Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

sumatori sufficienti ad assorbire i loro prodotti. Immaginarsi, ad esempio, se una Coca-Cola , una Nestlé o una Volkswagen può ac- contentarsi dei consumatori esi- stenti nel proprio paese di origine. Per le dimensioni raggiunte, ognuna di esse aveva bisogno di rivolgersi ai consumatori di tutto il mondo e, chiedendosi come fare per tagliare il traguardo, capirono che il vero ostacolo da affrontare erano gli stati. Questi, in nome della difesa dei propri consuma- tori, dei propri posti di lavoro, della propria sicurezza sociale, pretendevano di definire in totale autonomia le regole di entrata e uscita di beni e servizi. In effetti 150 nazioni, con 150 legislazioni, 150 regimi doganali, l’uno diverso dall’altro, rappresentano una vera complicazione per i mercanti glo- bali che invece hanno bisogno di uniformità. Per questo è stata isti- tuita l’Organizzazione Mondiale del Commercio col compito di scri- vere le regole sovrannazionali, una sorta di «supercostituzione mondiale», che ogni nazione deve impegnarsi a rispettare quando le- gifera su tematiche che hanno a che fare col commercio interna- zionale. Disgraziatamente per noi, tali ambiti sono molto vasti e vanno dalle questioni sanitarie a quelle ambientali, da quelle cul- turali a quelle sociali. Immancabil- mente, la supercostituzione del- l’Omc impone agli stati di ridurre al minimo, se non di eliminare, L ’ anno appena trascorso è stato commemorato in tutto il mondo come il de- cennale di una crisi da cui non siamo ancora realmente usciti. L’anniversario è dovuto alla narrazione ufficiale che vuole fare coincidere l’inizio della crisi con la caduta della Lehman Brothers , la banca d’affari fallita il 15 settem- bre 2008. Tuttavia, se vogliamo capire davvero come essa si sia prodotta e perché non si sia an- cora esaurita, nonostante le mi- gliaia di miliardi di dollari messi in campo dalle principali banche cen- trali , dobbiamo andare molto più indietro. Il decennio giusto da cui partire è quello degli anni Ottanta del secolo scorso, quando a Punta del Este, una località balneare si- tuata su una stretta penisola nel Sud Est dell’Uruguay, si tenne l’ul- tima tornata ( round ) di riunioni sotto l’egida di un accordo com- merciale internazionale nato nel 1947 e conosciuto come General Agreement on Tariffs and Trade (Gatt, Accordo Generale sulle Ta- riffe e il Commercio). L’Uruguay Round, avviato nel 1986, durò ben otto anni e aveva come scopo la sepoltura del Gatt e la nascita al suo posto di un nuovo organi- smo denominato World Trade Organiza- tion (Wto, Organizza- zione Mondiale del Commercio - Omc). Arriva la globalizzazione L’atto di nascita dell’Omc avvenne il 15 aprile 1994 a Marrakesh per volontà di 123 paesi. Questo orga- nismo si può considerare l’inizio ufficiale di ciò che chiamiamo «globalizzazione». Nonostante le molteplici defini- zioni date al termine, da un punto di vista economico la globalizza- zione è riassumibile come il tenta- tivo di trasformare il mondo in- tero in un unico mercato, un’u- nica piazza finanziaria, un unico villaggio produttivo . È il passaggio da un mondo strutturato su mer- cati nazionali, ognuno con le pro- prie regole commerciali e doga- nali, a un mondo strutturato come mercato unico con da regole co- muni, per permettere a merci e capitali di fluire senza ostacoli da un capo all’altro del globo. Un cambiamento non casuale, perché rispondente ai bisogni dei nuovi padroni del mondo, le mul- tinazionali , ormai con capacità di vendita così ampie da far sì che nessuna na- zione possieda un numero di con- Il falso anniversario della crisi Si dice che sia iniziata il 15 settembre 2008. È un falso inventato per non ammettere che la crisi è nata dalla globalizzazione. Un processo che ha pro- dotto sfruttamento nei paesi del Sud, salari bassi e disoccupazione in quelli del Nord. Quando i consumi sono risultati insufficienti, il sistema ha pensato di uscirne con i mutui facili. Quello che poi è successo è storia recente. E la chiamano economia PRIMA LA CONOSCIAMO, PRIMA LA CAMBIAMO La rubrica di Francesco Gesualdi © Fotero 72 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019

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