Missioni Consolata - Giugno 2018

Librarsi T errorismo, stragi, violenze. Dobbiamo raccon- tarle ai nostri bambini? Dovremmo far cono- scere ai nostri figli o alunni eventi traumatici come quelli causati dall’Isis in paesi lontani e vi- cini, o anche altri eventi come terremoti, catastrofi, inci- denti aerei, che vengono raccontati da tutti i mezzi di co- municazione con toni e immagini allarmanti? L’Isis uccide 25 persone, tra cui diversi bambini e 9 gior- nalisti, a Kabul, in Afghanistan, in un duplice attentato il 30 aprile. Boko Haram attacca una moschea e un mer- cato in una città del Nord della Nigeria provocando 86 morti il 2 maggio. Uomini armati uccidono 17 persone tra cui un prete cattolico a Bangui, nella Repubblica Centrafricana lo stesso giorno. Il racconto concitato di avvenimenti dolorosi irrompe nella tranquilla vita quotidiana delle nostre famiglie. Il 14 luglio 2016 un camion fa strage sul lungomare di Nizza. Negli stessi giorni un uomo, armato di ascia feri- sce diverse persone su un treno in Germania. Di nuovo in Germania, a Berlino, il 19 dicembre 2016 un altro ca- mion travolge la folla al mercatino di Natale, uccidendo 12 persone. L’attentatore, Anis Amri, il 23 dicembre viene ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia a Sesto San Giovanni, Milano, praticamente sotto casa di cia- scuno di noi. L’INSICUREZZA ENTRA IN CASA (TRAMITE LO SCHERMO) «Il mondo che sembrava chiuso fuori dalla porta di casa, improvvisamente vi fa un ingresso irruento», scrive Al- berto Pellai nel primo dei tre capitoli del volume Parlare di Isis ai bambini , edito da Erickson nel 2016. Se da un lato la fruizione di notizie come quelle sopra citate porta con sé una quota positiva di conoscenza, dall’altro porta an- che il rischio di attivare nei bimbi un profondo senso di pericolo - anche all’interno delle mura domestiche - che l’adulto deve saper affrontare. «Gli adulti hanno il com- pito di comunicare ai più piccoli che loro sanno tenere il controllo della situazione». Ai volti spaventati di uomini e donne intervistati dai telegiornali sul luogo dell’accaduto deve fare da contrappeso lo sguardo attento e pacato, non allarmato, del genitore, la sua capacità di verbaliz- zare la paura con parole rassicuranti e, magari, con l’at- tenzione fisica di un abbraccio protettivo. «Quando si assiste a un evento tragico in televisione si è dentro a un flusso di parole e immagini ad alto impatto emotivo. Spesso siamo noi adulti i primi a venire così at- tratti e spaventati che quasi ci dimentichiamo che nella stessa stanza c’è un bambino che sta osservando le mede- sime immagini. Ma che al contempo vede il nostro volto teso e spaventato, ascolta i nostri commenti sconcertati e atterriti». L’adulto - scrive Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, nel suo testo pieno di esempi e utili suggerimenti - deve saper tranquillizzare senza negare le emozioni che la no- tizia, la foto, il servizio al Tg provocano. In questo modo aiuta il bambino a integrare la tempesta emotiva con la comprensione dell’evento e della sua condizione di pro- tezione e sicurezza. Quando eventi traumatici, come gli attentati dell’Isis, irrompono nella vita quotidiana Parlare di Isis ai bambini Quando la vita di ogni giorno è toccata, a volte sconvolta nelle sue certezze, da notizie di eventi tragici come le violenze dell’Isis, s’impone ai genitori e agli in- segnanti il dovere di andare in soccorso dei loro piccoli. Rassicurando, spiegando, infondendo fiducia. Per farlo, gli adulti devono lasciarsi interrogare, documentarsi, riflettere, senza il timore di apparire ignoranti, essi stessi in cerca di senso. PRENDI IL LIBRO E MANGIA di Luca Lorusso Pedro Mata_Fotomovimiento / flickr com GIUGNO2018 MC 63 Qui : durante la manifestazione della comunità musulmana di Barcel- lona, Spagna, contro il terrorismo, donne pregano per le 13 vittime dell’attacco avvenuto il 17 agosto 2017 sulla Rambla. # I L LIBRO : A. Pellai, E. Morin, R. Mazzeo, M. Montanari, Parlare di Isis ai bambini , a cura di D. Ianes, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento 2016, 146 pp., 14,50 Euro.

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