Missioni Consolata - Marzo 2018

Gli accordi di pace e il vuoto di potere Fino a pochi mesi fa Puerto Leguízamo e tutta questa regione erano sotto il controllo delle Farc. Gli accordi di pace hanno cam- biato la situazione? «Sì, l’hanno cambiata. La maggioranza degli ap- partenenti al movimento se ne sono andati nei luoghi di concentrazione fissati dal governo. In due territori del Vicariato rimangono piccoli gruppi dissidenti. In particolare, un gruppo ve- nuto dall’Oriente - conosciuto come la dissidenza del Frente Primero - e altri gruppetti locali fuoriu- sciti dal Frente 48 . Però, possiamo affermare che la situazione è cambiata perché i guerriglieri non esercitano più quel controllo sociale che avevano in gran parte di questo territorio. Quello che manca ora è una risposta del governo centrale. Le persone si domandano: oggi chi esercita l’autorità in questi luoghi? Chi comanderà d’ora in avanti? C’è incertezza. C’è paura che possano arrivare al- tri gruppi fuorilegge e che essi possano assumere il controllo che prima esercitavano le Farc. Insomma, nella gente da una parte c’è conten- tezza per il cambiamento, dall’altra c’è sconcerto per la mancanza di risposte da parte del governo rispetto al vuoto di potere che si è creato». Sempre più coca Gli accordi di pace non pare abbiano cam- biato l’economia della coca, che continua a essere prodotta in quantità. «È vero: la produzione di coca prosegue. In ciò è cambiato poco. Anzi, secondo alcuni, la produ- zione è aumentata. Occorre riflettere sul fatto che le persone continuino a coltivare e la produzione a crescere. Il problema oggi è la commercializza- zione. Anteriormente le Farc facevano da inter- mediarie, oggi manca questo passaggio. Pertanto, è aumentata la produzione ma è diminuita la com- mercializzazione. Le persone continuano a consi- derare la produzione di coca un’attività vitale, ma sono preoccupate per l’aspetto commerciale. Per tutto questo sulla questione della coca occorre- rebbe fare una riflessione ad hoc». Èmolto difficile vivere facendo i contadini. Al contrario, con pochi ettari di terra - si parla di tre - coltivati a coca si può vivere. A volte anche bene. «Con tre ettari di coca si può vivere se le famiglie hanno esigenze limitate. È anche vero che il movi- mento di denaro generato dal narcotraffico ha in- crementato le esigenze. Il problema vero è che non esiste una politica di sostituzione, un’alterna- tiva che consenta alle famiglie di lasciare la colti- vazione della coca per dedicarsi ad altre attività che consentano non soltanto di vivere ma di vi- vere degnamente». Oro e petrolio sono incompatibili con l’ambiente Altro problema che pare allargarsi è legato all’attività mineraria, in particolare quella il- legale connessa alla ricerca dell’oro. «L’attività mineraria illegale è un problema piut- tosto serio, perché essendo illegale non esiste al- cun controllo. Costoro arrivano e si stabiliscono in luoghi dove si possano nascondere da sguardi in- discreti. Questo genera una situazione molto diffi- cile perché essi praticano l’attività senza preoccu- parsi di usare metodi che riducano gli effetti sul- l’ambiente. A queste persone interessa soltanto estrarre il minerale, in questo caso l’oro, senza al- cuna precauzione che consenta di mitigare l’im- patto ambientale». Già da alcuni anni si parla di tonnellate di mercurio riversate nei fiumi colombiani ( Estudio Nacional del Agua 2014 ). Il pro- blema riguarda anche il río Putumayo? 48 MC MARZO2018 D Sopra: il gruppo di lavoro dei vescovi a Puerto Leguízamo; da sini- stra in senso orario : il padrone di casa, mons. Jaoquín Pinzón, mons. José Travieso (San José del Amazonas, Perú), mons. Francisco Mú- nera (San Vicente del Caguán, Caquetá), mons. Omar Giraldo (Flo- rencia, Caquetá). D

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