Missioni Consolata - Aprile 2018

PERÚ 52 MC APRILE 2018 mada colombiana, che qui ha una presenza di rilievo vista la zona di confine (con Perú ed Ecuador) e la situazione di conflitto armato con le Farc che vigeva fino agli accordi di pace del novembre 2016. La navigazione procede tranquilla. L’acqua del fiume ha un colore opaco, tra il verde e il marrone, come si notava dall’aereo. Sulle rive la vegetazione è continua ma quasi non ci sono alberi ad alto fu- sto. Ogni tanto, seminascosta dalla boscaglia, s’intravvede qualche abitazione su palafitte. Le rare im- barcazioni che s’incontrano sono soprattutto peke-peke (il nome de- riva dal tipico rumore del motore) appartenenti a pescatori o a fami- glie che si spostano lungo il fiume. Dopo un paio di ore di viaggio, sulla riva peruviana compare un grande cartellone della Marina da guerra del Perú - sul Putumayo ha alcune guarnigioni stabili (come la controparte colombiana) - che an- nuncia l’arrivo a Soplín Vargas. «Sia Puerto Leguizamo che Soplín Var- gas debbono i loro nomi a soldati caduti durante la guerra tra Co- lombia e Perú che ebbe luogo tra il 1932 e il 1933», mi spiega padre Fernando. La lancia di Teresa riduce la velo- cità e si dirige verso un piccolo molo sul quale sono indaffarate parecchie persone. Man mano che ci avviciniamo capisco il motivo di tanto trambusto. Qualcuno sta squartando una vacca e vari dei presenti se ne portano via un pezzo, chi più grande, chi più pic- colo. La maggior parte di loro se lo carica sulle spalle per fare più co- modamente la ripida scalinata in legno che dal fiume conduce al promontorio dove sta Soplín Var- gas. Per questa sua posizione il vil- laggio è considerato in «altura», che significa non inondabile dal Pu- tumayo. Noi scendiamo poco più avanti in un posto più scomodo e scon- nesso. Gli stivali sono indispensa- bili per muoversi su un terreno reso fangoso e viscido dalle piogge. Dopo una camminata in leggera salita su sentieri in terra battuta, arriviamo alla missione. Ad acco- glierci è il volto sornione di padre Moonjoung Kim, missionario della Consolata coreano che con padre Fernando opera a Soplín Vargas. La missione è una piccola casa in muratura posta su un unico piano. L’entrata dà su un salone dove si svolgono tutte le attività (incontri, messe, feste, celebrazioni). Al fondo dello stesso ci sono quattro porte corrispondenti alle stanze da letto dei due padri, al cucinino e al piccolo bagno. «Sumak kawsay» Padre Fernando e padre Kim ope- rano su tutto il distretto denomi- nato Teniente Manuel Clavero, che si estende su un territorio amazzo- nico molto vasto (circa 9.107 km 2 ). C’è Soplín Vargas, il capoluogo con circa 700 abitanti e una comunità mista di meticci e indigeni. Ci sono due altre comunità meticce e poi 28 comunità indigene: Kichwa so- prattutto (21), ma anche Secoya (6) e Huitoto (1). La più piccola, Pe- neyta, conta soltanto 36 abitanti. Vista l’ampiezza del territorio, i due missionari sono sempre in viaggio, muovendosi in barca e a piedi. Però, a dispetto di fatica e difficoltà, sembrano in totale ar- monia con l’ambiente naturale, umano e culturale in cui sono im- mersi. «La chiesa cattolica - spiega padre Fernando - dovrebbe evan- gelizzare e il vangelo - anche dal A fianco : la mappa evidenzia la distanza tra Soplín Vargas e Iquitos. Sotto : il cartellone della marina militare peruviana sulla sponda del rio Putumayo; una via di Soplín Vargas. #

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