Missioni Consolata - Marzo 2018

da queste parti da sei anni e che sta andando pro- prio dove vado io. Ne approfitto subito per chiedere una descrizione del luogo. «Siamo - spiega - più o meno al centro del 6% del- l’Amazzonia che la Colombia possiede. Contando tutto il municipio, qui vivono all’incirca 40mila abi- tanti». Di cosa vivono? «Un tempo si producevano riso, frutta, platano, yuca, però ultimamente la gente preferisce produrre altre cose (il padre si ri- ferisce alla coca, ndr ) che danno più reddito. Quindi, i prodotti locali sono andati sparendo». Per arrivare fino a qui ci sono due modalità. «Sì - con- ferma il missionario -, come siamo venuti, in aereo, con la compagnia della Forza aerea colombiana, e attraverso il fiume da Florencia o da Puerto Asís in 8-10 ore di viaggio». Il viaggio per fiume, molto più lungo ma molto meno costoso di quello aereo, fino a qualche mese fa non era accessibile a tutti per la presenza delle Farc, che potevano fermare o sequestrare le per- sone giudicate non gradite. Dopo la firma degli ac- cordi di pace (novembre 2016), la situazione è dive- nuta assai più tranquilla. Sotto una leggera pioggia saliamo su un mototaxi. Per conversare occorre parlare a voce alta perché il rumore del veicolo è assordante ed anche la strada - stretta e dissestata - non agevola il dialogo tra i due passeggeri. Il paese è cresciuto lungo que- st’unica arteria. Nostro destino è la sede del gio- vane Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-So- lano che ha organizzato un incontro internazionale sull’Amazzonia: la «Minga amazónica fronteriza». Minga è un termine kichwa che indica un lavoro collettivo e gratuito di carattere temporaneo. L’Amazzonia, da cortile a piazza centrale All’incontro sono iscritte 147 persone: 32 prove- nienti dal Perù, 11 dall’Ecuador e 103 dalla Colom- bia (più una dall’Italia: chi scrive), tutte ospitate nelle strutture del Vicariato. In ognuno dei tre giorni (6-8 novembre 2017) è prevista l’esposizione di un esperto che parlerà di Amazzonia alla luce del motto della minga: Somos territorio, somos poblado- res, somos cuidadores . La minga prevede però la par- tecipazione attiva di tutti. Per questo gli iscritti sono stati divisi in 11 gruppi o tavoli di lavoro: dai contadini ai cacique e governatori, dai laici missio- nari ai vescovi. Ogni gruppo dibatterà sugli inter- venti ascoltati in sala partendo dalle risposte ad al- cune domande. Le considerazioni verranno quindi esposte da un portavoce di ciascun gruppo davanti all’assemblea riunita in seduta comune. Nell’aula magna del Centro pastorale del Vicariato, sullo sfondo di un suggestivo albero di cartapesta (opera del padre Carlos Alberto Zuluaga), vengono cantati gli inni nazionali di Ecuador, Perù e Colom- bia. È mons. Joaquin Pinzón, il padrone di casa (in- tervista alla pagina 43, ndr ), a dare il benvenuto agli ospiti e aprire il convegno. Ma sono due indigeni shuar ecuadoriani, Bosco Guarusha e il figlio Daniel Guarusha, a offrire un senso mistico all’inaugura- zione della minga con una cerimonia di purifica-

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=