Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

22 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019 ITALIA vita, cinque anni fa, al seminario «dalle tenebre alla luce»: cinque giorni residenziali nei quali un gruppo di 10-15 genitori per volta viene accompagnato da Bene- detta stessa e da un sacerdote in un percorso di elaborazione del lutto che mette in rilievo anche la dimensione religiosa, portando i genitori a una riconciliazione con sé, con il bambino perduto e con Dio. «Si parla poco del tema aborto - ci dice Benedetta al te- lefono -, sia di quelli spontanei che di quelli procurati. Soprat- tutto, si parla poco dello stress post aborto. La nostra società fa difficoltà a stare davanti al do- lore. Una volta si partoriva e mo- riva in casa. Oggi, con l’ospedaliz- zazione, la sofferenza non si vede più, ed è diventato impossibile parlarne. Amici e parenti tac- ciono, magari per paura di far sof- frire i genitori in lutto, ma, alla fine, li lasciano nella solitudine. Inoltre, spesso, i genitori non rie- scono neppure ad avere il corpi- cino del loro bimbo per seppel- lirlo e lasciarlo andare, e non hanno il conforto reli- gioso». Sentiamo al telefono anche don Roberto Panizzo, il sacer- dote che Benedetta Foà ha coinvolto nell’esperienza dei seminari: «Mi era già capitato d’incontrare persone che non riuscivano a riconciliarsi con se stesse e con Dio per la loro espe- rienza di aborto spontaneo, op- pure voluto. Chi ha avuto un aborto spontaneo, spesso sente forti sensi di colpa perché si vede inadeguato al ruolo, incapace di generare. Chi provoca un aborto ha un peso in più. In fondo però i sentimenti sono gli stessi: senso di colpa, motivato da cause diffe- renti, disistima e difficoltà a la- sciarsi perdonare. Mettere tutto questo in un rapporto filiale con Dio e in una condivisione con altri è terapeutico, sia dal punto di vi- sta psicologico che spirituale». Stare nel dolore Con le loro attività, CiaoLapo e le altre iniziative contribuiscono a creare uno spazio di dibattito che oggi è ancora inesistente: «Già si fa fatica a parlare di morte e di lutto in generale - afferma Mi- caela -, ancora di più se si tratta di un bambino. Le persone si di- fendono. È un dolore che non viene riconosciuto». Anche gli operatori sanitari spesso minimizzano quello che sta succedendo alla coppia che si presenta in pronto soccorso: «Questo è fatto nel tentativo di far superare il dolore. Ma il do- lore va attraversato. Per i genitori non è possibile fare finta che non sia successo niente. Per loro niente sarà più come prima - sot- tolinea con forza Micaela -. Elabo- rare non vuol dire dimenticare, ma integrare quello che è suc- cesso nella mia storia di vita, dar- gli un personale significato, e cer- care di riadattare la mia vita te- nendo conto di quella perdita. I genitori soffrono molto la man- cata comprensione del loro do- lore, il mancato riconoscimento di quel bambino così amato. Sof- frono l’invito a reagire, a supe- rare velocemente, a non piangere più… a non stare in quel dolore. Ogni genitore vive il suo lutto in modo personale e deve potersi sentire accolto». «Ho terminato da poco un per- corso con una coppia che ha perso il figlio otto anni fa - rac- conta Benedetta -. Lei per otto anni ha negato a se stessa che aveva perso un figlio. Però stava male. Quando la situazione si è incancrenita è arrivata da me. Sono tante le ragioni per cui le persone reagiscono in modi di- versi. C’è qualcuno che ci passa sopra dicendo “va bene, è la na- zione terapeutica o volontaria, che abbiano subito un aborto spontaneo, o morti perinatali. Non facciamo distinzioni. Acco- gliamo il genitore e il dolore che porta per il proprio bambino, e ci occupiamo di sostenerlo e aiu- tarlo a elaborare il lutto». Micaela è entrata nell’associa- zione dopo aver vissuto in prima persona la perdita di due gemel- line, Elisa e Silvia, nate alla 23° settimana e vissute solo pochi mi- nuti. Dopo aver fatto il suo per- corso come genitore, ora, come psicoterapeuta, offre sostegno agli altri, facilita i gruppi e fa for- mazione agli operatori sanitari. Psicologia e fede Oltre all’associazione CiaoLapo, sono nate negli anni in Italia an- che altre iniziative 6 . Una di esse è quella promossa da Benedetta Foà 7 , psicologa clinica e counse- lor, esperta di lutto in gravidanza. Grazie alla sua esperienza professionale ha dato

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