo- lino ogni volta che aumentano i profitti, ma ci sono basse prospet- tive di vendite. Il secondo: l’espan- sione del debito, che si affaccia ogni volta che i magazzini si ingol- fano di materiale invenduto. La strada maestra per sbloccare la situazione sarebbe stata la cre- scita salariale, ma non sentendoci da quell’orecchio il sistema ha cer- cato di fare crescere le vendite spingendo le famiglie a consumare oltre le proprie possibilità tramite l’indebitamento. Strada che gli Stati Uniti hanno imboccato a MC R • Crisi | Globalizzazione | Salari | Delocalizzazioni • piene mani a inizio anni Duemila utilizzando come esca l’acquisto della casa. L’imbroglio dei mutui Complessivamente fra il 2000 e il 2007 vennero concessi mutui per 18.000 miliardi di dollari, ma un buon 15% erano subprime , ossia scadenti nel senso che erano a ri- schio di non ritorno perché concessi a famiglie così povere da non po- terli restituire. Così successe che gli stessi agenti che, un paio di anni prima, erano passati casa per casa per strappare una firma sotto un contratto per l’accensione di un mutuo, ora passavano per pigno- rare le abitazioni degli insolventi e metterle sul mercato al fine di recu- perare la somme prestate. Ma le case pignorate e messe in vendita erano tante. L’effetto fu un crollo del prezzo del mercato immobiliare © WTO / Studio Casagrande Sopra : il brasiliano Roberto Azev ȇ do, dal 2013 direttore del Wto (Omc). #

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