Missioni Consolata - Marzo 2018

NIGER 14 MC MARZO2018 mento, per cui fin dalla frontiera si impedisce loro di entrare in Ni- ger. Prima (della legge, ndr ) qui era pieno di migranti sugli auto- bus di linea delle tre principali compagnie che viaggiano nel Nord. Stavano a Niamey anche una o due settimane, il tempo ne- cessario per ricevere i soldi dalle famiglie e continuare il viaggio, oppure che i passeur (coloro che organizzano i viaggi, o trafficanti) si organizzassero per farli partire. Ora è diventato tutto clandestino, perché sanno di essere ricercati. Prima non si nascondevano». Migranti di ritorno Un altro aspetto che ha fatto in- vertire il flusso, ovvero non solo ridurre quello di andata verso Nord, ma incrementare quello verso Sud dei cosiddetti «mi- granti di ritorno», è il cambia- mento del trattamento che i li- bici, le varie milizie, riservano da qualche anno ai migranti sub- sahariani. «Sono partito per la Libia due volte». Ci racconta Alì Diubate, un ragazzone di 32 anni, di Kankan, Guinea, incontrato al Centro Li- berté. «La prima è stata il mese di gennaio 2017. Mi hanno preso molti soldi sulla strada. Sono pas- sato da Agadez e Arlit in Niger, poi da Tamanrasset in Algeria. Lì ab- biamo preso una macchina 4x4 per la Libia. I passeur ci hanno messi in un foyer , un posto dove ci hanno chiesto i soldi. Siamo poi passati in un altro foyer , stesso si- stema. Appena siamo arrivati a Tripoli ci hanno rinchiusi. Ci hanno legati e torturati, dicendo di chia- mare i famigliari, altrimenti ci avrebbero uccisi. Mi hanno fatto un video con il mio cellulare men- tre mi maltrattavano e mi hanno imposto di metterlo su Facebook, affinché lo vedessero parenti e amici, per chiedere loro un ri- scatto. La famiglia ha mandato 3.500 euro che i carcerieri si sono spartiti e poi mi hanno liberato. Sono arrivato al porto, dove si parte con i barconi, ma lì era an- Aqmi, Isis nel Sahara e Boko Haram Nella morsa jihadista Il Niger ha un ruolo centrale nella lotta al terrorismo in Africa Occiden- tale. È in guerra da anni con diversi gruppi armati, appoggiato da eser- citi stranieri che ne approfittano per tenere un piede sul suo territorio. I l Niger è anche al centro della geopolitica della guerra contro i jihadisti. A Nord e Nord Ovest si confronta con le formazioni terroristiche del Sahara e Sahel. Sono i gruppi come A L Q AIDA NEL M A - GHREB I SLAMICO (Aqmi) e S TATO I SLAMICO NEL G RANDE S AHARA , una realtà costituita da una galassia di gruppi armati che ora si alleano, ora si combattono e imper- versano in Mali e in Burkina Faso. In Mali dal 2012 è in corso una guerra, in cui sono intervenuti l’esercito francese, quello tedesco (con la sua più grande mis- sione militare all’estero) e la Missione delle Nazioni Unite Minusma (13.000 uomini di 26 nazionalità), oltre alle Forze armate maliane (cfr. MC giugno 2017). In Niger questi gruppi compiono attacchi sporadici, a volte anche incisivi - l’ultimo di rilievo risale al 4 otto- bre 2017, quando morirono 5 soldati nigerini e 3 statu- nitensi -, ma non presidiano alcuna area specifica. Il governo di Mahamadou Issoufou, al potere dal 2011, e rieletto nel 2016, ha infatti sempre avuto un buon con- trollo del vasto territorio nigerino. L’ altro nemico è a Sud Est, dove la setta fonda- mentalista B OKO H ARAM impegna sul campo di battaglia diversi eserciti nell’area delle quattro frontiere del lago Ciad. Qui Niger, Ciad, Nigeria e Ca- merun sono riuniti nella Forza multinazionale mista. In questo contesto intervengono anche i francesi e i droni statunitensi (cfr. MC ottobre 2016 e dicembre 2015) in partenza dalla base franco-statunitense nei pressi dell’aeroporto di Niamey, dove anche l’esercito tedesco sta costruendo la propria base. In tre anni di guerra aperta contro Boko Haram sono centinaia le vittime ni- gerine (civili e militari) e migliaia gli sfollati nella re- gione di Diffa. Lo scorso 17 gennaio c’è stato un attacco a una base militare nigerina a Toumour nei pressi di Diffa con almeno 7 morti, al quale sono seguiti bombar- damenti aerei della forza multinazionale. Circa un mese prima, fonti militari confermavano l’uccisione di 387 presunti integralisti da parte delle forze armate con l’appoggio dei droni (questi solo recentemente sono stati armati). Il 2 luglio, invece, il villaggio Ngue- lewa, sempre nei pressi del lago Ciad, era stato attac- cato: nove abitanti uccisi e 39 donne e bambini presi in ostaggio. Il primo rapimento di massa nel paese. I l Niger fa anche parte della coalizione militare G5 Sahel con Mauritania, Mali, Burkina Faso e Ciad per combattere i gruppi jihadisti presenti nella re- gione. Forza che opera in stretta collaborazione con l’o- perazione Brakhane (4.000 militari francesi con mezzi, dispiegati nei paesi saheliani contro i jihadisti dal 2014). I governi hanno deciso la creazione di un fondo fiducia- rio per i finanziamenti necessari a operare, circa 423 milioni di euro per il primo anno. A marzo la forza do- vrebbe diventare operativa sul terreno lanciando l’ope- razione Pagnali, come definito dall’incontro di Parigi, tra i 5 ministri della Difesa africani e quello francese, Florence Parly. Marco Bello

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